PARTE PRIMA - V

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Quella famiglia viveva nel villaggio di Domrémy, situato in una zona alta della Lorena che fa parte dei domini della catena dei Vosgi, ricca di fiumi e foreste. Non stupisce che i sovrani d'altri tempi l'abbiano scelta come luogo preferito per le loro battute di caccia. Si dice che Carlo Magno si sia ricongiunto da quelle parti con uno dei suoi falchi, che gli era sfuggito ad Aquisgrana, colpito di gran meraviglia nel rivederlo, durante un suo viaggio, appollaiato in sua attesa su un arbore autunnale.

La leggenda prosegue raccontando che, quando l'altero uccello fece ritorno sul braccio dell'imperatore, l'albero si riempì di foglie e fiori come fosse in primavera, tutto d'un tratto dando vita alla più rigogliosa vegetazione.

Isabelle interpretava questa storia come un indizio che la Lorena trabocca di fertilità, e così aveva potuto dare alla luce quattro figli – poi cinque – , senza perderne nessuno. Anche le sue amiche e vicine avevano tutte avuto almeno due figli sani e robusti. Potesse Dio continuare a benedire le donne di quella zona! Magari molto di ciò provenga dalla protezione spirituale della badessa Gisella, che ai tempi di Enrico IV aveva governato la famosa abbazia di Remiremont.

Aveva a sua disposizione una vera e propria corte di funzionari per gestire il convento e i suoi dintorni. Financo il duca di Lorena era un suo vassallo ed esercitava la propria autorità su 22 proprietari terrieri e 52 villaggi. Per la croce era subordinata al papa e per la spada all'imperatore.

Anche se i documenti imperiali non menzionano il diritto dell'abbazia di battere moneta, vi si trova in uno di essi la frase Monettarii di burgo Romariensi debent VII libras piperis.

Per una donna come Gisella si può dire che non significasse quasi nulla un debito del genere, ma forse significava qualcosa per degli altri, e doveva proteggersi dalle insidie; perciò il suo siniscalco gli era sempre di fianco con la spada sguainata. Secondo le buone e le cattive lingue, era una donna piena di sospetti, che si fidava esclusivamente di quel cavaliere. Certuni sostenevano che giacessero insieme, "interessata a un'altra spada ignuda". Altri preferivano dire che aggiungeva alla sua cautela e al suo timore l'assoluta castità, non essendo mai andata a letto con alcun uomo. Versione alla quale preferisco credere, così come mia mamma e come Isabelle, dato che si sono tramandati i resoconti secondo i quali gli abitanti della zona da lei amministrata l'amavano come una madre, e taluni furono addirittura guariti dal suo tocco miracoloso.

Il nome di Remiremont, cioè Romarici Mons, proviene da San Romarico, discepolo di San Colombano di Luxeuil, che a sua volta si trova a sud delle montagne dei Vosgi ed è un altro comune a ospitare una magnifica abbazia, fondata dallo stesso Colombano, un virtuosissimo monaco irlandese che ne fu il primo abate, ma che dopo circa dieci anni riprese i suoi viaggi. Un maestro nella Legge di Cristo, un potente esempio di devozione per Romarico, che avrebbe poi fondato il suo monastero, assieme ad alcuni novizi, poscia aver lasciato Luxeuil. L'area scelta sarebbe stata precisamente quella che avrebbe dato origine alla città di Remiremont.

Romarico era fra i santi più venerati dalla moglie di Jacques d'Arc, un agricoltore che era il doyen del villaggio. Una posizione che includeva tra le sue funzioni la riscossione delle tasse e l'organizzazione delle difese del posto.

Jacques era un uomo alquanto sistematico e, dopo la nascita di Giovanna, non volle tardare a sottoporla alla fasciatura. Venne ripetuta la procedura effettuata in precedenza per gli altri figli. Come molti di noi sappiamo, e conviene sempre registrare tali cose per iscritto affinché la saggezza dello ieri e dell'oggi non vada persa nell'ignoranza del domani – ricordando che la Chiesa in passato fece attenzione a preservare la saggezza degli antichi in mezzo ai barbari – , le ossa tenere, se non ben sostenute, rischiano di deformarsi, oltreché non possiamo sottostimare i perigli originati dal calore che sfugge dal corpo dei piccoli.

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