Chapter 1

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La sera era calata scura e limpida come ogni giorno faceva.
La luna coprì il cielo lasciato dal sole, dalle sfumature rossastre e calde di fine giornata, con il suo enorme mantello blu scuro, veramente un colore incantevole da parte di chi la osserva, ella, la Luna, però era sola, intorno a lei non c'erano chissà quante stelle che la accompagnavano in quel tratto di tempo apparentemente corto.
Ella era sola in quel cielo immenso oscurato dalle azioni dovute agli uomini e con l'aumentare della crescita della tecnologia, la chiamano inquinamento celeste, per quanto mi ricordi.
Sembrava una notte serena in quel piccolo e modesto condominio quando una piccola nube di fumo fuori uscì dalla mia bocca e si levò in aria lasciando nell'atmosfera un odore forte di tabacco e mi persi ancora una volta a guardare il cielo notturno sopra la mia testa prendendo poi un altro tiro dalla mia sigaretta a pensieri spenti per poi buttare la cicca rimasta a terra spegnendola con la scarpa.
Abbassai lo sguardo a terra osservando le mie fidate vans nere stringendo la mandibola al solo pensiero di rientrare in quel luogo che non fece altro che darmi dispiacere nei passati anni.
Vivevo una vita che era semplice e felice, quando ero una bambina, ma tutto questo andò via velocemente come quella piccola nube di fumo si disperse nell'aria di quella notte tanto scura.

Rientrai in casa non badando più al problema 'fumo' che ormai si sapeva, ci avevo preso un po' troppo la mano, quello però era l'unico modo per potermi sfogare senza che mi facessi del male direttamente come avevo già provato i n passato.
Posai la giacca nera sul pendi abiti e mi avviai al piano superiore di quella piccola villetta che dovevo ritenere casa mia ma che mi dava tutte le sensazioni del mondo tranne quella di un posto dove mi sentivo a mio agio e dove mi sentivo protetta da tutto.

-dove sei stata?- venni interrotta dalla sua voce fredda e composta, mi irrigidii sul posto al solo sentire la sua voce, lo facevo ogni volta d'altronde, quella voce mi riportava sempre a ricordi che non voglio nemmeno che esistano con quella persona, ricordi talmente vividi quanto dolorosi da farmi spossa l'anima.
Cercando di contenere tale disprezzo e timore verso quell'umono mi girai appena verso il divano dove sentii provenire la sua voce

-non sono affari tuoi dove sono stata- dissi con sicurezza nascondendo accuratamente il mio timore verso il padrone di casa rilevandomi come se fossi apatica e scontrosa, ruolo che ormai era diventato come d'obbligo per me

-quelli sono affari miei- denotò l'uomo con energia girandosi verso la mia direzione corrucciando la fronte mostrando su di essa delle rughe d'espressione con fare minaccioso verso di me, non modificai di un millimetro la mia espressione apparentemente piatta nonostante le diverse emozioni che mi stavano agitando dentro nel profondo della mia anima e continuai a parlare tranquillamete

-e da quando dovrei dirti cosa succede alla mia persona? Non ti bastava già infierire fisicamente su di me?- dissi sfrontata con più coraggio di quello che mi aspettassi da me stessa davanti quel peso enorme che mi stava dando colui che dovrei chiamare 'padre' ricevendo uno sguardo pieno di istinti omicidi e sadici direttamente dal diretto interessato, iniziando seriamente a pensare che potrebbe andare di male in peggio dopo quelle poche parole che pronunciai

-non provare a parlarmi in questo modo- disse con voce ferma ma visibilmente irritata alzandosi dal divano avvicinandosi lentamente come un grande predatore cammina verso la sua indifesa prenda arrivando da me che ero completamente immobilizzata dal terrore e dal nervosismo, e ricevetti uno schiaffo pieno sul volto tanto forte da farmi girare il volto a novanta gradi lasciandomi sulla guancia il segno netto della sua mano

-e perché non dovrei? Ho per caso detto delle cazzate?- chiesi avvicinandomi a lui con fare scazzato corrucciando la fronte iniziandomi ad arrabbiare seriamente stufa di tutta quella assurda situazione
-non ti è bastato violare i limiti della mia sopportazione fisica e psicologica quando ero solo una ragazzina, non ti è bastato picchiarmi quando non persuadevo le tue voglie di 'nuovi esperimenti' quando avevo solo 11 anni? Non ti bastava ferirmi e chiudermi in questa casa del cazzo solo per fare il tuo giocattolino produci soldi vendendo il mio corpo come se fosse un oggetto sessuale e non solo a quegli uomini e puzzolenti di alcohol disposti a pagarti ma anche a te quando ti venivano gli attacchi ormonali?!- dissi alzando sempre di più il volume della mia voce sentendo anche gli occhi bruciare dalla voglia di esplodere in lacrime, dissi tutte quelle parole esprimendo tutto quello che passai i quegli anni a casa di quel spregevole uomo dandogli uno schiaffo in pieno volto forse più forte di quello che lui stesso mi ha inflitto poco fa, schiaffo che rimbombò nell'abitazione silenziosa e che fece fremere ogni cellula tattile della mia mano diventata rossa dal colpo appena dato, la casa cadde in un silenzio tombale, profondo ed angosciante con un atmosfera umida e fastidiosa e ripresi a parlare dopo aver preso un po' di aria con più calma

-non ce la faccio più di tutto questo, smettila di trattarmi così- mi fermai sentendomi scendere le lacrime lungo le mie guance arrossate lasciandole però scorrere come ho sempre fatto
-sono stufa di dover vivere nel dolore, per favore basta... tu non hai il diritto di farmi del male ed io ho il diritto di poterti denunciare per sfruttamento minorile, per condivisione di immagini pedo-pornografiche e anche di stupramento- dissi abbassando sempre di più il tono di volume della mia voce che si ridusse ad un misero sussurrò di puro dolore a tali ricordi che continuavano a torturarmi la testa, una volta finito il discorso andai nella mia stanza dove nemmeno riuscii a tranquillizzarmi un po' che quell'uomo vi irruppe rudemente tirandomi un violento pugno sulla guancia che mi spaccò quest'ultima all'interno facendomi leggermente sanguinare

-COME OSI RIVOLGERTI IN QUEL MODO A ME E TANTO MENO ALZARE LE MANI SU DI ME- mi urlò tirandomi pugni sul volto mentre io subivo silenziosamente spingendolo in dietro dopo poco guardandolo dall'altro verso il basso scrocchiandomi le dita minacciosamente avvicinandomi poi al suo viso con un tale calma e freddezza da fargli sgranare gli occhi e scendere gocce di sudore freddo

-ora tocca a me mostrare la mia immensa frustrazione, non pensi?- dissi con voce bassa quasi volessi ringhiargli in volto iniziando poi a prenderlo a pugni che molto probabilmente erano più forti di quelli che lui mi infliggeva praticamente ogni giorno.
Erano potenti i pugni che gli davo in puro silenzio, tanto da sentire il suo naso rompersi sotto il mio tocco poco delicato e tanto da fargli sanguinare ovunque era possibile sul suo volto. Continuai a picchiarlo sempre sul volto senza alcun'esitazione e senza alcun rimpianto non badando nemmeno al dolore che iniziavo a sentire alle nocche, smisi solo una volta sfogata del tutto lasciandolo lì per terra senza sensi pieno di sangue senza nemmeno sentirmi in colpa di come l'ho ridotto in poco tempo ed uscii dall'abitazione prendendomi la mia giacca nera e tralasciando il sangue di quel lurido animale seccarsi sulle mie mani.
Uscii restando zitta, le lacrime avevano smesso di cadermi dagli occhi e mi avviai dove nemmeno sapevo, semplicemente svuotando la mente e camminando nell'oscurità della notte più profonda, volevo cercare un qualcuno che potesse ospitarmi... un qualcuno che potrebbe conoscermi... o almeno riconoscermi.
Alzai lo sguardo una volta che mi fermai ed osservai dove stessi.
Non vedevo molto, in fondo era piena sera ma quel poco che riuscii ad intravedere grazie alle luci dei lampioni non del tutto funzionanti era il piccolo parco poco lontano da casa mia, non c'era nessuno, sorprendentemente nemmeno i tossici dipendenti c'erano lì a bucarsi le vene di droga così mi diressi verso l'altalena e mi ci sedetti sopra alzando il mento verso l'alto ad osservare di nuovo la luna, non ricordo molto di ciò che era successo dopo che mi sedetti sull'altalena sta di fatto che mi risvegliai sulla panchina poco più lontano da lì, mi misi seduta sentendo poi una fitta abbastanza forte alla testa dove posai la mano imprecando a bassa voce

-ehi ehi fai con calma hai perso del sangue...- sentii una voce maschile, probabilmente della mia età forse più grande di me, dietro di me che mi face sussultare e girare verso di lui, corrucciai la fronte e strinsi la mandibola scrutandolo, aveva gli occhi verdi ed i capelli scuri acconciati con un semplice ciuffo emo che gli copriva un occhio, aveva un che di familiare ma non mi capacito il motivo

-chi sei?- chiesi schietta allontanandomi dal soggetto con fare difensivo non fidandomi della persona che probabilmente mi ha trovata al parco

-colui che ti ha trovato a terra senza sensi mentre perdevi sangue dalla tasta, stai calma non mi mangio mica- disse il ragazzo ridacchiando con un sorriso di circostanza per tranquillizzarmi cosa che però non potrebbe succedere così facilmente ed il ragazzo lo notò poco dopo mostrandomi un lieve sorriso più... reale che però non compresi molto
-mi chiamo Marshall, abito poco lontano di qui e passavo quando ti ho visto cadere rovinosamente dall'altalena- si spiegò meglio continuando però a parlare
-tu come ti chiami? Il tuo viso una volta che ti trovai mi sembrava e mi sembra ancora un po' familiare- disse guardandomi ancora in viso

-Lyra... Il mio nome è Lyra O'Sullivan, abito poco lontano da qui anche io...- dissi con tono tremante, la testa mi girava e sentivo una brutta sensazione di nausea

-Oi tutto a posto?- mi disse posandomi una mano sulla schiena allarmandosi
-sei sbiancata di col- venne violentemente zittito una volta che vide mio padre camminare e ancora ferito verso di noi con espressione inquietante, il ragazzo sulla panchina poi si portò il cellulare all'orecchio dicendo un qualcosa mentre io mi alzai violentemente in piedi ignorando il mal di testa portando lo sguardo da mio padre a Marshall in panicata

-sei in chiamata come il 911?!-

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