Capitolo 1

70 6 6
                                    

Il buio mi avvolge, non vedo più nulla, non so dove sono. Ho paura del buio, ho paura di rimanere sola. Apro gli occhi, ma c'è sempre lo stesso colore, il nero, i colori sono imprigionati in esso, mentre il nero diventa una tortura senervante per i miei occhi, ma un dolce suono per le mie orecchie.

-Cit.

La musica assordante rimbombava nelle mie orecchie, erano quasi le tre del mattino quando decisi che era ora di tornare a casa, se non fosse stato per una mano che si appoggiò sul mio fianco.

"Ti va di ballare?" quando mi girai davanti ai miei occhi si parò un ragazzo con i capelli rossi.

"No" dissi alzando gli occhi al cielo cercando di andare fuori.

"Dai, solo cinque minuti" mi tirò ancora verso di lui.

"Ho detto di no! Ora levati coglione" dissi spingendolo e uscendo fuori dalla porta. Sento dei passi dietro di me, scommetto che è ancora il ragazzo rosso.

"Dai aspetta! Fatti almeno dare un passaggio!" mi gridò il ciuffo rosso.

Guardai le pozzanghere per terra e poi "No!" gridai. Una macchina passò ad alta velocità facendo schizzare tutta l'acqua della pozzanghera addosso a me.

"Merda" imprecai. Il tipo rosso scoppiò a ridere "Cazzo ridi? Ora sono tutta bagnata, ed è colpa tua!" urlai.

"Sai non pensavo di essere così eccitante" sorrise malizioso.

"Vaffanculo" cominciai a camminare più velocemente.

"Dai aspetta! Stavo scherzando!" corse verso di me. Mi prese il polso ma lo spinsi via "Solo un passaggio, sei bagnata dopo prenderai l'influenza" continuò "Quella è la mia macchina" disse indicando una macchina nera, peccato che nel buio la vedessi appena.

"Okay, ma solo perchè non posso restare a letto con la febbre" accettai andando verso la sua macchina che mi aveva precedentemente indicato.

"Finalmente" esclamò aprendo le braccia e seguendomi.

Appena entrai nella sua macchina sentii un buon profumo e la mia bocca parlò senza permesso "C'è un buon profumo qui" dannato filtro bocca-cervello ti dovevi spegnere proprio ora? 

Lui intanto ignorando le mie varie turbe mentali, fece il giro della macchina salendo al posto dell'autista.

"Lo so, è mia" rispose come se fosse ovvio accendendo il motore e infilandosi nelle strade deserte a quell'ora, poco dopo riprese la parola per pormi la prima domanda intelligente della serata.

"Allora dove abiti?" mi venne in mente il forte istinto di dirgli che abitavo dalla parte opposta della città rispetto ad dove eravamo solo per fargli un dispetto, ma forse era meglio evitare di mentirgli infondo era il mio unico passaggio.

"Tu puoi anche lasciarmi qua" dissi indicando il piccolo parchetto poco lontano da casa mia.

"Okay" disse prolungando apposta la 'a'. Fermò la macchina, ma prima che io potessi scendere da essa parlò di nuovo "Almeno posso sapere il tuo nome? Io sono Michael" 

"Scarlett" risposi soltanto.



***

La mattina dopo

A svegliarmi fu il ritmico pulsare del mio mal di testa che mi ricordava i bicchierini di troppo che avevo bevuto la sera prima. Sbuffai mentre mi alzavo dal letto per dirigermi in cucina cercando di fare mente locale sugli ultimi avvenimenti che mi avevano portato a casa mia  nel mio letto! Tirai fuori la caffettiera e il caffè, sicuramente mi avrebbe aiutato, peccato non avere niente da mangiare, avrei dovuto fare la spesa. Iniziai a cercare una tazza e ci versai il tanto famigerato liquido nero che iniziai a sorseggiare: potevo escludere di aver rimorchiato qualcuno, visto che avevo appurato di essere sola in casa, ricordavo di aver ballato e che stavo uscendo dalla discoteca e poi... e poi... poi qualcuno mi aveva fermato; un ragazzo che mi chiedeva di ballare, inutile non ricordavo i tratti del suo viso, ma sapevo che era un ragazzo e che aveva i capelli rossi. Io avevo riufiutato l'invito e lui aveva insistito seguendomi fuori dalla discoteca insistendo per portarmi a casa e io, io,... 'Oh merda' , esclamai lasciando la tazza nel lavabo, io avevo accettato e gli avevo pure detto il mio nome. Si, okay, anche lui mi aveva detto il suo, ma io me lo ero dimenticato perciò non contava. Potevo solo sperare che anche ciuffetto rosso, come lo avevo soprannominato, si fosse scordato la serata come me. Anche se le probabilità di incontrarlo era pressochè inesistenti.

Decisi che se lo vessi incontrato avrei fatto finta di niente. Si, sarebbe stato meglio così, mi ripetei mentre uscivo di casa diretta al supermercato più vicino per fare scorte.

***

"Allora, latte preso, biscotti pure, thè anche, manca però..." non finii di parlare che una voce mi fece alzare lo sguardo.

"Donna di casa eh?" esclamò un ragazzo rosso davanti a me "non ti facevo così casalinga, Scarlett" disse ' il ragazzo misterioso' pronunciando il mio nome.

"Non so chi tu sia, ma ora devo prorpio andare" mentii in parte.

"Come non sai chi sono?" si accigliò.

"Non so chi sei, quindi ora, con permesso levati dalle palle" cercai di sorpassarlo, ma lui mi bloccò.

"Sei sempre così fine" scuotè la testa "comunque sono Michael, ti ho accompagnato a casa ieri sera"

Era lui, ecco perchè mi era familiare "Ah davvero? Grazie, non ricordo,ma grazie" lo ringraziai per poi andare verso il reparto dei surgelati.

"Se vuoi il reparto dei surgelati è dall'altra parte" mi rimbeccò Michael.

"Si? Come fai ad esserne certo?" chiesi acida.

"Qui io ci lavoro" Ridacchiò e scuotè la testa.

"Ah, okay beh quindi" non seppi cosa dire e mi diressi verso la corsia precedentemente indicata da lui, mentre sentii la sua risata andando via.

NO CONTROL

Belle pimpe!!! Sono qui, ci ho messo un po' perchè ho avuto degli imprevisti, but i'm hereeee for you!!! come va? Ho preso Four e mi sento così orgogliosa, non so come spiegarlo.

Vi va di fare un giochino, allora quanti anni avete? Io 16 *___*  ahaha ora vado belle donzelle spero vi piaccia il capitolo e spero che votiate e commentiate in tante :D

Attractions || Michael CliffordWhere stories live. Discover now