Capitolo II

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Bakugo Katsuki
I pensieri ormai battevano potenti contro le mie mura piene di crepe.
Ogni volta che pensavo a lui mi autodistruggevo e ogni volta mi toccava ricostruire quelle mura, così forti che al solo ricordo della sua risata, diventavano sottili come carta velina e mi investivano.
Avevo bisogno di fermarmi, ogni giorno era peggio del precedente e non so cosa mi spingesse ad andare avanti.
Mi alzai di scatto, ignorando i segnali del mio corpo. Presi la giacca e uscì.
I miei piedi andavano da soli: destro, sinitro e poi di nuovo destro.
La strada sembrava infinita, mentre il tempo scorreva troppo veloce.
Le case iniziavano a diminuire mentre un'aria di silenzio iniziava ad attanagliarmi silenziosa la gola.
I cancelli di ferro battuto erano il benvenuto nel regno dei morti.
Presi un respiro ed entrai.
L'aria iniziava a essere sempre più pesante e le bestie iniziavano ad essere più feroci ma dovevo andare avanti.
Dritto, svolta a destra, cinque passi e svolta a sinistra, vai avanti fino a quando non vedi una quercia.
Sotto quella custode secolare dovrebbe riposare il corpo di un bambino, ma Dio non l'ha concesso.
Perché uno come te, un raggio di sole vivente, aveva avuto la triste sorte di finire cosi la sua recita?
La tua comparsa non era stata troppo breve?
E tutti i tuoi sogni? I tuoi desideri? Le tue scoperte? Le tue domande? Ora, dove sono finite?
Arrivai sotto il grande albero, davanti a una piccola lapide bianca con sopra una foto.
Sorridevi come sempre, ma la fotocamera non era riuscita a raccogliere tutta la tua bellezza infantile.
Mi sedetti per poi stare in silenzio per qualche minuto.
Quel silenzio mi avvolse o meglio ci avvolse nella sua calda coperta.
Poi decisi di parlare.
Ma ogni volta che parlavo con te diventavo una bomba pronta ad esplodere.
Cosa poteva servirmi parlare con una tomba? Tu stesso, dovunque tu cazzo sia, ti rendi conto di cosa hai combinato al mio cuore!
Odio svegliarmi la mattina, sperando che tutto questo sia solo un fottutissimo sogno.
Odio aver iniziato inconsciamente a circondarmi di cose che mi ricordano te.
Odio le mie giornate che senza la tua presenza sono grigie.
Non me lo sarei mai aspettato...
Odio te.
Odio tutto di te.
Eppure spiegami perché allo stesso tempo ne ho così bisogno?
Non esprimo niente a parole, perché sappiamo benissimo comunicare anche così, vero Deku?
Sento i miei occhi pizzicare.
Non posso permettermi di piangere.
Perché io non sono così.
Sono Bakugo Katsuki, il futuro eroe numero 1.
Batterò persino All Might.
Mi ricordo che anche tu volevi diventare un eroe, ma la tua condizione te lo impediva.
Quella volta al parco non sono riuscite a dirtele, quelle poche parole per mostrarti l'affetto che avevo per te.
Sei stato il mio primo migliore amico e questo non posso dimenticarmelo.
Ho mandato la lettera per l'iscrizione, prega per me se già non lo fai.
Se riuscirò a passare l'esame, la dedicherò a noi che volevamo fare gli eroi.
Stavo per andarmene quando d'un tratto senti un fruscio. Subito mi alzai, non mi sono accorto del tempo che era scivolato come sabbia fra le dita.
Un ragazzo stava in piedi dietro di me, indossava un impermeabile giallo che gli copriva i capelli.
Con i suoi grandi occhi iniziò a fissarmi per poi passare alla tomba.
Si accostò a me per poi parlare:"Lo conoscevi?"
Solitamente non sarei riuscito a sopportare la vicinanza di qualcuno, ma probabilmente visto che ero davanti a te non reagì come mio solito.
"Sì, eravamo amici"
"Capisco."
Che cosa capiva? Seriamente era bastata una frase per quell' uomo a comprendere tutta la situazione?
"Ma cosa capisci, non sai niente di me. Io stesso non mi capisco, talvolta le mie gesta e parole sembrano fatte da un altro. La notte mi sembra come di non essere più io a comandare queste carni.
L'aria inizia a mancarmi, impedendomi di poter chiamare aiuto. Ma sai una cosa? Sarebbe tutto inutile.
Le mie urla e pianti non verrebbero ascoltati. Tutti quanti se ne accorgerebbero troppo tardi e nessuno potrebbe più aiutarmi. Ormai sono sprofondato nel mio personale mare in tempesta, solo io so come uscirci ma allo stesso tempo mi sembra di aver dimenticato la strada per il ritorno...
Ma quale ritorno, quando un uomo cade esiste per lui la mera possibilità di poter tornare?"
Rimase a fissarmi con quella faccia da schiaffi, stavo perdendo il controllo ma d'un tratto mi rispose:" Forse è vero, non conosco né te, né il tuo amico, ma tutti noi nella nostra composizione abbiamo quella nota che stona, che proprio non ci riesce.
Non possiamo eliminarla, quella nota per noi è essenziale ma possiamo solo lasciarla e accettarla nella sua imperfezione."
Non capivo cosa intendeva ma è bastato un secondo di distrazione, forse è bastato solo fare questo pensiero e il ragazzo dall'impermeabile giallo era scomparso.
Una goccia cadde sulla mia testa, una goccia cadde sui fiori bianchi e puri, una goccia cadde sulla tua foto e finimmo con la tempesta che bagnava le nostre anime.
Guardai in alto, non mi importava di bagnarmi, speravo solo che quell' acqua riuscisse a purificare tutti i miei mali e peccati.
Ma poteva solo dell'acqua cancellare il mio essere maligno?

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