La terra delle tenebre

384 3 1
                                    

Il treno aveva appena oltrepassato i cancelli.
Iil celo era annuvolato e le temperature erano molto basse. L'unica cosa che si sentiva erano rumori e parole incomprensibili, urlate in tutto il campo.
Un esercito di soldati pronti ad "accogliere" i nuovi deportati.
-SOLDATEN, TAILEN SIE!-
-AUF BESTELLUNG!-
Ecco che i miei soldati si schierano e dividono i nuovi deportati.
Bambini, donne e uomini vengono divisi e svestiti.
Denudati di qualsiasi oggetto o abito.
Chi ha delle protesi o stampelle o altro, ne vengono separati, gli anziani vengono di già uccisi senza batter ciglio.
Il fumo che esce dalle ciminiere è sempre la stessa gigante nube nera che oscura l'anima di ogni poveruomo portato qui a MORIRE.
Sono due anni che guido questo posto con la carica di colonnello ufficiale, e devo ancora abituarmi a questo scempio. È difficile pensare alla loro morte cosí da cani. Ma è questo che il supremo ci ha detto che sono: CANI, E DA CANI VANNO TRATTATI.
E allora l'unica cosa che posso fare per non provare pietà e compassione è provare disgusto verso queste persone, che persone piú non sono. Ma sono delle cifre. Cifre marchiate a fuoco sulla loro pelle, e nell'anima.
Passano in fila indiana uno dopo l'altro davanti a me che sorveglio i cancelli all'i gresso e supervisiono che i soldati facciano il loro dovere...dovere da carnefici...dovere di assassini.
Non mi impressiona vedere un uomo nudi, neanche cento mila.
Ma ho provato una strana sensazione nel vedere passarmi davanti un uomo di una tale bellezza da incantare chiunque.
Moro con occhi verdi, alto e robusto. Ma negli occhi brucia il fuoco del risentimento. Non ha voglia di vivere...non ha voglia di sopravvivere, perchè lui sa. Sa che qui dentro morirà. E spogliato di qualunque indumente nudo della propria dignità e privo del suo nome, si sente annullato, come tutti i poveri sventurati in questo inferno in terra maledetta.

I prigionieri erano tutti schierati in fila uno accanto all'altro, e passavo io seguita da due tenenti e altri dieci soldati, schierati pronti ad obbedire ai miei ordini.
-Tu! Come ti chiami?-
-G...geremia Avil.- rispose timoroso.
Feci cenno con la testa ai miei uomini, che impugnarono le baionette caricandole, e spararono addosso al numero 1203(Geremia Avil decesso il 23 novembre).
-1204 e 1202 portate via questo cadavere. Svelti, o ci finirete voi nelle fornaci,vivi!-
Avanzai e passai a chiedere la stessa domanda all'uomo che mi aveva tanto affascinata.
-Tu, qual'è il tuo nome?-
Mi guardava con occhi freddi. Rimase in silenzio per un po' per poi guardarsi l'avambraccio sinistro su cui era marchiato il suo numero.
-Duemila...seicento otto.-
-Bene.-
Feci cenno ai miei soldati di leggere la lista.
-1206,207,208 e 209 nel campo numero 12.-

Poi passammo alla fila di donne.
Dobne che venivano separate dai loro piccoli, anche appena nati.
Neonati che erano dei bersagli per i miei soldati.
Ne presero uno per le braccine e le gambine dondolandolo.
Quel pianto tremendo, quel pianto asfissiata che ti pugnalava, ma dovevi stare zitta e non parlare.
Lo lanciarono in aria e lo spararono.
Morto.
Un bambino di due mesi.
Sospirai.
La madre del piccolo appena morto scoppió a piangere disperata.
I miei soldati erano pronti ad ucciderla ma non riuscivo a dare l'ordine. Ogni volta lo è.
-Comandante?-
-No. Per ora no. Lasciate che soffra per il figlio.-
-MALEDETTA! ASSASSINA! TIRANNA! CI PRIVATE DELLA VITA!-
urlò una donna piú giovane, credo fosse la figlia. Doveva avere diciassette anni, non di piú. Era anche una bella ragazzazza.
Mi girai e gli lanciai un occhiata omicida.
-Tu! 368! CHE COSA CREDI CHE SIA QUESTA? VITA?!? NO. Ti sbagli! Ti sbagli di grosso. Questa non è vita, questa è sopravvivenza e i deboli periscono. Guarda!- L'afferrai per il braccio portandola un po' distante dove meglio si vedeva.-Vedi quella nube? Lo senti quest'odore di carne bruciata? È l'odore di tuo padre. È già morto, cenere. Se oserai ancora parlarmi e mancarmi di rispetto in questo modo, farai la stessa fine di tuo padre. Sono stata abbastanza chiara?!?!-
-S...si.-
-Bene.- la spinsi via e mi incamminai via a passo marziale.
-Comandante! Comandante cosa ne facciamo di lei?-
Rimasi un attimo ferma in mobile, restando di spalle a loro e ci pensai un attimo.
La punizione secondo la legge doveva essere la morte ma...
Alternativa alla morte, per le donne c'era lo strupo.
-Applicate il codice .612 alla ragazza.-
-Comandante volete dire...-
-Si. Dico quello! E ora muovetevi o puniró anche voi per insubordinazione!-
-Agli ordini comandante!-
Afferrarono la ragazza per le braccia.
-No! Che cosa volete farmi?!? Lasciatemi!-
-Fate rientrare tutte le altre donne nelle case.-
Tutte le altre rientrarono nelle baracche mentre la ragazza venne portata in una stanza apposita e fattone di un abuso sessuale.
Solo a pensarci mi viene la pelle d'oca ma..."O muoio io o muoiono loro" e per stretto ordine di Adolf Hittler, loro devono morire.
Tutti.
Ogni volta che sentivo uno sparo, pensavo che qualcuno stesse morendo, pensavo che qualcuno si era finalmente liberato. Perchè per chi viene in questo posto c'è solo la morte per avere libertà e pace.

Io ancora non riesco a capire perchè devono morire. Perchè sono inferiori. Perchè...il perchè non riesco a capirlo. Eppure Dio dice che siamo tutti uguali. Non dovrei neanche pensarle certe cose. Se lo sapesse qualcuno mi condannerebbero a morte per disonore, tradimento al nazzismo e cospirazione e pericolo per lo stato.
È cosí che è morto un mio soldato. Per essere stato scoperto a parlare in modo dispreggiativo e odioso sul governo del grande nazzista tedesco che ci comanda.
Ma io preferivo la Francia a questo scempio. Dio...mi vuoi punire forse? Sono due anni che sono rinchiusa qui ad assistere alla morte di cebtinaia e centinaia di persone...per mano mia...perchè sono io che dó l'ordine di uccidere. Loro uccidono per me. Sono io in realtà che li uccido e questo mi fa star male. Io mi disprezzo. Mi disprezzo ler quello che sono, per quello che faccio, e a questo punto mi chiedo come faró a continuare cosí? Come avrò il coraggio di morire prima o poi e fare i conti con il demonio?
Non posso farci nulla.
Questo è il destino che mi è stato scelto e questo deve essere. Non posso far altro che obbedire.

AUSCHWITZ-Lady OscarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora