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Le gambe di Jisung non riuscivano a stare ferme, seduto su un grande divano nero. Minho l'affiancava, anche lui era nervoso ma riusciva a controllarlo come al suo solito. Jisung si guardò intorno curioso, anche per far passare un po' di tempo; erano in quel posto soltanto da cinque minuti eppure per Jisung sembravano cinque interminabili anni. La stanza era semplice ma allegra, aveva una cattedra con sopra tantissime foto di bambini; dovevano essere gli orfani di quell'orfanotrofio. Erano passate due settimane da quando Minho e Jisung si erano sposati ufficialmente, entrambi non ce la facevano più ad aspettare; volevano un figlio. La casa ce l'avevano ed era pure molto grande, il loro lavoro era stabile, stava andando bene per entrambi; questa attuale agenzia di Jisung non lo maltrattava e non lo faceva lavorare fino ad orari improbabili, anche lo stipendio era buono. Lo stesso valeva per Minho, nonostante la sua fosse una semplice posizione lo trattavano tutti con rispetto e il suo salario era sempre altissimo; avevano tutto l'occorrente per crescere un figlio, soprattutto avevano un immenso amore. Erano pronti a dargli tutto l'affetto del mondo, a farlo sentire amato e mai trascurato. La direttrice dell'orfanotrofio fece capolino all'interno della stanza dopo un paio di minuti, sia Jisung che Minho si alzarono di scatto, inchinandosi come d'abitudine, anche se si trovavano in Australia. «Siete venuti qui per adottare un bambino o per lasciarlo?» la donna andò dritto al punto, stava sorridendo eppure i suoi occhi erano seri. Jisung immaginò che doveva fare quella domanda molto spesso, chissà quanti bambini aveva visto arrivare, abbandonati, e quanti ne aveva visti mandare via, adottati. Sembrava una donna da un grande cuore. Jisung ripeté a Minho le parole della signora in coreano, quest'ultimo annuì, lasciando la parola a Jisung dato che era l'unico a sapere bene l'inglese, per Minho era ancora un po' difficile. «Per adottarlo» rispose Jisung con un vasto sorriso. La donna parve bloccarsi un attimo, ricambiando poi flebilmente il gesto di Jisung. «Avete preferenze? Un maschio, una femmina, piccolo, grande e così via» continuò la donna. «Assolutamente no» rispose subito Jisung, senza aver tradotto a Minho. Già avevano parlato di quell'argomento, a loro andava bene qualsiasi bambino, era indifferente il sesso o l'età. «Potete fare un giro per l'orfanotrofio se volete, mentre io mi occupo delle carte, i bambini stanno tutti in giardino» Jisung annuì, riferendolo poi a Minho. I due ringraziarono la donna, fuoriuscendo dalla stanza. Il cuore di Jisung stava battendo fortissimo, erano successe così tante cose in così poco tempo. Si era trasferito, si era sposato e adesso stava anche per diventare padre. Era felicissimo, quasi si domandò se si meritasse tutta quella felicità. Jisung e Minho avanzarono nel giardino prendendosi per mano, come a farsi forza. Quando Jisung vide tantissimi bambini giocare e correre da una parte all'altra, le sue labbra si piegarono in un grosso sorriso; il suo cuore si riempì di colori e allegria. Le risate dei bambini echeggiavano per tutto il luogo, Jisung si sentì scoppiare d'amore, amava tanto i bambini, sapevano sempre rallegrarti la giornata con un loro semplice sorriso o una risata. I due si avvicinarono piano a loro, salutandoli con un "ciao". Alcuni si avvicinarono incuriositi, presentandosi. I bambini subito presero in simpatia Jisung e fu lo stesso anche per lui, si sentì all'istante a suo agio e iniziò a giocare con alcuni di loro. Si stavano divertendo tanto, Jisung si era già affezionato a tutti loro, voleva portarli  tutti via con sé ma purtroppo non era possibile. Mentre Jisung stava facendo il solletico a un bambino, notò che Minho non era più accanto a sé. «Minho?» lo chiamò, guardandosi intorno. L'avvistò in lontananza seduto su una panchina, lo affiancava una piccola figura. Jisung salutò brevemente i bambini per poi raggiungere Minho. «Cosa è successo?» Jisung guardò prima Minho e successivamente spostare lo sguardo sulla figura; nel cuore di Jisung si smosse qualcosa quando la guardò. Era una piccola bambina dai capelli biondi e occhi marroni, leggermente a mandorla. Il suo viso dolce e paffuto era costellato da tante lentiggini, ricordava una fatina. Jisung si abbassò alla sua altezza. «Ciao» la salutò con un sorriso, porgendole la mano. La bambina timidamente afferrò la mano di Jisung con la sua manina, Jisung provò una strana sensazione; sentiva già di volerle bene, di darle tutto l'amore del mondo. Fu come amore a prima vista, Jisung si era già affezionato tanto a quella bambina e a quanto pare valeva anche per Minho e per la bambina. Quest'ultima stava stringendo sia la mano di Jisung che quella di Minho, i due si guardarono dritti negli occhi, per poi annuire. Jisung e Minho ritornarono all'ufficio della direttrice, tenendo per mano la bambina. «Lo so che abbiamo detto che per noi qualsiasi bambino va bene, però ci siamo subito affezionati a questa bambina» spiegò Jisung alla direttrice, un po' imbarazzato. Sperava di non dare una brutta impressione, quella bambina aveva davvero catturato il cuore di entrambi. «Non ci posso credere, questa piccolina ha sempre rifiutato tutti, non interagendo mai con nessuno. Questo è un miracolo» la donna stava sorridendo meravigliata, pure Jisung era molto sorpreso. La bambina sembrava così dolce e affettuosa, ma a quanto pare lo era stata solo con loro due; Jisung si sentì onorato. «Va bene, procediamo con le carte per l'adozione» continuò la donna, mostrando dei fogli. Jisung e Minho si guardarono, sorridendo dolcemente. 

minsung; married lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora