Cap 2

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"Cazzo cazzo, questo non è possibile".
Darin era da circa mezz'ora che continuava a fare avanti ed indietro nel suo ufficio dopo che grande il capo gli aveva presentato il figlio.
Con molta calma era uscito da quell'ufficio dove l'aria sembrasse mancare ogni minuto di più, pensò che quello dovesse essere qualche sorta di maledizione che gli era capitata, perché non poteva essere, si era fatto scopare dal figlio del capo.
"Mi spieghi o vogliamo fare notte"
"Ian guarda non è il momento"
L'amico l'aveva raggiunto in ufficio trovandolo ad imprecare e parlare da solo.
"Spiegami posso aiutarti, l'avvocato Mills ti ha detto qualcosa?"
"No...". Darin sospirò , sedendosi, doveva darsi un contegno o sarebbe impazzito.
"Ian, ho fatto un casino."
"Darin cosa è successo?" Ian sembrava visibilmente preoccupato.
"Due sere fa, quando mi hai invitato al foudre, ho incontrato questo ragazzo, cioè già l'avevo visto precedentemente al pub. Diciamo che quando te ne sei andato, abbiamo iniziato a parlare, e davvero non so come sia potuto succedere, cioè si però... siamo finiti a letto insieme."
"Non capisco Darin, dove sta il problema, ti sei divertito"
"È questo il problema, non avrei dovuto, non è da me, il ragazzo con cui ho scopato è il fottuto figlio di Mills, quello che sostituirà Laura" Ian era rimasto sorpreso.
"Ti prego puoi dire qualcosa"
"Amico hai superato davvero tutte le mie aspettative"
"Ian sto per ucciderti , sono serio"
"Beh la cosa non è così grave, lui potrebbe non dire niente non mi sembra uno sprovveduto, inoltre da come li ho sentiti discutere, perché fidati l'intero ufficio ha sentito Mills, non credo siano in buoni rapporti."
"Merda ho scopato con uno del college, se dovesse solo uscire fuori questa cosa perderò tutto quello per cui ho lavorato, oltretutto sono costretto a vederlo ogni giorno per i prossimi 3 mesi."
"Vedrai che andrà tutto bene"
"Già...non credo proprio"
Fuori era ormai sera, quello era stato il lunedì peggiore di tutti, oltre a quello che era successo al mattino, era stato sommerso di lavoro. Ormai le persone all'interno dell'ufficio se ne erano andate, come sempre era sempre l'ultimo. Ma almeno il lavoro lo aveva distratto dai pensieri che affollavano la sua mente. Stava controllando le ultime carte quando sentì bussare alla porta, forse erano le inservienti che avrebbero dovuto pulire.
"Avanti"
"Carino quest'ufficio, mio padre deve davvero pagarti tanto"
Cade Mills fece la sua trionfale entrata. Era ancora più bello di come lo ricordava la notte precedente.
"Cosa vuoi"
"Ripeto, dovresti essere più gentile con le persone"
"Smettila" tuonò Darin.
"Sono rimasto davvero molto sorpreso stamattina"
"Felice di saperlo, adesso devo lavorare"
Quello doveva essere un incubo, uno dei peggiori. Vide l'altro avvicinarsi a lui con quel sorrisetto che avrebbe voluto tanto toglierlo dalla faccia. Adesso si trovava incastrato fra lui e la scrivania.
"Che stai facendo?"
"Non sto proprio facendo nulla"
"A me non sembra, cosa non ti è chiaro del messaggio che non ti voglio qui dentro"
"forse perché mi vuoi dentro di te" gli sorrise con aria maliziosa. Oddio non l'aveva detto davvero, perché adesso tutte le immagini di quella sera si fecero spazio nella sua mente, e non andava affatto bene perché qualcosa si era risvegliato la sotto, che dannazione non avrebbe dovuto, non con lui almeno.
Cade prese a sfiorargli il braccio, con calma quasi straziante. Gli occhi azzurri si rispecchiavano nei suoi che ardevano di desiderio. Perché Darin si sentiva sopraffatto da Cade, il suo corpo reagiva al suo tocco e alla sua voce, e quello assolutamente non doveva capitare.
"Smettila Cade.." la voce gli uscì come una supplica.
"Non vuoi che io la smetta Darin, il tuo corpo parla da solo" gli fece notare. Cade gli strinse i fianchi intrappolandolo, Darin sentì l'erezione dell'altro che gli premeva sulla gamba. Il respiro di Cade si infranse sul suo collo, era così sfacciato.
"Il tuo profumo, è dalla prima sera che ti ho visto che non riesco a non pensarci"
"Cade, non possiamo"
"Non puoi o non vuoi, perché a me sembra tutt'altro e poi non stiamo facendo niente di male"
Darin era sempre stato un tipo calmo, ma adesso il controllo stava andando lentamente a farsi fottere, oltretutto il corpo di Cade premuto contro il suo non lo aiutava di certo.
Cade gli sfiorò dapprima le labbra e Darin fremette a quel lieve contatto, prima di attiralo a se e coinvolgendolo in un bacio bollente, urgente. Le loro lingue iniziarono una danza passionale, Darin si sentiva così accaldato da quel bacio, l'erezione quasi dura all'interno dei suoi pantaloni ne era la prova evidente, ma il sol pensiero di essere scoperto da qualcuno fece ritornare Darin con piedi a terra, staccandosi dal quel corpo possente e caldo.
"Hai cenato?" Disse il biondo
"Cos..?"
"Presumo di no. Conosco un pub niente male qui nelle vicinanze."
Darin non stava capendo, l'attimo prima l'aveva quasi travolto e adesso voleva andare a mangiare.
"No, non ho cenato ma..."
Ok Darin non ci stava capendo niente, forse era stato un bene che si forse fermato oppure avrebbe ricommesso lo stesso errore.
"Non credo sia il caso di farsi vedere in giro, insieme."
"Andiamo Darin, siamo due persone adulte, una cena non mi sembra chissà quale peccato e poi sarò il tuo nuovo segretario, mettila così ,è una cena di lavoro."
"Va bene, ma solo perché discuteremo delle cose di cui dovrai occupare da domani in poi"  lo avvisò Darin, anche quello sembrava più un avviso rivolto a se stesso che per il ragazzo, cercando di giustificare quella strana uscita e poi aveva anche una certa fame, cenare in compagnia per una volta forse non sarebbe stato così male.
"Non posso credere che non ti piaccia questa roba"
"Non è che non mi piace, è che non sono abituato a mangiare schifezze, preferisco cose più sane , e poi ci tengo alla mia linea"
Cade lo aveva portato in un piccolo pub che distava pochi minuti a piedi dall'ufficio, era carino, non c'era molta gente ed il cibo era ottimo. Darin prima di entrare si era premurato di guardare intorno, onde evitare facce conosciute che avrebbero fatto domande, era così paranoico.
"Non mi sembra tu stia messo male, io invece credo morirei senza tutto questo, sono una frana a cucinare."
"Beh parli tu con quel corpo da adone che ti ritrovi" realizzò dopo quello che aveva detto, arrossì davvero fin troppo, vide il biondo dinanzi a lui abbozzare un sorriso malizioso.
"Quindi mi hai fissato nella tua testa per bene, dopo la scorsa notte" che sfacciato pensò, ma ormai si era scavato la fossa da solo.
"Per niente, dicevo solo che è difficile non notarlo ecco" imbarazzato davanti ad un ragazzino ecco cosa era diventato, ma Cade parve notare il suo imbarazzo e non indugiò oltre.
"Da domani quindi lavoreremo insieme o per meglio dire sarò il tuo schiavo"
"Fare il segretario non è sinonimo di schiavitù Cade,
dovrai prendere più che altro appuntamenti, niente di troppo impegnativo"
"Beh mio padre ha sempre trattato i suoi segretari come degli schiavi personali, ecco perché quelli se ne andavano disperati e lui incazzato era sempre costretto a trovarne uno ogni settimana, era bello vederlo incazzato e disperato" sorrise.
Darin pensò davvero che fra padre e figlio non scorresse buon sangue.
"Tutto sommato non mi è andata così male non mi dispiace affatto vedere tutto il giorno quel tuo culetto sodo davanti agli occhi e magari con la scusa di portarti un caffè..." Cade ritornò alla carica.
"Non credo che lo scopo sia questo, non faremo niente del genere Cade, dovrai fare il tuo lavoro" Darin rispose serio ma quello probabilmente non aveva nemmeno sentito cosa aveva detto.
"Non vedo l'ora di provare quella scrivania"
Darin comprese il fine di quelle parole, e delle immagini di lui e Cade sulla sua scrivania si fecero spazio nella testa. Non si era reso conto fino a quel momento in che guaio si fosse cacciato.
"Non faremo niente del genere Cade, io ci lavoro lì dentro e oltretutto lavoro per tuo padre, scordati quello che è successo la scorsa notte"
"Come posso dimenticare quei dolci gemiti che facevi mentre ti prendevo"
"Sei un ragazzino"
Darin controllò l'ora notando che effettivamente era tardi per i suoi standard.
"Sarà meglio che vada, domani ho una riunione importante"
"Ti accompagno, ho l'auto fuori l'ufficio"
"Non c'è bisogno Cade, posso fare due passi a piedi"
"Insisto e poi a quest'ora per le strade non ci sarà nessuno"
"Va bene" Darin sospirò rassegnato. Meno era a contatto con quel ragazzo meglio era, ma sembrava che ogni sua via di fuga fosse vana.
"Certo che però ti tratti bene" Darin commentò la Range Rover nera lucida del castano.
"È stato il regalo di mio padre per il compleanno, come se questo potesse soppesare la sua mancanza" rise ironicamente Cade, Darin preferì non indugiare oltre , notando il tono di voce che aveva assunto.
Il viaggio in auto fu silenzioso e Darin non faceva altro che pensare e pensare, odiava questo suo lato di se, certe volte avrebbe voluto spegnere il cervello e semplicemente vivere. La presenza di Cade di certo non lo aiutava , era inutile negare che per quel ragazzo ormai ci fosse attrazione, proprio non riusciva di fare a meno di inspirare quel suo profumo che aveva invaso l'abitacolo della macchina.
Arrivarono davanti allo stabile, e Darin si affrettò a scendere dall'auto.
"Grazie per il passaggio, buonanotte" disse sbrigativo doveva assolutamente andare via da lì o sarebbe impazzito, voleva solo tornare a casa e lasciarsi quella giornata alle spalle, ma l'altro non fu dello stesso avviso perché lo raggiunse.
"Darin"
"Cade, ti prego non complichiamo le cose"
"Non stiamo complicando nulla, perché non ti lasci semplicemente andare"
"Io non so cosa tu stia dicendo.."
Ma le difese di Darin vacillarono quando Cade lo baciò, il bacio divenne presto urgente, bisognoso, fatto di lingue e ansimi. Darin stava andando a fuoco e dovette aggrapparsi a Cade, l'erezione ormai dura nei suoi jeans, dovette staccarsi a malincuore poiché erano in strada. Gli occhi di Cade parevano ardenti di desiderio.
"Saliamo sopra" disse il biondo e Darin cedette ancora una volta a quegli occhi pieni di eccitazione.
Venne sbattuto sul divano con poca grazia, ma poco importava perché Cade prese a mordergli il collo, spogliandolo di qualsiasi indumento.
Il tocco di Cade era bollente e Darin non smetteva di gemere, spinse i fianchi contro l'erezione ancora coperta di Cade per darsi sollievo.
"Mhh Cade"
Una volta nudo anche lui Cade lo fece girare.
"Apri le gambe tesoro"
Darin non capí, ma si ritrovò con il petto rivolto verso il divano , la gambe divaricate e il sedere completamente esposto.
"Oddio.." gemette oscenamente quando il castano gli stuzzicò con la lingua il cerchietto di muscoli, bagnandolo sempre di più, gli allargò le natiche ed inserì un primo dito che ben presto ne divennero due.
"Dio Cade, io...ti prego scopami" lo supplicò, cercando di dare sollievo alla sua erezione bagnata.
"Mi piace quando mi preghi". Il moro gli schiaffeggiò il sedere,prese il preservativo infilandolo, e penetrò in una sola stoccata Darin, facendolo boccheggiare. Aspetto che il biondo si fosse abituato, iniziando a penetrarlo lentamente.
"Muoviti ti prego"
E Cade non poté che ubbidire a quella supplica.
"Così bello, dio ti scoperei per ore" gli morse la spalla. Darin era ormai assuefatto da tutto quel piacere che gemette ancora più forte quando il castano trovò  quel punto.
"Cade, più forte"
"Quanto ti piace avermi dentro di te" prese a masturbarlo, dettato dallo stesso ritmo delle spinte che si fecero sempre più sconnesse fino a quando Darin non si tese , eiaculando copiosamente.
Cade si spinse sempre più forte all'interno di quel bellissimo corpo, fino a venire con un gemito forte.
Darin si lasciò prendere dal castano ormai stanco e quasi addormentato, che lo adagiò sul letto. Quando vide che quest'ultimo stava andando in sala probabilmente per rivestirsi lo fermò.
"Te ne vai ?"
"Vuoi che resti?" Darin gli rispose baciandolo.
Sapeva che avrebbe dovuto dire di no, sapeva che avrebbe dovuto dirgli di andare, ma la voce nella sua testa gli disse che magari solo per quella notte poteva fare un'eccezione e che non sarebbe più capitato.
Si erano spostati nella camera da letto, Darin era steso, godendosi le carezze che il biondo gli dava sulla schiena, aveva gli occhi chiusi, beandosi di quelle carezze.
"Cosa hai combinato per far arrabbiare così tanto tuo padre?" intavolò curioso quella domanda.
"Mio padre è incazzato con me da praticamente tutta la vita,diciamo che essere beccato dal rettore a fumare erba ad una festa non proprio legale, ha fatto si che mio padre andasse su tutte le furie. Ma sinceramente delle sue buone parole messe al rettore per farmi restare poco mi importa."
"Era quello che volevi?"
"Non ho fumato erba per fare un dispetto a mio padre è capitato che mi sorprendessero, ma non è quello che voglio."
"Perché non gli parli, a te piace fare musica da come ho potuto notare quella sera al pub, forse potrebbe capire."
"Credi che al grande avvocato Mills interessi ciò che ha da dire suo figlio e soprattutto che studiare musica sia importante e alla pari di un glorioso futuro da avvocato" sorrise sarcasticamente.
"Non sembri un tipo che cede così facilmente"
"Non conosci mio padre Darin. Mi ha minacciato di di spedirmi a Londra e farmici restare anche contro il mio volere, infondo non gli è bastato dopo ciò che ha fatto alla sua famiglia." Darin lo vide adombrarsi, aveva gli occhi tristi.
"Cos.." Darin rimase scioccato
"Darin lo studio dove lavori è solo la punta dell'iceberg, l'anno prossimo sarà candidato a sindaco il sogno di una vita per un uomo a cui è sempre piaciuto controllare tutto e tutti, oltretutto avere un figlio gay, beh quello non gli è mai andato a genio, rovina la sua immagine, per lui resto una vergogna che infanga la sua perfetta vita"si passò una mano fra i capelli.
"Allora perché non lasci semplicemente" osò dire
"È complicato, ci sono così tante cose"
Darin preferì non andare oltre, capì che la vita di Cade era molto più complicata di quel che credesse. Era solo un ragazzo con un padre manipolatore e omofobo che gli sta rovinando la vita.
"Quando avrai voglia di parlare sappi che sono qui" gli sussurrò, mentre Cade lo stringeva a se.
Entrambi si addormentarono l'uno nelle dell'altro.
"Cade svegliati è tardi" Darin lo richiamò infilandosi la giacca, scosse dolcemente il corpo del biondo, che era ancora piacevolmente addormentato, i primi raggi del mattino  che filtravano dalla finestra illuminavano quel corpo muscoloso coperto solo dal lenzuolo bianco.
"Cade" lo richiamò, ma quello borbottò qualcosa di incomprensibile, prima di aprire gli occhi.
"Che ore sono?"
"Le sette e mezza"
"Cazzo ma è prestissimo, dobbiamo essere lì per le 9"
"Ti ricordo che devi tornare a casa a cambiarti. Muoviti o ti butto giù a calci, vado a preparare la colazione" sorrise. Ma Cade lo afferrò per un braccio, facendolo cadere sul letto.
"Mi aspettavo un altro tipo di buongiorno e sei troppo vestito"
"Cade...." rispose rassegnato ormai dal fatto che non si sarebbe liberato dall'assalto del compagno, che tra l'altro non perdeva la sua bellezza nemmeno appena sveglio, i capelli sparpagliati un po' ovunque e gli occhi ancora assonnati.
"Eri così carino stanotte mentre ti stringevi a me"
"Ma la smetti" rispose imbarazzato, cercando di scrollarselo di dosso, ma furtivamente Cade lo baciò. E dio Darin ci provò ma proprio non riusciva a resistere a quelle labbra che adesso si erano avventante sul suo collo, lambendolo. Cade si spostò premendo il suo corpo coperto solo dai boxer sul suo, Darin poté chiaramente sentire la sua eccitazione premere sulla sua coscia, gemette incontrollato quando Cade lo morse con più forza.
Ma parve rinsavire, avrebbero fatto tardi, e lui odiava i ritardatari ed essere in ritardo.
"Cade ah ,Cade , dobbiamo alzarci sul serio"
"Restiamo qui tutto il giorno"
"No, non possiamo"
"Potrei persuaderti". Cade prese a toccarlo un po' ovunque, soffermandosi sul sedere strizzandoglielo.
Darin gemette ancora contro la sua bocca. Con un po' di lucidità rimasta gli morse forte il labbro, vide l'altro gemere per il dolore.
"Cazzo Darin"
Il biondo sorrise, scrollandoselo di dosso.
"Così impari, adesso muoviti"
Salutò Case che si diresse a verso casa sua, non prima però di avergli rubato un bacio.
Giunse in ufficio portando con sé due bollenti caffè, presi rigorosamente nella sua caffetteria preferita, l'aveva scoperta per caso lungo il tragitto per arrivare in ufficio e si era completamente innamorato della vastità di miscele che preparavano, qualche volta aveva portato anche Ian, così era diventata una sorta di abitudine portare il caffè per entrambi e gustarlo prima di una lunga giornata di lavoro. Quando arrivò sulla piccola balconata Ian era già li che lo aspettava fumando assorto in chissà quale pensiero.
"Buongiorno caro amico, ti trovo diverso, qualcosa di scottante?" eccola la solita pettegola che era in lui.
"No, niente" gli porse il caffè sedendosi su uno dei divanetti.
"Eppure credo che centri un bel fusto con gli occhi azzurri, che fra qualche minuto lavorerà qui"
"Ti sbagli, non ci siamo più parlati" rispose vago
"Darin a chi vuoi darla a bere? Proprio a me, io che so fiutare chi ha fatto una bella e sana scopata da lontano"
"Cosa sei diventato adesso, un segugio del sesso?"
"Sputa il rospo, voglio sapere"
A quel punto Darin cedette sapeva che sarebbe stato inutile sviare l'argomento, sopratutto con Ian, se non lo avesse fatto avrebbe continuato ad importunarlo per ore, ammise di essere stato a letto la scorsa notte con Cade.
"Avete addirittura dormito insieme"
"Non urlare, potrebbero sentirci"
"Devo ammettere che la tua vita fatta di castità e clausura sta prendendo risvolti interessanti"
"C'è poco da scherzare su Ian, questa cosa è stata un errore, ieri sera lo è stato nuovamente, non dovevo permettermi di cedere, quello che sta succedendo è sbagliato non capisci"
"Darin cosa ti spaventa esattamente, siete due uomini con degli appetiti, volete entrambi la stessa cosa, si tratta solo di sesso, Cade è una persona matura non parlerebbe con nessuno"
"Non voglio perdere ciò che ho costruito, per una scopata e non è una persona qualunque ma addirittura il figlio del mio capo, che dio è così incasinata questa famiglia che non immagini, ho già dovuto affrontare la mia dose di problemi, lo sai bene Ian"
"Lo so Darin, non dimentico certo quel periodo, però non fa niente se qualche volta ti lasci andare sai, non si incasinerà un bel niente, il tuo lavoro qui è ben saldo perché te lo sei meritato e non perderai nulla"
Darin sospirò, forse Ian aveva ragione, poteva lasciarsi andare una volta ogni tanto, respirare e magari staccare con la mente anche se per poco da tutti quei pensieri che lo tenevano in costante allerta.
Quella giornata tutto sommato non era andata male, insomma era sommerso di lavoro, non era per niente uscito dal suo ufficio, quando aveva una causa importante da affrontare succedeva sempre così, aveva visto Cade poco e niente, solo quando gli aveva portato un caffè a metà mattinata e lo aveva avvertito di aver preso un appuntamento, ma per il resto niente.
Cade aveva già incantato tutti lì dentro con il suo modo di fare, cosa si aspettava, quel ragazzo sapeva come approcciarsi al genere umano a differenza sua che era sempre sulle sue.
Darin decise che per quella giornata poteva bastare, fuori ormai si era fatta sera, stanco si trascinò alle macchinette del caffè, non aveva visto Cade uscendo, probabilmente era da qualche parte lì dentro. Tornando verso il suo ufficio lo notò, mentre parlava con quella gatta morta di Margaret, dio solo lo sa quante volte aveva provato a rubargli le cause importanti per farsi bella dinanzi agli occhi di Mills, la loro era chiaramente una competizione ma Darin aveva avuto sempre la meglio, non che il suo obbiettivo fosse leccare il culo a Mills, semplicemente amava le competizioni e non sapeva perdere. Ma tornando a Margaret che spudoratamente ci stava provando con Cade, era tutta sorrisini e continuava a toccarsi i capelli rigirandoseli fra le dita, Cade probabilmente le stava parlando di qualche cosa che però non comprese bene e le sorrise. Quando poi vide Margaret sfacciatamente toccare il braccio del biondo, Darin provò una sensazione strana allo stomaco, come se qualcosa non fosse al posto giusto, i suoi occhi seguivano i movimenti di Margaret che non aveva tolto quella mano da gatta morta che adesso stava chiaramente spostandosi toccando le spalle di Cade.
Darin decise che ne aveva abbastanza, e si diresse nel suo ufficio, che cavolo gli era preso adesso, come se potesse essere geloso di Cade.
"Ehi" nell'ufficio entrò proprio il soggetto dei suoi pensieri.
"Sono ore che sei chiuso qui dentro, ti ho portato qualche cosa da mangiare se così si può chiamare quello che c'è nelle macchinette, scommetto che non hai mangiato" gli sorride porgendogli un pacchetto, ma poi si ricordò il sorriso che aveva rivolto a Margaret ed entrambi ridevano per dio chissà cosa, ed ancora una volta quella morsa allo stomaco che non riusciva a capire, quel ragazzino non poteva ridurlo così, era lui l'adulto.
"Non ho fame e se fossi stato attento oltre allo intrattenere conversazioni per i corridoi anziché lavorare ti saresti accorto che ho finito un'ora fa, volevo del caffè ma chiaramente eri sicuramente a decantare le tue doti a tutti" rispose acido Darin, dopo però si rese conto di essersi dato la zappa sui piedi da solo quando vide lo sguardo di Cade da prima sorpreso cambiare, consapevole.
"Intrattenere conversazioni con Margaret vuoi dire?"
"Non so con chi parli nei corridoi e nemmeno mi interessa, ma svolgi il tuo lavoro" ribatté.
"Eppure sento dell'acidità quando pronunci il suo nome" Cade si avvicinò.
"Margaret è un'arpia, insomma tutti lo sanno" disse sbrigativo, cercando di raccogliere le sue cose, doveva solo uscire da là dentro così da evitare Cade fino al giorno dopo, ma l'altro pareva di tutt'altro avviso, anzi lo bloccò frapponendosi fra lui e la porta.
"Quindi ti da fastidio che parli con lei" Cade si avvicinò pericolosamente a lui "o che magari mi tocchi"
"Non ho detto niente del genere, sono parole tue, adesso scostati voglio tornare a casa"
"Tranquillo l'unica cosa che voglio adesso è scopare questo tuo bel culetto, magari con te che mi implori di continuare a farlo fino a farti venire" Cade si accostò al suo orecchio sussurrando, l'eccitazione era palpabile è una scarica di piacere gli arrivò al basso ventre dopo quelle parole, Darin sentiva improvvisamente caldo, tanto caldo. Erano in ufficio per diamine, qualcuno avrebbe potuto entrare da un momento all'altro.
"Cade..."
Il biondo gli assalì la bocca, il bacio era frettoloso ma pieno di passione, Darin gli morse il labbro inferiore mentre Cade gli strinse il sedere avvicinandolo facendo scontrare le loro erezioni coperte dai vestiti, Darin ansimò nella bocca dell'altro, era assuefatto dal profumo di Cade, dalle sue mani che si muovevano sul suo corpo.
"Merda Darin, ti voglio adesso" tutti i buoni propositi fino a prima che aveva fatto erano andati a farsi fottere, avrebbe ceduto lì in quell'esatto istante se non fosse stato che all'improvviso avessero bussato alla porta, Darin si scostò velocemente da quel corpo caldo che lo aveva trattenuto, cercò di darsi quanto meno un contegno ma pur non vedendosi allo specchio doveva essere in pessime condizioni, il suo cuore batteva all'impazzata.
"Darin sei ancora immerso nelle cause, quando ti decidi ad uscire da lì dentro"
"Ian" sussurrò, era solo il suo amico, si sentì per un attimo sollevato, regolarizzò il respiro, era solo Ian.
Aprì la porta all'amico che quando lo vide capì esattamente cosa stava succedendo lì dentro, arrossì imbarazzato.
"Ero venuto a tirarti fuori da questa tana per uscire con i ragazzi questa sera, ma suppongo che tu abbia già trovato il tuo impegno" si sorrise malizioso indicando il suo aspetto.
"Non ho trovato nessun impegno e non stavo facendo nulla, revisionavo una causa" cercò di non guardalo in faccia.
"Si certo, deve essere una causa abbastanza impegnativa per ridurti in quello stato, beh allora io tolgo il disturbo, goditi la serata" ammiccò, Darin sospirò esausto.
"Buona serata stronzo"
Quando chiuse la porta dell'ufficio venne assalito nuovamente dalla bocca di Cade che lo costrinse fra lui e la porta, l'eccitazione esplose nuovamente fra i due e Darin era così sopraffatto.
"Riprendiamo da dove eravamo rimasti"
"Cade, aspetta, non qui andiamo a casa" disse a fatica, poiché Cade non smetteva di toccarlo.
"Non resisterò fino a casa"
"Beh dovrai farlo, non farò sesso qui dentro perciò datti un contegno"
"Va bene, però prima dammi un'altro bacio" gli sorrise.
Fottuto ecco quello che era Darin, fottuto, quella cosa non sarebbe finita bene, ma per una volta si disse che poteva godersi quel qualsiasi cosa fosse.

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