CAPITOLO 5

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Passai una settimana bellissima. Io e Andrea avevamo instaurato un rapporto che, anche se non saprei come definirlo, era molto forte. Non mi era mai successo di sentirmi così con qualcuno.Era come se ci conoscessimo da sempre, tra di noi c'era una sintonia disarmante.Mi raccontò qualcosa di lui – poco, in realtà, più che altro della sua infanzia.Scoprii così che aveva origini italiane.Stavo bene con lui, e anche se il mio cervello mi diceva di allontanarmi, il mio cuore si apriva ogni giorno di più.Avevo paura che tutto questo fosse solo un'illusione.

Tutti hanno bisogno di illusioni per vivere a pieno la vita.

Avevo paura di innamorarmi di lui e poi scoprire, magari, di non essere ricambiata, o peggio, tradita. Smettila con queste menate, goditela e basta.

Eravamo tutti in giardino a ingozzarci di carne grigliata, mentre Ian e Erin controllavano la brace, quando mi allontanai per andare a prendere altri tovaglioli. Non appena varcata la soglia di casa, mi bloccai immediatamente. La voce di Andrea attirò la mia attenzione.

«Come puoi chiedermi una cosa del genere?». Era al telefono.

«Sì, mi piacerebbe, ma non posso, lo sai. Vorrei che le cose fossero più semplici, che stare accanto a te fosse più semplice. Cazzo, non chiedo molto! Lo fai perché sai che non ti dico di no». Un attimo di silenzio. Non so cos'avrei dato per sentire le parole del suo interlocutore.

«Va bene, ciao». E chiuse la chiamata.Nonostante quello che gli avevo sentito dire, sembrava comunque molto divertito da quella conversazione, e molto tranquillo. Come se stesse parlando con qualcuno con cui aveva una grande confidenza, qualcuno di importante.

Ero rimasta ferma e immobile a fissare il pavimento, ed ero ancora lì quando poco dopo sentii i suoi occhi puntati su di me.

«Ehm... scusa... devo prendere i tovaglioli». Indicai la cucina pronta a defilarmi, quando lui mi fermò.

«Da quanto sei qui?» chiese, visibilmente preoccupato.

«Giusto il tempo di capire alcune cose» gli dissi mentre entravo in cucina. Non lo guardai nemmeno. Presi i tovaglioli, ma lui mi bloccò la mano.

«Non mi va di discutere ora, gli altri ci aspettano, se avrò voglia ne riparleremo dopo». Mollò la presa e ci incamminammo insieme verso il giardino.'Se avrò voglia'. Quella frase continuò a rimbombarmi nella testa per il resto della giornata. Trascorremmo comunque un bel pomeriggio, se non fosse che avevo litigato per l'ennesima volta con una persona che conoscevo appena e che mi aveva già mandato in tilt il cervello.

***

La sera mi sedetti sul dondolo in giardino con un bicchiere di latte freddo tra le mani. Da sempre il mio comfort food, o meglio, il mio comfort drink.E quando si vuole stare da soli, ecco che arriva qualcuno che voglia di stare da solo non ne ha per niente.

«Dobbiamo parlare».

«Bello il cielo, questa sera ci sono tantissime stelle» iniziai.

«Vedi, sono così vicine le une alle altre perché fingono di volersi bene, di ammirare l'una lo scintillare dell'altra, ma in realtà sono indifferenti, ognuna pensa alla propria vita».

«Non capisco che vuoi dire». Eppure ero stata piuttosto chiara.

«Non serve che tu finga di ascoltarmi e comprendermi per scoparmi. Va bene così. Fingiamo che non sia mai successo nulla».

«Ma che stai dicendo? Hai ascoltato la conversazione?»

«Sì, e guarda che se sei fidanzato io non voglio mett...».

DREAM - Il segno del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora