"They met so near with their lips that their breaths embraced together "
William ShakespeareOlly era sdraiata sul pavimento del "garage" del nonno, infilata tra l'auto ammaccata che aveva acquistato giorni prima e lo strato di terra e polvere che ricopriva i listelli di legno poggiati a terra.
Quella mattina Chloe se n'era andata presto, onde evitare di farsi trovare dai nonni di Olly con i capelli sparati in ogni direzione, due spaventose occhiaie viola e, soprattutto, i vestiti sporchi di vomito.
Anche quel giorno quindi, Olly si era svegliata presto per salutare la ragazza e, non potendosi rifugiare nella sua camera, aveva deciso di mettersi subito al lavoro, così da finire il prima possibile; dopo aver chiuso la porta alle spalle dell'amica, aveva quindi bevuto una tazza di caffè che, in realtà, era stata più che altro una tazza di zucchero leggermente bagnata da un'acqua sporca dal retrogusto amarognolo, poi, dopo essersi cambiata con quei pochi vestiti che aveva avuto il buon senso di prelevare dalla sua stanza, aveva raggiunto il garage, dove si era messa all'opera.Ora, il sole splendeva ormai alto nei cielo, una chiazza dorata velata da nuvole opache che scivolavano pigre su uno sfondo chiaro; come sempre, anche quel giorno faceva talmente caldo che persino respirare risultava faticoso, ad ogni boccata d'aria, l'umidità riempiva i polmoni e si attaccava alla pelle.
Di tanto in tanto, il leggero venticello tiepido che soffiava trasportava i muggiti lamentosi delle mucche di Philip e la voce di Karen che canticchiava allegra mentre puliva casa; il profumo di muschio e gelsomino della biancheria stesa ad asciugare in giardino dava alla testa in un modo stranamente piacevole.Olly aveva appena finito di riparare l'ultimo pezzo e stava controllando che tutto funzionasse alla perfezione; il pavimento attorno a lei era disseminato di attrezzi e stracci macchiati di olio scuro, dalla radio fluivano lente le note della canzone preferita della ragazza e lei mormorava piano le parole con le labbra sottili piegate in un sorriso; i suoi capelli scuri, raccolti in uno chignon disordinato si arricciavano per il caldo e la bandana rossa che si era legata in testa per tenere indietro le ciocche più corte era ormai intrisa di sudore
«Olly».
La ragazza sentì dei passi avvicinarsi al capannone, la voce che l'aveva chiamata era quella della nonna, per cui non fu per niente sorpresa quando, guardando il pavimento subito dopo l'auto, vide le sue ciabatte blu con ricamate sopra tante margherite.
Olly continuò a lavorare imperterrita, le mancava un'ultima cosa, una sola e poi avrebbe potuto finalmente verniciare quel gioiellino.
«Olly», la richiamò la donna facendo un passo avanti, «c'è qui un tuo amico, mi pare abbia detto di chiamarsi Cal».La povera Karen sobbalzò per lo spavento quando la nipote lasciò cadere a terra gli attrezzi con cui stava lavorando; la vide scivolare piano sul pavimento, rialzandosi da terra come fosse in trance e non riuscì nemmeno a fermarla quando si asciugò il volto sudato con uno straccio sporco che le macchiò le guance di nero.
Sotto le striature di sporco il suo volto era cereo, immobile e terrorizzato; la nonna fece un passo verso la nipote nell'esatto momento in cui lei ne fece uno indietro per appoggiarsi all'auto, incapace di sorreggersi sulle proprie gambe.Per un attimo, nella sua testa, Olly vide scorrere tutte le azioni che aveva fatto quella mattina: aveva preparato il caffè, aveva salutato Chloe, si era cambiata, era uscita, aveva guardato l'orologio e più volte... più volte si era ripromessa di non fare tardi per l'appuntamento con Cal.
Sospirò, stringendo le mani a pugno come se volesse colpirsi da sola per la sua stupidità, poi, con una certa incredulità, si voltò a controllare l'orologio: undici e trenta. Come diavolo aveva fatto a dimenticarsene?«Tesoro, ti senti bene?», le domandò la nonna, «Sembri un po' pallida».
«Sì, no... è qua fuori?», concluse passandosi nuovamente lo straccio sul viso e sporcandosi anche l'altra guancia.
«Sì, gli ho chiesto di aspettare un attimo. Volevo... sai... volevo essere sicura che lo avessi invitato tu». Karen divenne talmente rossa in volto che, per un momento, il confine tra la fronte e la chioma fulva divenne invisibile; sapeva quanto quella domanda sarebbe suonata stupida alle orecchie della nipote, ma per tutta la vita l'aveva vista uscire solo con Logan e, nelle ultime settimane, con Chloe, che era però un caso particolare, quindi era strano il fatto che quel ragazzo si fosse presentato a casa per uscire con lei.
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The Lights
RomanceCon la morte arrivano le tenebre e con le tenebre, si sa, arriva la paura. È un ciclo continuo ed eterno che non può essere spezzato, eppure, da migliaia di anni ormai, c'è qualcosa che si frappone tra la morte e l'oscurità, tra la fine e il buio: l...