Dove apprendiamo l'infanzia angosciosa del protagonista
Sangue.
Se chiedessi a qualcuno perché trema alla vista, affermerebbe che si tratta del colore o della quasi vischiosità percepibile al tatto.
Quel rosso penetrante ha un effetto cosí strano sul cervello delle persone "normali".
Ma Io il sangue lo vedo nero. Ecco perché non mi tange e non mi suscita ansie e paure.
Dovrebbe essere un campanello d'allarme tutta quella globina sciolta per terra.
Dovrei allarmarmi e chiamare un'ambulanza con la quantità persa.
Dovrei urlare e correre verso un punto sicuro. Dovrei fasciarmi la ferita e prendere un antiemorragico, sigillato nella cassetta medica da almeno... 2 anni.
Ho così poco tempo per pensare.
Mentre mi stringo inerme la spalla gocciolante e mi accascio al pavimento, vedo scorrere alcuni momenti della mia vita, che credevo di aver rimosso. È grazie a lui se ora li posso rivivere.Ho ricordi dell'asilo Farfalle e Leoni, delle attività che le maestre mi costringevano a fare ogni volta, dell'angolo e delle opache pareti.
Così ruvido e vuoto.
La fantasia e la creatività di ogni bambino venivano mandate a morire, se capitava li.
Mi mandavano in punizione perché non rispettavo le consegne.
Non sapevo distinguere i colori dei larghi pennarelli.
Giallo, rosso, verde, blu...
Grigio chiaro, grigio scuro, nero e pece. Ecco cosa vedevo. Cosa vedo.
Il sole doveva essere giallo, non azzurro.
I tetti delle case rossi come quel temuto sangue e non verdi.
Non potevo ribellarmi, non avevo via di fuga. Ero lì, inutilmente, a contare i granelli dell'intonaco sul muro. Nessuno pronto a capirmi.
Quel bambino, adesso, lo sento. Tutto torna come prima.Cominciai tardi la scuola.
A 8 anni feci dei test sull'intelligenza, per verificare che il mio Q.I fosse "nella media".
Cazzate.
Capire se un ragazzino è un prodigio solo per come dispone i cubi e riconosce le lettere è deprimente.
Avevo fatto, nell'attesa dei risultati, dei controlli agli occhi. Gli occhiali, non bastavano più.
Passarono due settimane prima degli esiti, usciti in contemporanea.
Quel giorno me li consegnò proprio lei, la dottoressa Poppen. Ai tempi era una giovane donna in carriera, contenta di aver ottenuto la scrivania e un suo studio di logopedia.
Ora, non sembra nemmeno lei: pare che la vita che faccia schifo. Come la capisco.
Quel giorno mi dissero finalmente perché ero così diverso, come mai il mondo appariva piatto ogni giorno.A C R O M A T O P S I A.
Q.I : 137
RISCONTRATA ANOMALIA NELLA MEMORIA DI LAVORO A BREVE TERMINE.RISCONTRATO TRAMITE APPOSITI TEST UN DISTURBO SPECIFICO NELLA COMPRENSIONE DEL TESTO.
Scritto a caratteri cubitali emerse questo dai fogli, insieme dal altre parolone messe lì per allungare il foglio. A quanto pare ero più dotato, più intelligente di altri.
Pareva, infatti.Alle elementari ero esonerato dai concorsi di disegno, dalle lezioni di arte. Avevo agevolazioni nelle verifiche e nelle interrogazioni. Capivo le cose dopo una lunga e lenta spiegazione.
Per insegnarmi un minimo i colori avevo un insegnante di sostegno. Il signor Logos, che persona gentile e cara.
Tutti i giorni, alle 10 esatte, mi prendeva fuori un'ora e cercava di ficcarmi nella mente informazioni che non mi sarebbero mai servite. Ma lo faceva con amore e cercava di salvarmi, in un certo senso, dalle richieste rigide della vita. Mi insegnò i colori con le sensazioni tattili: il rosso era caldo, il blu era freddo, il verde era viscido, il rosa era soffice...
Appresi con lui per quattro anni l'essenziale. Ho apprezzato tanto il suo operato. Era forse l'unica persona in grado di comprendermi.
Morì di cancro quando io cominciai le medie.Delle medie Lui non mi fa ricordare molto.
Riesco a ricordare solo un pugno in un occhio che ho ricevuto e un rifiuto sentimentale. Gli anni sono passati in fretta.
Rimuginai molto sulla scelta delle superiori.
Che cosa avrei mai potuto fare, da "grande"?
Nelle mie condizioni, ogni lavoro era buono, purché mi facesse guadagnare da vivere.
Scelsi arte. Che controsenso.Non ho frequentato le superiori. La dottoressa Poppen riteneva corretto che io imparassi da casa le tecniche di scultura sulla creta. Come se non fossi stato isolato troppo tempo.
Per gli esami venivano mandate a casa degli insegnanti, quasi giudici, pagati per giudicare dei bustini copiati e incollati da un vecchio libro. Raramente un test scritto, spesso quesiti orali.
Ero un ragazzo ribelle e spesso non mi piaceva stare alle regole.
Volevo stare da solo a soffrire, con gli auricolari nelle orecchie.Feci il giusto per ottenere un diploma: un pezzo di carta bianco con scritto a caratteri corsivi neri che Istituto avevo frequentato, l'impegno messo e cazzate così.
Ma quale istituto, ma quale impegno.
Ho imparato da casa solo quello che mi veniva chiesto.
Non servì a nulla, non ho mai lavorato. Lui me lo impediva.L'anno scorso ricevetti per posta una lettera che mi invitava ad accettare l'eredità di mio cugino Markus.
Mai conosciuto e mai sentito, ma il mondo vive di soldi o beni e non di persone che conosci, o di quante ne conosci.
Non so neanche perché abbia scelto me.
Tutt'ora adesso vivo con quei soldi e riesco a pagarmi le sedute dalla spenta dottoressa Poppen e i farmaci.
Figurati se mi vengono passati.
Ora che Lui è tornato, potremmo fare molte attività invitanti con quei soldi...Non è vero?
Assolutamente, lascia fare a me.
Grazie per i ricordi. Non pretendo molto. Ne torneranno altri?
Quanti ne vorrai, Carl. Ora che hai rotto le mura, posso prendermi molte più libertà.
Accendi il fuoco nel camino e siediti. Ti spiegherò il prossimo passo.
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Castelli di Cartone
Horror"Vivevo con l'ansia di svegliarmi una mattina e di essere capace di distinguere tutti i colori. Mi ero abituato fin troppo al bianco e nero. Vivevo con una flebile voce che comunque picchiava, e mi ripeteva di nutrirlo. Io sono Carl, il ragazzo dal...