Capitolo 7) Stai scherzando vero? Perché non è divertente

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Avevo pensato a tutta la notte alle parola di Evans, sul fatto che non vorrebbe avere mai una figlia come me, in qualche modo mi avevano scossa, impedendomi di dormire come si deve.
Mi ero svegliata altre due volte dopo che mi aveva sgamata vicino alla finestra, ma ero rimasta nel letto, per evitare di disturbare il suo sonno.
Poteva essere un grande stronzo, ma avrebbe dovuto guidare per altre dodici ore per arrivare in Montana e volevo raggiungerlo viva, e non morta per un banale incidente stradale. Dopo un'esistenza passata nell'ombra avrei voluto almeno qualcosa di strabiliante da far riportare sui giornali.
Tornando al mio presente, svegliarsi appiccicata ad un petto scolpito di addominali non era tanto male come risveglio, peccato che il soggetto di tale lusso fosse lo sbirro.
Sospiro e sistemo i capelli, per prendermi un attimo per osservarlo dormire.
Manca poco al suono della sua sveglia, ma devo dire che quando non è cosciente ha il suo fascino e soprattutto perde quel ci piglio corrucciato sulla fronte.
Da quando ci siamo presentati in centrale non l'ha perso un attimo e mi domando se non fosse per la mia presenza.
Peccato, se avessi incontrato questo stronzo in un'altra occasione ci avrei fatto un pensierino.
Il mio sguardo scivola lungo la sua figura e resto, come dire, sorpresa,quando noto un certo rialzamento sotto le coperte all'altezza del suo pene .
Beh, beata la sua ex, dal mio modesto punto di vista, sembra essere ben dotato il ragazzo.
Suona la sveglia, interrompendo dei pensieri poco casti, che devo evitare di fare se come soggetto c'è lo sbirro, e mi alzo per chiudermi in bagno, prima di fare un'altra figura di merda. Vorrei evitare di essere presa in giro per il resto del viaggio.
Troppo tardi mi rendo conto di aver dimenticato i vestiti nella stanza. Si vede che non ho dormito molto.
Apro la porta, e lo trovo già vestito con il solito look, e quando si gira verso la mia direzione ha di nuovo quella ruga in mezzo alla fronte .
"Sbrigati, dobbiamo ripartire."
"Sei stressante , te l'hanno mai detto?"
Prendo dei pantaloncini neri e una canotta bianca e dopo essermi data una rinfrescata mi copro con una felpa bordeaux, corta. L'aria di prima mattina è sempre frizzante , anche se siamo stati fortunati, essendo un'altra giornata di sole.
Una volta pronta, prendo le mie cose e lo raggiungo alla hall per consegnare le chiavi, mentre il tizio della notte precedente evita di fare commenti. Deve averlo spaventato per bene.
In macchina, dopo aver preso le gallette di riso ricoperte di cioccolato, sistemo il borsone e si riparte con il solito silenzio.
"Ne vuoi una?"
"No, sto bene così." Testardo fino alla morte, sono sicura che non ha avuto il tempo di comprare qualcosa da mangiare, ma si ostina a non fidarsi di me, anche se fa bene, ma per le piccole cose potrebbe dimenticare chi e lui e chi sono io.
"Avanti Evans , sono prodotti acquistati legalmente e non sei Terminator, quindi mangia questa galletta."
"Ti preoccupi per la mia salute?"
"Mi servi vivo, è un tornaconto."
Gli allungo una galletta vicino alle labbra e dopo averla esaminata, manco fosse un reperto alieno,la addenta, rischiando di mangiare anche il mio dito. Menomale che non la voleva...
"Grazie." Ho sentito bene? Lo guardo allibita, come se avesse detto qualcosa vietato ai minori. "Era una parola di gratitudine quella?"
"Buona educazione, conosci?"
"Negli ambienti che frequento potrebbero scambiarla per una parolaccia."
Riesco a rubargli di nuovo un sorriso e penso che alla fine, come sbirro non è così male, fino a quando non torna in modalità lavoro e ricorda con chi ho collaborato.
"Ancora non ci credo"
"A cosa?"
"Al fatto che tu possa essere Butterfly."
"Perché?"
"Andiamo, sei una ragazzina."
"Ho ventuno anni Evans."
"Questo non spiega molte cose."
"Hai delle domande per me? Oppure vuoi farmi uno dei tuoi interrogatori?"
"Perché sei un hacker?"
Guardo fuori dal finestrino e ripenso alle mie scelte, alcune non compiute autonomamente, ma se volevo sopravvivere dovevo riuscire a cavarmela, per questo ho difficoltà ad individuare il periodo preciso in cui ho iniziato.
"Mi rivolgi la domanda sbagliata sbirro, quando chiederai quella giusta ti risponderò?"
"E chi mi dice che eviti solo di darmi risposte?"
"Nessuno." Sento il suo sguardo addosso, e continuo a guardare il paesaggio cambiare ancora.
"Ma se sono sopravvissuta fino ad ora, è perché non mi sono mai fidata di nessuno, perché dovrei iniziare da te?"
La risposta non arriva e il nostro dialogo termina qui. Accende la radio tenendo il volume basso e dato che non è fastidiosa, decido di rimettermi a dormire per recuperare le ore di sonno perdute durante la notte.
Al mio risveglio il sole è alto nel cielo e guardandomi intorno noto come il paesaggio sia cambiato radicalmente rispetto a prima, per poi vedere un grande cartello con scritto "Benvenuti nel Montana".
Sposto il mio sguardo verso lo sbirro, che sentendosi osservato ricambia.
"Vuoi sentirti dire che avevi ragione?"
"No, ma sarebbe una gran soddisfazione sentirlo da uno sbirro."
"Scordatelo, troppo facile scoprire le informazioni hackerando il sistema."
"Ehy, io sono brava con i computer, tu a prendere i cattivi, ognuno fa quel che può per sopravvivere no?"
Mi sistemo sul sedile, per poi ogliermi la felpa, e prendere qualcosa da mangiare.
Durante la traversata si ferma anche ad una pompa di benzina per fare il pieno, e dopo altre estenuanti ore di viaggio, arriviamo a Shelby.
Vi chiederete che paese potrebbe mai essere? Semplice, un buco di posto.

Colpo al cuore  "Hai la mia vita nelle tue mani"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora