Cammino per la città avvolto nel mio fedele mantello rosso, il cappuccio calato sul viso. Passo lentamente nelle ombre del mercato, vicino una parete o nell'ombra di un carro. Come un segugio cerco una preda, e poi come un fulmine eccola innanzi a me. Una serva, giovane, di famiglia ricca; anni di duro lavoro le hanno segnato il volto e le mani. Ha i capelli raccolti sotto una cuffia, non ne lascia sfuggire neanche una ciocca. Indossa una lunga veste azzurra e in braccio porta una cesta. Ne analizzo il contenuto: Pane e Carne. Non molto eh...
Poi un dolce tintinnio giunge alle mie orecchie. Vedo che lungo i fianchi ha una piccola sacca da cui proviene quel meraviglioso, dolce, tintinnio. Monete. E anche tante! Svolto alla prima via, secondo i miei calcoli se coressi, anche facendo la strada più lunga, dovrei riuscire a precederla anche se non di molto. Poco male. Corro silenziosamente nella via scura, con il tempo ho acquisito questa e altre doti. So camminare silenziosamente senza fare alcun rumore, mischiarmi con l'ombra e sembrare quasi invisibile e poi... Questa beh, la lascio per dopo. Arrivo dall'altro lato e mi appiattisco contro una parete. La vedo arrivare, lenta e calma come prima. Non immagina. Nell'istante in cui mi passa accanto con un gesto veloce della mano slego io cordoncino che tiene legata la sacca al fianco della donna. Lei devia per andare verso un banco con delle vivande e io finalmente posso andare. Mi muovo velocemente ma in modo da non destare sospetti, il cappuccio sempre calato sul volto. Non devono accorgersi di me. Sento la donna urlare e mi scappa un sorriso. Ingenui. Percepisco del movimento dietro di me e quando mi giro capisco di essere nei guai. Per gli dei! Non poteva chiamare qualcuno di meglio?! Le guardie?! Inizio a correre, do il massimo di me, passo di fianco a un carro e lo rovescio, dovrebbe rallentarli. Sento varie imprecazioni ma subito dopo sono ancora dietro di me. Ad un certo punto sono costretto a frenare per non sbattere contro le mura. Mi volto. Le guardie mi accerchiano, sono felici, vedo; credono di avermi preso. Tiro la testa indietro in modo che il cappuccio ricada. Sollevo la testa fisso i miei occhi di brace in quegli di uno degli uomini. È terrorizzato, non si aspettava di vedermi. Un ghigno si dipinge sul mio volto ed esplodo in una risata, fragrante e cattiva. Tolgo il mantello dalle mie spalle e con uno svolazzo scompaio.
Il mantello cade lentamente e ondeggiante a terra. Nessuno si muove. Sono tutti terrorizzati.
«CODARDI!!!» tuona quello che si direbbe il generale. Cerca di essere autoritario ma tutti percepiscono il tremolio nella sua voce: «Bene, dato che avete tutti tanta paura di un pezzo di stoffa rossa...» Dicendo ciò si avvicina al mantello e lo tocca con la punta della scarpa, quasi aspettandosi chissá cosa. Prendendo coraggio si china e alza delicatamente il mantello: «Vedete è inn...» non fa in tempo a finire la frase che uno sciame di frecce esce dalla stoffa e attacca le guardie. Quasi tutti cadono sul colpo, gli altri rimangono feriti o scappano con la coda sta le gambe.
Il Generale cade, travitto da decine di frecce lentamente, a terra e con esso il mantello che si intinge ancora. Per l'ennesima volta di sangue diventando sempre più cremisi.

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Black Aura
FantasyTre ragazzi, semidèi, sono alla ricerca del Black Aura, un oggetto -si dice- partorito dall'universo stesso, una specie di placenta della creazione. Questo oggetto dai poteri mistici e dall'ubicazione ignota darà scopo alla vita di tre orfani, tre r...