liberamente ispirato a te

80 7 10
                                    

Le sue scarpe rotte affondavano nel manto d'erba umida, le sue mani stringevano dita lontane e i suoi occhi erano chiusi, intenti a raccontare al cuore della bellezza del mondo. Erano solo loro due, seduti su quella panchina a pochi passi dal fiume. Le sue scarpe nuove, invece, erano a riparo, posate sul legno della panca, i suoi capelli svolazzavano leggeri grazie al vento dolce di marzo e la sua bocca narrava della bellezza delle persone. Lui, raccontava della margherita che aveva visto una volta cresciuta, vicino alla tomba del nonno. Lui, invece, narrava della ragazza che si era da poco trasferita nel condominio che si affacciava sull'unico discount che quel piccolo paese possedeva. 

Il suo viso è una storia, diceva. Diceva anche che i suoi occhi erano come pezzi di cielo chiesti delicatamente in prestito, con al loro interno delle nuvole, che le sue guance erano come delle rose, che diventavano rosse ogni volta che inciampava in episodi di quotidianità. Poi parlava delle soffiate di cacao sul suo naso e delle sue labbra color pesca. Passava in seguito alla sua pelle chiara, delicata e profumata di una strana essenza simile alla primavera, al suo corpo minuto, i seni che scomparivano dietro alle maglie pastello e le sue gambe piene di segni violacei. E infine si perdeva a parlare dei suoi capelli corti, dello stesso colore del grano e che erano raccolti da forcine bronzo. Ne parlava spesso. Forse se ne innamorava ogni giorno di più nel momento in cui si aggrappava al suo desiderio di starle accanto. 

Erano circa le sei del pomeriggio quando decisero di recuperare le biciclette che avevano abbandonato per terra un paio di ore prima, quand'erano arrivati. Lui disse di avere fame e quindi aveva proposto di andare a prendere qualcosa al discount, ma lui sapeva che in realtà era tutt'altro che affamato. Nonostante ciò risalirono l'argine e si addentrarono per le trafficate strade del paese. Lui, con il cuore che pulsava d'emozione e speranza di poter vedere quella ragazza, rivolgeva sorrisi, urlava saluti e alzava la mano ogni due per tre. Lui invece si limitava a deboli sorrisi che rivolgeva alle scene di dolcezza che decoravano le gelaterie. Le sue mani tremavano, forse per la paura, perché l'altro era così aperto e gioioso e aveva davvero il terrore di perderlo prima o poi. Non c'era nulla di speciale nella loro amicizia. Salutavano le stelle con il pensiero e sfioravano con le mani intrecciate l'acqua dei loro sogni. Non erano ancora fuochi d'artificio e quindi forse non avrebbero mai imparato ad attraversa il cielo. A volte capitava che lo chiamasse e si invitasse a casa sua per qualche ora, o per la notte intera. Non ne avevano mai discusso ma ogni volta che lo guardava sembrava sempre più distrutto. Gli era capitato di vederlo piangere in passato e aveva sempre pensato che quelle lacrime erano oro che si disperdeva da un fiore di velluto. Forse teneva troppo a lui per lasciarlo andare. 

Presto arrivarono e lasciarono le biciclette in un angolo, incatenate tra di loro. Entrarono ridendo, non sapendo bene perché nemmeno loro, forse erano stati invasi dal Sole pochi istanti prima e ora sprizzavano gioia. Assomigliavano un po' a dei girasoli agli occhi degli altri. Dove c'erano loro, sembrava esserci anche la perfezione. Erano tutti invidiosi di quello che tra di loro c'era, senza sapere davvero che cosa li facesse toccare i cuori delle persone. Salutarono la donna alla cassa: era una signora prossima alla pensione, indossava tanti gioielli ed anche un fiero sorriso. Quando erano un po' più piccoli e andavano lì accompagnati dalle madri, dopo la scuola, lei gli scompigliava sempre i capelli e gli regalava degli ovetti kinder. Aveva divorziato dal marito dopo vent'anni di matrimonio e dopo una figlia, perché la realtà in cui viveva le stava stretta e non riusciva a capacitarsi del fatto che la felicità era tutta lì. Una felicità fatta di tradimenti del suo compagno di vita e di lontananza dalla figlia. Era una donna forte che frapponeva se stessa a qualsiasi altra persona o esigenza. Aveva sempre qualcosa da raccontare, sempre qualcosa per rimanere nella storia delle persone. Era una donna invidiabile, specialmente per loro due. 

Sapevano cosa prendere, il solito tè alla pesca e la solita sprite e poi qualche merendina o sacchetto di patatine. Così se la presero con calma e gironzolarono qua e là talvolta rincorrendosi, talvolta tenendosi il cuore. Si stavano divertendo senza pensare di poter risultare infantili o un qualcosa che non erano. Ma ad un certo punto, il suo cuore riprese a battere di speranza quando incontrò lo sguardo della ragazza. E allora le guance di entrambi diventarono delle rose rosse e i loro occhi frammenti di stelle. Lasciò il cuore dell'altro, che lentamente cadde a terra per poi infrangersi, come simile al vetro. Sarebbe stato bello essere aria in quel momento, tutto e niente allo stesso tempo. Forse avrebbe fatto meglio ad imparare a vivere senza di lui. 

Si avvicinava quasi avesse paura di poterla rovinare solo sfiorandola con il pensiero. Era innegabile ci fosse dell'attrazione. Forse ora capiva di che bellezza parlava l'altro, quella d'altri tempi, quella di un'orchidea, quella delle nuvole nei sogni dei bambini. Poi però nei suoi occhi calò un silenzio colpevole e un buio annegato. E allora capì che il vento d'aprile l'avrebbe portato via. 

libera interpretazione del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora