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Spesso mi accorgevo che lei si svegliava quando la guardavo di notte, ma rimanevo lì ugualmente. Mi aveva raccontato di una volta in cui aveva sognato che la guardavo dormire, perciò avrebbe continuato ad essere sicura di questo ancora per molto.

Mentre dormiva indossava sempre della lingerie sexy, mettendosi in pose allucinanti. Sembrava che lo facesse apposta. Fatto sta che quella non era la prima notte che provavo a toccarmi guardandola, ma era così dannatamente gradevole e impuro che un piacere così grande non me lo sarei mai potuto negare.

Il mio respiro si sentiva piano, ma i gemiti che nascevano nel petto fino ad arrivare alla gola non potevo placarli. Da una parte temevo che da un momento all'altro si sarebbe svegliata e resa conto della situazione, ma dall'altra ero troppo preso dall'eccitazione per preoccuparmi.

Sì, mia sorella mi eccitava, ed era solamente questo: una fantasia sessuale, ma se solo mi fossi permesso di toccarla, mi sarei tagliato le mani da solo.

Tam piegò la gamba destra nella posizione fetale e si scoprì dal lenzuolo. Il suo sedere era lì, grande ed invitante, aspettava solo di essere morso.

Afferrai il mio labbro inferiore con i denti e mi ficcai pure un canino sulla pelle da quanto strinsi forte. Gemetti di dolore, ma Tam si spostò ancora. Aveva aperto le gambe molto di più e la vulva s'intravedeva attraverso l'intimo trasparente.

Avrei troppo voluto andare lì e ficcarle la mia lingua dentro fino a farla urlare. Volevo vedere i suoi occhi diventare bianchi, i suoi muscoli irrigidirsi, la sua bocca aprirsi in preda all'orgasmo più bello della sua vita. Volevo morderle le cosce, baciarle la pancia, costringerla a pregarmi di farla godere ancora.

Forse un sogno, ma avrei tanto voluto accadesse, anche da ubriachi andava bene. Lo volevo fare, a tutti i costi.

Il mio membro faceva troppo male mentre premeva sui boxer, così lo tirai fuori e iniziai a massaggiarlo. Immaginai lei prenderlo in mano, sorridere, per poi iniziare a leccarlo guardandomi negli occhi.

«Prendilo tutto» mormorai. «Te lo spingo in gola.»
Iniziai ad andare sempre più forte, più veloce, continuando a mormorarle cosa doveva fare.
«Sì Tam, sì. Sì!»

Schizzai sulle sue coperte, ma con il sorriso sulle labbra e il viso accaldato. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quella magnifica sensazione di benessere dovuta all'endorfine. Era tale e quale alla droga: non potevo farne a meno.

The maniac brotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora