Helena aprì gli occhi, fuori era ancora buio pesto.
Diede un occhio al cellulare: le tre di notte.
Si girò verso Alex che stava russando o, come le piaceva dire, respirava male; gli spostò il viso, si assicurò che fosse in una posizione migliore. Lui ricominciò a dormire in silenzio. Helena si scostò un po', allontanandosi quel tanto che le permetteva di osservare meglio l'uomo che da quasi un anno, tutte le sere, le cingeva la vita e le baciava la fronte mentre le dava la buonanotte.
Quei capelli corti, quelle labbra grandi, quegli occhi dalla forma strana che gli donavano un'espressione perennemente malinconica, anche ora che stava dormendo tranquillo. Helena cercò di fissare tutto nella sua mente, come a fermare un attimo che temeva sarebbe potuto non tornare. Eppure tornava. Quotidianamente. Quando le capitava di svegliarsi di notte indugiava sempre un po', prima di rimettersi a dormire, per essere sicura che non fosse tutto un sogno, che lui fosse davvero accanto a lei, che la felicità dell'ultimo anno fosse reale.
Per anni aveva cercato di farsi salvare dagli uomini.
Da piccola voleva essere una principessa con un enorme castello ed un bel principe. Crescendo aveva cercato quel principe negli occhi degli altri, buttandosi a capofitto tra le braccia di chiunque le promettesse una qualche salvezza, meglio se togliendole il peso di compiere qualche scelta. Era scappata da un Paese che non aveva niente da offrirle e da una famiglia che la annullava per farsi annullare dagli uomini. Poi, un giorno, come risvegliandosi da un torpore, aveva deciso che non poteva continuare così. Era andata dall'ultimo uomo al quale aveva chiesto di essere salvata. Gli aveva detto tutto quello che c'era da dire, anche quello che avrebbe dovuto dirle lui ma non aveva il coraggio. Alla fine erano rimasti in silenzio, lei che con gli occhi faceva un ultimo disperato tentativo e gli chiedeva di essere salvata, lui che con lo sguardo le rispondeva che le avrebbe solo fatto altro male. Le ultime tracce di torpore lasciavano lo spazio alla consapevolezza mentre Helena si voltava lasciandosi alle spalle quell'uomo e, con lui, la principessa da salvare.
Quello fu il giorno in cui conobbe Alex.
Alex ruotava nella sua cerchia di conoscenze da mesi, ormai, ma non si erano mai parlati. Helena era troppo impegnata a cercare qualcuno che la salvasse per uscire con i suoi amici. Ma quel giorno aveva solo voglia di rilassarsi e lasciarsi andare, così raggiunse gli altri al parco. La giornata trascorse tranquilla, tra tiri al pallone e chiacchiere tra amici; e fu proprio durante una di quelle chiacchiere che accadde "la magia". Helena espresse un suo particolare stato d'animo, Alex rispose: "Mi sento esattamente allo stesso modo"; i due si guardarono per un lunghissimo istante, compagni di viaggio su strade diverse.
Quello che accadde dopo era ormai storia.
Se c'era una cosa che Alex le aveva insegnato, era che Helena non aveva bisogno di nessun uomo che la salvasse. Sapeva benissimo farlo da sola.
Alex aprì gli occhi e le tese la mano. Lei si fece più vicina e si rigirò, la sua schiena contro il petto di lui.
Non era lì per salvarla. Era lì per proteggerla, per guardarle la schiena.
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L'inadatta
Short Story"E così, tu sei di Lincoln?" "No, ci studio soltanto" "Ah, okay. E da dove vieni, allora?" "Non lo so" Helena aveva cercato, per anni e senza successo, il suo posto nel mondo; l'aveva cercato nel suo Paese natale, la Grecia, negli occhi degli altri...