Capitolo 2

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Seguo il mio Érwyn in una serie di corridoi illuminati da luci fioche.
Non credo che riuscirei mai a trovare la strada senza il suo aiuto. Dopo un lasso di tempo che sembra infinito, finalmente arriviamo alla fine di uno dei tanti corridoi.

Ci fermiamo davanti a una porta intarsiata, sembra che qualcuno l'abbia lavorata con cura, ma non è come tutte le altre, questa è la prima che vedo così.

L'Érwyn estrae dalla tasca una chiave dorata e la inserisce all'interno della serratura, quello che è celato dietro a quella porta è semplicemente meraviglioso. La stanza è enorme ed è arredata con mobili antichi.

C'è un forte odore di vaniglia e una vetrata enorme, che corrisponde alla finestra. E' arredata in modo pazzesco, sembra la camera di un palazzo ottocentesco. Mi affaccio e vedo il paesaggio all'esterno. E' stupendo, molto diverso dal luogo in cui vivevo ad Aberdeen. Ci sono persone che camminano per strada, che si tengono per mano. Sono tutti alati, i demoni hanno le ali nere, mentre gli angeli bianche. Assomiglia a una copia malfatta del mondo umano, non riuscirò mai ad abituarmi.

Stando in quella cella blindata, non mi ero resa conto della bellezza di questo luogo. Anche se mi affascina, darei di tutto per poter tornare alla mia vecchia vita, non ho chiesto di essere portata qui, eppure è successo.

Non sono ancora riuscita a metabolizzare il tutto, ma devo provarci. Fino a pochi giorni fa mi rinchiudevo nella mia stanza a prepararmi per la maturità e oggi sono in questo posto assurdo per prepararmi a una vita che non ho scelto di mia spontanea volontà. Chissà cosa staranno pensando mio fratello e Julia in questo momento, forse il mio corpo è rimasto ancora nel mondo umano.

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"Ehi tu! Come ti devo chiamare? Qual è il tuo nome?" dico rivolgendomi al mio servitore.
"Mia Signora, io non ho il diritto di essere chiamato per nome, mi può chiamare semplicemente Érwyn" ribatte lui.
"No, allora, mettiamo subito in chiaro che tu non sei il mio servitore, non ho bisogno di un badante, non ho più due anni. Perciò ora dimmi il tuo nome e dammi del tu, o non parlarmi più."
"Mi chiamo Zack signorina, anzi Arya, non mi era mai successo prima di pronunciarlo, ma ne sono felice" disse lui, quasi commosso.
"Bene Zack, piacere di conoscerti." dico con un sorriso a trentadue denti.

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Apro l'armadio per vedere cosa contiene. E' pieno di vestiti, tutti neri.
Cosa ti aspettavi in una Terra di demoni e angeli Arya?

Cerco un qualcosa da mettere per la notte, ma tutto quello che riesco a trovare è una maglia enorme che mi arriva fino alle ginocchia.

Mi metto a letto, ma quando alzo la testa per spegnere la luce, vedo che Zack è ancora in piedi davanti al mio letto.

"Zack, ma che cazzo stai facendo?" dico sussultando per lo spavento "vai a dormire."
"Non posso andare senza il tuo permesso Arya. Io sono completamente al tuo servizio, sei tu a dirmi cosa devo fare." dice lui con una faccia serissima.

"Scusa, non lo sapevo." dico dispiaciuta per la figuraccia.
"Un'altra cosa, essendo il tuo servitore personale dormirò qui con te, sul letto degli ospiti."
"Va bene, mi farà bene un po' di compagnia." dico sollevata.

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Non riesco a dormire, mi giro da un lato e guardo la sveglia sul comodino.
03:11, cazzo è tardissimo.

Mi alzo a sedere e guardo fuori dalla vetrata. Si iniziano già a vedere i primi raggi dell'alba.

"Psst, Zack. Dormi?" dico a bassa voce.
"Adesso non più, Arya." ribatte con la voce assonnata.

"Perché non ho le ali come tutti gli altri?" chiedo con tono deluso al mio servitore.
"Le avrai, devi solo aspettare che spuntino, non dovrebbero metterci tanto. Di solito succede quando superi il primo livello all'Accademia, ecco perché gli esclusi non ce le hanno." dice Zack con tono rassicurante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2020 ⏰

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