58.
55.
50.
48.
45.
39.
33.
Non sapevo nemmeno io quando esattamente era iniziata. All'inizio volevo solo perdere quei chiletti che sentivo di troppo e che mi facevano sentire a disagio quando nello spogliatoio mi cambiavo insieme a tutte le mie compagne.
Nella mia stessa classe c'era Kazumi Shimura, praticamente la ragazza più bella e ammirata dell'intera scuola; e prima di rendermene conto avevo iniziato a fissare con un pizzico d'invidia le sue curve perfette, la sua pancia assolutamente piatta, le sue gambe snelle e sode, non trovando nulla di tutto ciò nel mio corpo.
Dapprima si era trattato solo di evitare come la peste i distributori automatici, dove io e le mie amiche eravamo solite fermarci durante la pausa pranzo.
Ero poi passata a ridurre drasticamente la misura del mio bento fatto in casa, poi a saltare la cena, dicendo ai miei di aver già mangiato con gli amici dopo il circolo sportivo del mio istituto.
Infine ero finita col vivere con un pugno di riso al giorno e delle carote tagliate finemente.
Ogni sgarro lo punivo infilandomi due dita fino al fondo della gola, almeno finché non avevo più da rigettare nemmeno i succhi gastrici.
Praticavo uno sfiancante allenamento quotidiano di almeno tre ore, seguendo dei tutorial sotto forma di video, finché la testa non iniziava a girarmi per il calo glicemico cui andavo incontro.
I miei genitori all'inizio non avevano sospettato nulla, perché ero diventata molto brava a nascondere la verità anche a me stessa, soprattutto a me stessa.
Mi camuffavo in abiti molto più ampi della mia costituzione, al punto da nascondere le ossa che iniziavano a farsi spigolose. Così come a sporcare appositamente dei piatti per poi lasciarli in bella vista nel lavandino, per far credere di aver mangiato. Quando in realtà avevo rifilato tutto al cane, facendolo ingrassare di ben 3 kg in poco tempo.
Le inventavo tutte per evitare di mangiare.
"Credo di essere intollerante ai latticini, ogni volta ho mal di pancia dopo che li mangio."
"Mangiare la carne è sbagliato, sto abbracciando lo stile di vita vegetariano."
"Vorrei, ma ho già mangiato fuori con Kiki e le altre del gruppo."
"Oggi ho una nausea pazzesca."
"Prendo il piatto e mangio in stanza, okay?"I miei avevano scoperto l'inganno quando ormai il danno era bello che fatto.
Il cibo era già diventato il mio peggior nemico, il frigorifero una bocca piena di zanne affilate pronto ad azzannarmi al mio passaggio.
Da lì era stata una corsa contro il tempo: psicologo, nutrizionista, medici.
Mi avevano appiccicato addosso la diagnosi di "anoressia nervosa" come un marchio a fuoco.
I primi tempi avevano provato a seguirmi in casa, controllando il peso ogni giorno, ma poi avevano scoperto che imbrogliavo ingollando grosse quantità di acqua prima di pesarmi ed erano arrivati alla conclusione di sistemarmi in un reparto ospedaliero per persone come me.
Lì ero controllata come un carcerato.I pasti erano obbligati, pena l'infusione via flebo di un quantitativo calorico da fa paura.
Inoltre dopo i pasti era vietato andare in bagno da soli per le successive due ore, così da impedirci di vomitare quanto mangiato. Si poteva andare solo accompagnate dalle infermiere incaricate.
Inoltre era bandito qualsiasi tipo di lassativo, di pillola dimagrante o di attività fisica.
Vedevo lo psicoterapeuta ospedaliero almeno tre volte alla settimana e con lui avevo iniziato un lento percorso verso la guarigione, o "viaggio" come lo chiamava lui.
All'inizio avevo fortemente rigettato qualsiasi intenzione di lasciarmi curare, ma col tempo avevo capito di avere davvero un disturbo dell'immagine corporea e un serio problema di salute, quindi avevo iniziato a collaborare, anche se da poche settimane.
Ci avevo messo tre mesi prima di guardare in faccia la realtà, ma ero ancora lontana dal riottenere il peso che volevano raggiungessi nuovamente. L'obiettivo era ingrassare almeno 2 kg al mese, in modo da darmi anche il tempo per metabolizzare i nuovi cambiamenti del mio corpo ed evitare di ricadere di nuovo in tentazione.
Recuperare tutto d'un colpo il peso perduto infatti non sarebbe stata la mossa migliore, né la più furba.
E così, prima di rendermene conto, l'ospedale era diventato la mia nuova casa forzata.
Stavo iniziando a guarire e il cibo quasi non mi sembrava più qualcosa di spaventoso, eppure non mi davano ancora il permesso di andare via.
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Light || •KaminarixReader•
Fiksi PenggemarAvevo solo diciassette anni quando mi diagnosticarono una grave forma di anoressia nervosa e l'ospedale diventò per me come una seconda casa, seppur forzata. Avevo solo diciassette anni quando mi innamorai per la prima volta. Successe grazie al suo...