"Solo il bacio del vero amore spezzerà il sortilegio"

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«Il vero amore non esiste» aveva liquidato la mia Signora, ovviamente sprezzante e desiderosa di non aver mai pronunciato quel maleficio, sedici anni prima.

Si avvicinò titubante al letto in cui giaceva inerme la piccola Aurora, con gli occhi lucidi e l'espressione cupa, mentre io, umile servo, restavo immobile in disparte. Malefica sussurrava parole di amore alla giovane, il cui petto si alzava e abbassava regolarmente e senza un vero perché, si chinò, baciandole il capo.
Per un attimo credei di aver visto le lunghe ciglia della ragazza sbattere e rimasi in attesa, ma ella non desiderava destarsi dal sonno eterno.

Gli occhi gialli della mia padrona perforavano la mia anima da animale, facendomi sentire ancora più inutile e ancora più in debito. Si avvolse il mantello e lo tirò dietro di sé, lasciandosi alle spalle il letto a baldacchino e la speranza di una rinascita.
«Andiamocene, tornerò a prenderla non appena Re Stefano sarà troppo debole per alzarsi dalla sua camera.» portò una mano in aria e fece apparire un fiore, che mi porse, invitandomi a lasciarlo accanto al corpo di Aurora. «Ti aspetto fuori, sii veloce.» camminò rapida fino al corridoio, chiudendosi alle spalle la grossa porta di legno.
Il fiore tra le mie mani profumava di lillà, ma non ne aveva alcuna caratteristica: era blu, con molti petali e i pistilli bianchi, come il suo gambo. Ne sfiorai un lato, ed esso si lasciò andare in un sibilo simile ad un canto.
Guardai la principessa stesa sul letto e mi avvicinai. La luna le illuminava il viso splendidamente, tracciandone ogni linea, accarezzandone i tratti morbidi e più infantili del mento e delle gote, assottigliandole i fini capelli biondi.

«Dolce bambina» dissi, posando il fiore tra le sue mani fredde, ma ancora vive «ti ho vista crescere, ti ho cullata quando eri solo una neonata e insieme abbiamo solcato oceani di prati in fiore» le scostai una ciocca dalla fronte, ponendogliela dietro un orecchio.
Lasciai andare un sospiro e un leggero battito partì dalla porta, ricordandomi che non era una visita di cortesia. «Avrei voluto avere più tempo. Avrei desiderato più notti assieme a te, la nella brughiera.» il mio cuore da corvo spiccò un salto all'interno della cassa toracica da uomo, in cui era confinato, al ricordo delle serate gioiose. «Una volta dicesti che preferivi mille volte la mia compagnia, quella di un corvo dalle sembianze umane, piuttosto che quella di un tuo simile» una lacrima solcò il mio viso, stupendomi e affascinandomi, avvertii un'emozione travolgente partire dal basso del mio corpo, coinvolgendo le mie viscere e infine i miei arti a muoversi in avanti.
Poggiai una mano su quelle di Aurora e feci ciò che il mio stesso corpo mi comandava: mi chinai sul suo volto e, come precedentemente aveva tentato invano Filippo, posai le mie labbra su quelle della ragazza. Un brivido mi scosse, non appena le nostre bocche si staccarono, ma non accadde niente. Lei era sempre lì, distesa e incosciente, il viso pallido e il respiro tranquillo, senza che niente potesse disturbarla.

Malefica aprì la porta, con lo sguardo perforante e il bastone teso davanti alla sua figura maestosa. Fece cenno di seguirla ed io abbandonai Aurora e tutte le speranze inutili dell'ultimo minuto.
«Mi sento un ingenuo» dissi, più a me stesso che alla mia Signora. «Il bacio del vero amore, come potrebbe esistere» mi voltai indietro, per godere della sua vista un'ultima volta «come potrebbe tale creatura semplicemente invaghirsi di uno come me. Non esiste.» scossi la testa, arrivato alla fine della stanza, quasi fuori da essa, quando un leggero canto si levò nuovamente in aria, lo stesso del fiore che al mio tocco si era espresso in quella melodia malinconica e incantevole. Malefica schiuse le labbra rosse e carnose, spalancando gli occhi gialli.
«Il fiore, deve aver toccato il fiore.» mantenni la testa piegata verso il basso, coscienzioso che niente e nessuno avrebbe potuto smuoverne i petali, a meno che..
«Fosco» un dolce sussurro riecheggiò nello spazio come un sospiro, ed io e la mia padrona attraversammo nuovamente la stanza, per trovarci ancora ai piedi del letto.
Aurora era sveglia e cosciente, le mani avvolgevano il piccolo fiore e il viso era colorito, mentre i suoi occhi fissavano i miei, illuminati da un enorme e vivo sorriso.
«Solo il bacio del vero amore..» Malefica disse al mio orecchio, lentamente e scandendo ogni parola, poggiò una mano sulla mia spalla ed io mi contenevo in ogni modo possibile, guardando quel volto.
Le sorrisi di rimando, desiderando solo di poter fondere nuovamente le sue labbra con le mie e di provare ancora la sensazione del bacio, che sembrava poter superare le emozioni che solo il volare nei cieli riuscivano a darmi.

Niente aveva più senso, non desideravo altro che poter vivere accanto a lei, per sempre, abbandonando anche il corpo da animale che mi fu donato alla nascita. L'umanità aveva intaccato ogni singola cellula del mio essere, consumando ciò che restava del corvo, lasciando posto all'amore.
Quel bacio, non solo risvegliò la dolce Aurora dal sonno maledetto, ma risvegliò il gelido cuore che pesantemente mi trascinavo dietro da anni. 

«Sei la mia Aurora» confessai.

Il bacio del vero amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora