Un'offerta allettante

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Tommaso

La portai in un bar dalle parti di Villa Borghese, non molto distante dall'albergo. Durante il viaggio non parlammo. Io non ero un tipo molto loquace e probabilmente neppure lei. Si era tolta i tubicini dal naso e aveva chiuso la bombola, poco prima di scendere, lasciandola in macchina. Quella cosa mi rilassò, e non poco. Non perché mi infastidisse farmi vedere in compagnia di una donna con evidenti problemi respiratori...o forse un po' sì. Ma di sicuro avremmo attirato molto l'attenzione e gli sguardi delle persone all'interno del locale, ed era l'ultima cosa che volevo. Le tenni aperta la porta per farla entrare e mi sopraggiunse un debole grazie . Continuava però a non rivolgermi neppure uno sguardo. Dopo esserci seduti ad un tavolo però, uno di fronte all'altra , e dopo aver ordinato due caffè, capii che fosse arrivato il momento di dire qualcosa.

"Ricominciamo daccapo? Piacere, Tommaso De Curtis, editore"

Gli porsi di nuovo la mano, e a quel punto fu costretta a guardarmi.

"Emma Lisi, disoccupata", disse stringendo non poco la mia mano.

"Le chiedo scusa per il mio atteggiamento di prima, ma avevo un altro appuntamento di lavoro e la fretta mi porta ad essere molto diretto e poco empatico la maggior parte delle volte..."

"Deduco che questo appuntamento sia saltato, quindi ha pensato di recuperare con me per cercare di portarsi a casa almeno un risultato positivo...ma se pensa che un caffè possa convincermi a scrivere il suo libro, si sbaglia di grosso Signor De Curtis".

Pronunciò il mio nome con un leggero velo di alterigia. E capii che in quel modo non avrei ottenuto nulla . Appoggiai i gomiti sul tavolo e mi sporsi con il busto verso di lei.

"Emma...posso darti del tu?"

Alzò le spalle e imitò la mia posizione. Lo presi per un sì.

"Non nego che per me sarebbe un grande affare riuscire a convincerti. Ma so che si tratta della tua vita, che la tua storia è delicata e che finiresti ancora di più sotto i riflettori. Sappi però che ti sei già esposta con quell'intervista che hai rilasciato a mia sorella, e potresti continuare a ricevere proposte di questo genere. Potrei non essere l'ultimo insomma"

"Vorrà dire che continuerò a rifiutare..."

Mi riappoggiai con la schiena alla sedia e allargai le mani in segno di resa. Chiesi il conto e uscimmo da quel bar. L'avrei riaccompagnata alla sua auto e me ne sarei tornato a casa, strappando quella bozza di contratto che le avevo messo sotto il naso un'ora prima. Quella giornata sarebbe stata un buco nell'acqua, a tutti gli effetti. Ma il mio lavoro era anche questo, non solo successi. Avevo però una domanda che mi premeva farle, e prima che scendesse dalla macchina non riuscii a trattenermi.

"Posso chiederti solo una cosa? Perché hai accettato l'intervista? Anche quella ti avrebbe esposta all'opinione pubblica, come difatti è successo..."

"Per errore... è stato un grande  errore. Ma ero stanca di nascondermi, e ho preso quell'invito come una boccata d'aria. Ho avuto solo la fortuna di incontrare tua sorella, che non si è approfittata della situazione...quello che invece vuoi fare tu, lucrando sulla mia disastrata vita!".

Scese dalla macchina, si prese la sua bombola e se ne andò verso la sua auto, senza salutarmi. Io reclinai la testa all'indietro, tamburellando le dita sul volante. Mi aveva fatto sentire davvero un approfittatore, un piccolo uomo, ma quello era pur sempre il mio lavoro e la sua storia sarebbe stata davvero un buon affare.

Emma

A passo svelto raggiunsi la mia auto. La aprii, poggiai O2 sui sedili posteriori e mi sedetti al posto di guida. Un leggero ronzio mi ricordò del cellulare che avevo lasciato il macchina, all'interno della borsa. Controllai: messaggi e chiamate perse da parte dei miei genitori. Lo avrebbero capito che ero una donna grossa e vaccinata? Le loro attenzioni mi piacevano all'inizio, ma negli ultimi mesi mi sentivo soffocare sempre più. So che era stato il rischio di perdere la loro unica loro figlia a renderli così apprensivi nei miei confronti, ma era arrivato il momento per loro di capire che ero sopravvissuta, ero viva, e avrei continuato a rischiare, perché la vita era esattamente questo: un rischio continuo. Scrissi un veloce sms, uguale per entrambi: tutto bene, non so per che ora sarò di ritorno, non aspettatemi per pranzo.

Scesi dalla macchina e tornai dentro quell'hotel. Chiesi di Giada alla stessa receptionist di prima, che mi comunicò si trovasse ancora nella sala riunioni e che era stata raggiunta dai suoi collaboratori. Non aspettai di essere accompagnata, conoscevo già la strada. Bussai a quella porta ed entrai senza aspettare di essere invitata. Giada mi guardò preoccupata e venne verso di me, mentre io recuperai sul tavolino il contratto di Tommaso.

"Ehi, tutto ok?"

"Tutto ok...scusami, vado un po' di fretta..."

"Ma quindi che hai deciso? Accetti o no?"

"Non lo so ancora..."

Uscii e mi chiusi la porta alle spalle, sotto lo sguardo confuso di Giada e della sua troupe. Tornai fuori, sperando che Tommaso non fosse già andato via. Non appena vidi la sua macchina mi tranquillizzai. Ma quando mi avvicinai non lo trovai nell'abitacolo. Dove poteva essere andato? Dubitai che fosse nell'hotel, altrimenti lo avrei trovato insieme a sua sorella e gli altri. Che fosse andato a farsi una passeggiata a piedi? Mi incamminai verso una direzione a caso, sperando fosse quella giusta.

Dopo dieci minuti mi ritrovai all'interno di villa borghese. Pur essendo metà Ottobre le temperature erano ancora piuttosto alte. La musica di un uomo che suonava la chitarra giunse alle mie orecchie man mano che mi avvicinavo verso di lui. Conoscevo quel pezzo, era Hotel California degli Eagles. Mi rimproverai di non aver preso con me la borsa, gli avrei lasciato molto volentieri qualche moneta . C'erano delle persone raggruppate al di sotto di un albero e questo attirò la mia attenzione. Mi avvicinai e guardai anche io all'interno della chioma , scorgendone dopo qualche secondo due scoiattoli intenti ad arrampicarsi. Sorrisi e mi sentii rilassata, come forse non mi capitava da tempo. Ripresi a camminare, ma dopo un po' la fatica iniziò a farsi sentire. Fui costretta a sedermi su una panchina per riprendere fiato. Appoggiai la schiena e chiusi gli occhi, iniziando a inspirare ed espirare lentamente.

"Emma?!"

Riaprii gli occhi e trovai Tommaso , che mi guardava. Si era tolto la giacca e la reggeva con due dita dietro la sua spalla sinistra. Anche la cravatta non contornava più il suo collo, e i primi due bottoni della camicia erano stati aperti per rilassare il collo da quella costrizione. Si tolse gli occhiali da sole con la mano destra, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. Visto così, con il sole alle sue spalle, non sembrava più tanto arrogante come mi era parso qualche ora prima.

"Tutto ok? Credevo fossi già andata via..."

Mi raddrizzai e guardai i fogli poggiati al mio fianco. Li presi e li allungai verso di lui. Gettò la giacca sulla panchina e li afferrò, riconoscendoli dopo una breve occhiata.

"Beh? Credo che possiamo anche strapparlo questo, no?", mi disse, guardandomi. Si mise gli occhiali in testa e prese quei fogli tra entrambe le mani, con l'intenzione di strapparli a metà. Ma prima che potesse farlo mi alzai e lo bloccai, afferrando le sue mani tra le mie.

"Aspetta, non farlo! Forse possiamo parlarne..."

Mi guardò perplesso. Lo capivo. Prima ero stata molto decisa nell'affermare di non volerne proprio sapere di quell'offerta.

"Come mai hai cambiato idea?", mi disse, guardando le mie mani, che ancora stringevano le sue.

"Non ho cambiato idea, non del tutto! Sto solo valutando degli aspetti!" , dissi lasciando finalmente libere le sue mani e passando le mie, leggermente sudate per l'imbarazzo, sui miei pantaloni.

"E quali sarebbero gli aspetti che stai valutando ,Emma?"

"Quanto ci guadagnerei io?"

Tommaso alzò un sopracciglio, sempre più curioso delle mie parole.

"Mi stai davvero parlando di soldi? Ma sei proprio un'approfittatrice!", rispose sarcastico.

Incrociai le braccia al petto, guardandolo con sfida e con un sorriso divertito sulle labbra. Si era preso una piccola rivincita, lo so. Lo lasciai gongolare un po'. Lui mi imitò, prima di rispondermi.

"70% a te, 30% a me"

"Potresti essere più chiaro?"

"Se si ipotizza una vendita di 10.000 copie, ad un prezzo di 14 euro circa l'una, avresti un guadagno di circa 98.000 di euro, mentre io ne ricaverei circa 42.000" .

Sgranai gli occhi e lasciai cadere le braccia lungo i fianchi. Forse avrei dovuto valutare quell'offerta.

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