Nel corso della vita, soprattutto da bambini, capita spesso di svegliarsi nel cuore della notte in preda allo spavento per aver fatto un brutto sogno. Un incubo. Un comune disturbo del sonno che colpisce milioni e milioni di persone nel mondo ogni sera.
La cosa che preferivo quando ero bambina, dopo un incubo, era la sensazione di tranquillità che sopraggiungeva una volta capito che non era reale e che tutto sarebbe andato bene.
Quando bastava stringere il pupazzo del cuore per sentirsi al sicuro e tornare a dormire come se nulla fosse accaduto.
Ed io aspetto questo. Di svegliarmi. Pur sapendo che non accadrà.
Sospiro guardando il mio riflesso nello specchio appannato. Quasi non mi riconosco: le occhiaie sotto gli occhi spenti, le labbra fisse senza espressione e le guance arrossate per il troppo pianto.
Il mio incubo stavolta coincideva con la vita reale.
Sento la porta davanti a me aprirsi con un leggero cigolio e da essa fa capolino un ragazzo biondo con gli occhi castani ed un accenno di barba.
"Buongiorno, tu devi essere Annie".
Annuisco. "Sono qui per il dottor Smith ma se non c'è posso ripassare".
"Sono io. Non farti ingannare dall'aspetto giovanile sono molto più vecchio" dice mentre mi sorride.
Sforzo un sorriso.
"Accomodati pure e chiamami James".
Entro nella piccola stanza. Mi guardo intorno osservando ogni singolo oggetto e arredamento: il divano rosso alla mia destra e le due poltrone dello stesso colore posizionate davanti ad esso; la scrivania nera quasi attaccata al muro blu oceano di fronte a me con delle sedie di varie tonalità di grigio intorno; i vari quadri di paesaggi che circondano l'intera parete.
Mi sposto in direzione di James che si è già seduto su una delle due poltrone rosse tenendo in mano un quaderno ed una penna. Prendo posto sul divano esattamente di fronte a lui, sapendo già come funziona da uno psicologo.
"Innanzitutto" comincia "le mie più sentite condoglianze. Non dev'essere affatto facile ma sappi che sono qui esclusivamente per aiutarti.."
"Non ho intenzione di sentirmi chiedere tutte le volte come sto" lo interrompo "semplicemente perché non sto al momento e non so quanto tempo mi ci vorrà per sentirmi di nuovo. Tantomeno ho voglia di fare test strani del tipo 'cosa vedi in questo disegno' o cose varie. Sono qui esclusivamente perché le mie migliori amiche me lo hanno chiesto e, detto tra noi, cominciavo a non sopportarle più".
Appoggio la schiena al divano rivelatosi più comodo di quanto pensassi e accavallo le gambe.
"Tranquilla, il nostro percorso sarà molto diverso da questo, soprattutto perché non funziona come pensi, quello lo fanno vedere nelle serie tv, ma è finzione. Ogni paziente è diverso per cui ogni percorso da intraprendere è diverso. E quello che voglio iniziare con te oggi è un po' particolare ma credo che sia il migliore per aiutarti ad elaborare i ricordi, il lutto ed il dolore".
"E cosa dovrei fare?" Chiedo.
"Raccontare. Raccontarmi tutto dal principio".
"Cosa?" Il mio respiro inizia a farsi irregolare al solo pensiero di dover rivivere tutto.
"Questo è il punto chiave. Chiudi nella tua memoria i ricordi belli e brutti per non ripensarci più e fare finta di niente, ma è sbagliato. Quindi, raccontami, come se stessi scrivendo un diario, con anche le date, dei momenti più speciali, belli, brutti che hai vissuto al suo fianco. Tutto quello che è importante e rilevante per te. E' il primo passo per accettare quello che è accaduto, accettare i ricordi".
Sospiro.
"Posso andare a fumare una sigaretta?"
Il mio psicologo mi guarda stranito ma mi concede la breve pausa.
"Intanto mettiti pure comodo" gli consiglio mentre varco la porta "è una storia molto lunga".
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Júrame que volverás
ChickLit"Giurami che tornerai". "Te lo giuro. E fino a quel momento conterò i giorni aspettando di riaverti tra le mie braccia". Mi baciò e avrei voluto non staccarmi mai dalle sue labbra. Sorrisi cercando di trattenere le lacrime sapendo che non gli piacev...