4. La vita fa schifo

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Echo

«Il mio incubo più grande si è avverato.» Quando chiamo Mattia alle tre di notte sa che non ho mai buone notizie. Mi risponde completamente assonnato, con uno sbadiglio e qualche imprecazione per via dell'orario. 
Mi passo le mani fra i capelli. Aver comprato le Air Pods qualche giorno prima si era rivelato il miglior acquisto che io abbia mai fatto in vita mia. Potevo fare qualsiasi cosa senza dover tenere il telefono fra l'orecchio e la spalla ed avevo le mani libere. Una grandissima fortuna. 
«Anziché lamentarti, parla a chiare parole.» dice serio. Probabilmente sta sbuffando e girando gli occhi, ma non mi interessa. Questo mio dramma esistenziale mi sta portando alla rovina. Perché tutto il male cade sempre addosso a me? «La suoneria che ti ho messo mi ha svegliato, interrompendo così il mio sonno quasi comatoso. Quindi, o mi dici cos'è successo o ti mando a fanculo, stacco il telefono e torno a dormire.» 
Che primadonna che era. Prendo un respiro profondo, ad occhi chiusi. Perché dirlo mi mette una fortissima ansia? Ho infranto i miei principi morali più solidi per colpa di un cretino che si crede Aga Khan. Solo perché suo padre è famoso, non ha il diritto di comportarsi in quella maniera. Maledetto arrogante, presuntuoso e pure antipatico. 
«Il tizio della cena era lui,» la mia voce risultò dannatamente tremolante e disperata «era il demonio in persona.» 
«E chi sarebbe?» ma è scemo? Come può fare una domanda simile dopo esser stati un pomeriggio intero al telefono insieme a parlare di quel fantomatico gentiluomo? Più che scuotere la testa, rischiando di staccarmi il collo, non so cosa fare. 
«Cazzo Mattia, era Bernardeschi!» esclamo con la voce più alta del solito, con le mani fra i capelli. Sento solo silenzio dopo le mie parole e capisco che è sconvolto quasi quanto me. 
«Non so se essere incazzato perché hai rifiutato il messicano o scioccato dal fatto che avevi ragione su Mister X.» In effetti, abbandonarlo per quell'uscita al buio, non era da me che lo avevo sempre messo al primo posto per ogni cosa, anche la più stupida. Devo ammettere, però, che la cena si è rivelata più piacevole del previsto. Abbiamo mangiato dell'ottimo e freschissimo pesce crudo, la mia passione più grande dopo la bistecca al sangue e la tartare di manzo tagliata a coltello, e sorseggiato un buonissimo vino bianco, anche se prediligo il rosso. Una serata da ripetere, ma con una persona diversa. 
«Torna a dormire bella addormentata, domani ne parliamo meglio.» L'ho detto come se lo stessi prendendo a calci nel culo, ma se non usi metodi così ortodossi, lui non capisce. Grugnisce in segno di ringraziamento e chiude la telefonata immediatamente. Ridacchio per la sua reazione mentre decido di togliere il vestito ed indossare il mio comodissimo pigiama pronta a struccarmi e dormire, anche se di sonno non ne avevo assolutamente. Avevo un vortice di pensieri nella testa, capaci di provocarmi lievi capogiri. Mentre prendo la crema idratante per il viso dal mobile del bagno, sento il telefono squillare. Un messaggio. Ho paura, ma la skin care è più importante di qualsiasi altra cosa al mondo, dopo la pizza e la carbonara. 

«Avvocato del diavolo :
Sono stato bene questa sera. Vederti prima scioccata e poi arrabbiata è stata la cosa più divertente che io abbia mai visto in vita mia. Spero in un'altra uscita come questa.» 

«Echo :
Cibo buonissimo, era la compagnia che non faceva per me. Grazie comunque per l'invito ed aver pagato la cena. L'unico momento in cui ci rivedremo sarà alla fine del progetto di casa tua. Detto questo, buonanotte.» 

Appoggio il telefono sopra al comodino, passandomi le mani sul viso. Essere cruda e schietta nel parlare mi ha salvato da molti spiacevoli inconvenienti ma ha rovinato rapporti, principalmente basati su menzogne che raccontavo agli altri pur di farli contenti. 
Per quanto io voglia essere rigida e fredda, la sua compagnia mi è piaciuta, al contrario delle mie aspettative. Echo, stiamo parlando di Bernardeschi, il demonio con i capelli biondo cenere ed un forte e ben marcato accento toscano, dice la vocina nella mia testa che metto a tacere usando le cuffie. Devo trovare la canzone adatta per questo momento e Maharaja di Achille Lauro aiuta i miei sensi a rilassarsi piacevolmente. Ho voglia di una sigaretta, ma non di alzarmi dal letto. Che vita triste. La musica mi accarezza le orecchie come se fosse una ninna nanna, portandomi a chiudere finalmente gli occhi. 

3D: Dangerous, Drunk & Dirty Game ; // Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora