Capitolo 1

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Freddo. Solo freddo. Non sento nient'altro.

Apro nuovamente gli occhi, ma questa volta vedo il soffitto di una stanza e piano piano mi riaffiorano alla mente i ricordi di quello che è successo, prima che svenissi per la seconda volta. Cerco di alzare la testa per capire meglio dove sono, ma ogni singolo tendine del mio esile corpo mi supplica di non farlo.

Mi arrendo e resto sdraiata per un po'.
Quando finalmente ritrovo una piccola parte delle mie forze, mi alzo a sedere.

Mi guardo intorno e capisco che quello di prima forse non era un sogno. Sono in una stanza blindata e tutta grigia, ma questa non è la parte peggiore. Sui muri sono appese delle mie foto, delle foto di mamma, di Julia, di mio fratello Brando e anche di un uomo che non conosco.

Mi alzo dal lettino e provo a fare qualche passo. Ogni passo equivale a una fitta straziante e in più la schiena non fa altro che peggiorare la situazione, come se qualcuno mi avesse infitto delle enormi ferite a livello delle scapole.
Sento un rumore metallico e le caviglie che stringono fino a provocare un enorme dolore.

Catene.
Ma che scherzo è questo?

Il gelo continua a penetrarmi nelle ossa come lame appuntite, intanto mi avvicino al muro ricoperto di foto, quando sento una voce.

Finalmente.
Mi sporgo dalla fessura che c'è sulla porta per vedere chi sta arrivando e inizio a sbattere insistentemente sulla porta per farmi sentire.

Funziona.
Un uomo slanciato e dalla faccia segnata dal tempo estrae un mazzo di chiavi dalla tasca e inizia a cercare quella per aprire la porta che mi divide dalla libertà, o almeno credo.
Quando finalmente riesce ad aprire quell'ammasso di ferro battuto e saldature, due uomini che prima non avevo visto si fiondano su di me e mi cingono le braccia da dietro bloccando il mio corpo da ogni lato.
"Ma che state facendo? Lasciatemi immediatamente, chi siete? Aiuto!"
"Anche se urlassi con tutta l forza che hai non ti sentirebbe nessuno da quaggiù, bambina", dice uno dei due uomini con un ghigno malvagio.
L'uomo delle chiavi ne seleziona un'altra e questa volta, la usa per liberarmi dalle catene che mi stringono le caviglie.

Senza neanche il tempo di chiedere spiegazioni vengo portata fuori dalla cella e trascinata lungo un corridoio stretto e umido.
"Dove sono?" chiedo insistentemente, sperando che qualcuno mi risponda.
"Perché sono qui? Chi siete voi?" urlo con tutto il fiato che mi rimane in gola.
"Tu, bambina, parli un po' troppo" dice l'uomo di prima.
"Bambina a chi, brutto stronzo?" gli urlo in faccia e in risposta mi viene messo un pezzo di tessuto in bocca.
Voglio tornare a casa. Voglio che questo incubo finisca.

Dopo qualche minuto, entro in una sala enorme, non ho mai visto nulla di simile.
Proprio davanti a me, all'altro capo della stanza, siede la donna alata che ho visto prima di svenire e con il suo sguardo severo non promette nulla di buono.

Avanzo guidata dalle guardie, fino ad arrivare davanti alla donna.
Dopo avermi scrutata a fondo da capo a piedi, si rivolge a una delle guardie nella lingua incomprensibile che avevo sentito poco prima.

"Adesso ti slego bellezza, non hai il diritto di proferire parola finché non sarà la Madre a dirtelo, mi hai capito bene?" dice la guardia, a cui poco prima si era rivolta la creatura.
Dopo avermi slegato le braccia, mi tolgo velocemente lo straccio dalla bocca.
"Qualcuno mi spiega dove sono e chi è lei?" urlo con tutta me stessa.
"Silenzio!" ribatte a tono la donna.
"Questa è Kalador, la Terra degli Angeli e dei Demoni, essa non è conosciuta dalla razza umana. Angeli e Demoni convivono in pace da più di tre miliardi di anni, in questo mondo. Ora ti trovi al centro di quest'ultimo, nel Palazzo di Elisewin e io sono la madre di tutte le creature che popolano la mia Terra, Elisewin. Il mio nome è Mephistophilis, puoi chiamarmi anche Madre e sono una delle sette figlie del signore oscuro, Lucifero.", dopo una breve pausa la Madre continuò "Tu avrai sicuramente tante domande da pormi in questo momento, ma ogni cosa ha il suo tempo. Ora, per entrare a far parte del nostro popolo, dovrai seguire alcune procedure e soprattutto dovrai ricevere un'adeguata educazione su tutto quello che sei in grado di fare e sulle cose che caratterizzano questo mondo. Per fare questo frequenterai l'Accademia Kaladoriana per diventare una Kian. Ti verranno dati dei vestiti adeguati e soprattutto dovrai scegliere un nuovo nome. Il tuo nome da umana non dovrà mai essere pronunciato, da ora in poi questa è la tua nuova casa e devi lasciarti alle spalle tutto quello che fa parte della tua vita passata. Man mano che inizierai a conoscere questo pianeta, potrai porre tutte le domande o dubbi che hai ponendole a uno degli Éwyn, il servitore personale che ti verrà attribuito. Ci sono delle regole che dovrai imparare a memoria e che non dovrai mai infrangere, altrimenti la pena è la morte. Lo so sembra crudele, ma faccio di tutto per tenere al sicuro il mio popolo, anche se questo significa uccidere un nostro simile. Per ora, credo che questo possa bastare, verrò a farti visita tutte le mattine per controllare i tuoi progressi e in caso non ce ne siano, mi duole informarti che non sarai ammessa tra i Kian, il primo grado da raggiungere, bensì verrai mandata tra gli esclusi, coloro che non sono riusciti a raggiungere il livello richiesto. Sono sicura che non mi deluderai, sei la più forte tra noi, devi farcela.", dopo questo lunghissimo discorso, tutto quello che riesco a pensare è che sia tutto uno scherzo o un grande malinteso.
"Ah e per finire, voglio rispondere all'unica domanda che probabilmente ti avrà tormentata da quando sei stata portata qui, ovvero perché proprio tu. Mia cara tu sei una Margaery, cioè metà angelo e metà demone, durante il tuo percorso qui ci saranno molte creature che metteranno a serio rischio la tua vita per questo motivo. Tu sei una creatura rara, sei la nostra salvezza, l'ultima Margaery è scomparsa più di un miliardo di anni fa, ti stavamo aspettando." con questo, la Madre finì il suo discorso e calò improvvisamente un silenzio profondo.

Rara. Nessuno mi aveva ancora definita così prima d'ora, pensavo di essere una come tanti, fino a quando sono arrivata qui.
Rara. Rara. Questo pensiero continuava a ronzarmi nella testa.

"Capisco se ora tu non riesca a proferire parola, avrai tempo di metabolizzare il tutto." disse Mephistophilis.

"Cosa diavolo ci faccio qui? Perché non sono a casa mia? Io voglio tornare lì!", dico ormai con le lacrime agli occhi.
"Scoprirai tutto a suo tempo, esattamente un mese fa hai raggiunto l'età di 18 anni, ciò significa che ogni angelo o demone che sia, viene portato qui per fare la propria iniziazione. Se fossi restata nel tuo mondo, le persone avrebbero presto scoperto che c'è qualcosa che non va in te e non possiamo permetterci di farci scoprire. Il nostro mondo è rimasto segreto per più di un biliardo di anni fa e dobbiamo portare avanti questo segreto a ogni costo".
"Lei non capisce, io devo tornare dalla mia famiglia, mi staranno cercando tutti, non posso abbandonarli così, io ho bisogno di loro per andare avanti, la prego.", scoppio a piangere e sento le ginocchia cedere fino a cadere per terra, non ho mai sentito un dolore così forte prima.
Non riesco a muovermi, non riesco a parlare, è come se tutta la mia vita passata, come la chiamano loro, mi sia passata davanti in meno di un secondo. Pensare che non rivedrò più il mio fratellino, Julia, i miei amici, mi lacera il cuore.
"Speravo di non dovertelo dire, ma a questo punto è giusto che tu lo sappia, la tua famiglia sapeva tutto fin dalla tua nascita, tua madre è morta quando ti ha dato alla luce e Julia, tua zia ha accettato di prendersi cura di te fino alla maggiore età", dice la Madre con uno sguardo quasi malinconico.
"Ma non è possibile! Io ho un fratello, Brando, è piccolo non posso sparire senza che lui lo sappia, lo distruggerebbe."
"Brando non è come noi Arya, lui è umano, i miei consiglieri fidati si sono già occupati di questo. Gli hanno cancellato la memoria in modo da non farlo soffrire quando saresti dovuta andare via."
"Mi dica che non è vero, lui deve ricordarsi di me, anche se non è mio fratello di sangue, non può non ricordarsi di me!", dico urlandole contro, nessuno si sarebbe più ricordato di me, non riesco a sopportare questo, Brando è tutto quello che ho di più caro al mondo e non posso pensare che non si ricordi neanche della mia esistenza.
"Mi dispiace molto Arya, ma capirai con il tempo che è meglio così, ora vai e riposati, domani sarà una giornata lunga per te, dovrai cominciare l'Accademia."
"Io non comincerò nessuna accademia, non farò nulla di tutto quello che lei mi ha detto! Ora mi faccia tornare subito a casa e faccia finire questo incubo!", dico con tutta la rabbia che ho in corpo, "non potete tenermi qui contro il mio volere!"
"Temo che invece sia proprio possibile. Amroth! Accompagna la ragazza nella sua nuova stanza e assicurati che non faccia troppe storie.", dice la donna riferendosi a quello che sembrerebbe un elfo, alla sua destra. "Questo è Amroth, il tuo Éwyn, per qualsiasi cosa chiedi a lui, ti aiuterà."

"Prima che tu vada, voglio dirti che potrai rivedere la tua famiglia attraverso l'acqua della Fontana di Ghiaccio, ma non sempre, dovrai meritartelo attraverso delle prove a cui verrai sottoposta durante il tuo primo anno all'Accademia. E come ultima cosa, qual è il tuo nuovo nome?" continuò la donna.
"Alys, sono Alys." è l'unico nome che mi era venuto in mente pensando a mia madre, non mi dimenticherò mai di lei, costi quel che costi.
"Bene Alys, ora puoi andare nella tua nuova stanza, il tuo Éwyn ti accompagnerà." dopo questo, un ragazzo dai tratti medio orientali, si avvicinò a me "Signorina Alys, io sarò il suo Érwin, è un onore per me poterla servire", dice l'elfo in modo molto gentile.
"Alys! Ancora una cosa, benvenuta a casa, qui puoi finalmente essere te stessa" e con questo, il corpo della Madre si dissolse nel nulla, come fosse polvere.

Casa.

Non faccio neanche in tempo a rispondere che come per magia mi ritrovo in una stanza bellissima, tutta tappezzata di seta rossa e decori color oro.
Ma com'è possibile? Mi giro e vedo Amroth vicino alla porta.
"Come hai fatto?", chiedo sorpresa come non mai, "teletrasporto signorina Alys, è la specialità di noi elfi.", dice lui con un gran sorriso soddisfatto.
"Pensi sia divertente? Nulla di tutto questo lo è, fino a stamattina ero in casa mia con la mia famiglia e oggi sono qui con un elfo in una stanza che apparentemente è la mia e circondata da angeli e demoni. Ieri ho davvero bevuto troppo.", mi butto sul letto e cerco di non pensare a tutta l'assurdità di questa situazione.
"Signorina Alys, so che può sembrarle tutto assurdo, ma qui abbiamo solo buone intenzioni, in più lei è venuta per salvarci, senza di lei questa Terra non potrà più esistere."
"In che senso salvarvi? Cosa dovrei...", ma prima di riuscire a finire la frase Amroth è già sparito di nuovo. Credo davvero che non mi abituerò mai a tutto questo.
Fino a ieri pensavo che queste creature non esistessero, che facessero parte di leggende raccontate ai bambini prima di andare a dormire. Ora invece scopro di essere una di loro, senza un senso logico.

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