liberamente ispirato a me

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"Mi manchi". 

Un sussurro in una stanza vuota di vergogna. Parlare, talvolta, sembrava superfluo anche nel suo silenzio, a volte invece sembrava una banalizzazione di un'insana voglia di vivere. Dieci mesi passano in fretta e per chi vive di ricordi sembrano un serbatoio di felicità. Luglio sembrava il mese delle rinascite e delle stelle che brillano come sorrisi nella nebbia. 

"Mi piaci". 

Le dita che tremavano e il cuore che batteva forte. Tra cinque minuti sarebbe stato tutto così stupido e complicato da superare. Quel momento si sarebbe insinuato nelle pieghe del tempo e sarebbe rimasto intatto fino a quando gli alberi non avrebbero smesso di fiorire. In quella luce notturna le lacrime scintillavano. Promesse che svaniscono nei singhiozzi infranti. E poi la notte insonne. Un attacco di panico che spezza il buio.

"Ci si può dimenticare di qualcuno?"

Leggeri pentimenti sfiorano il cuore, hanno lo stesso colore delle viole, e si posano, come farfalle, sotto gli occhi. Una sensazione di vuoto che invade lo stomaco, irruenta come un pugno e consapevole come una lacrima. Ora sembra quasi impossibile vivere, con la spensieratezza che lascia baci d'addio sulle guance e la solitudine che si finge amica abbracciandoti le costole. 

Solo un sospiro. Poi del rap-emo che sbatte violentemente contro le pareti della stanza. Delle gambe che tremano al contatto con i ricordi. Alcuni passi da fuori che sembrano avvicinarsi. Mani che sfregano contro la pelle secca del viso per evitare la vergogna di farsi trovare debole. Non succede nulla, quei passi cessano e tutto aleggia tra attimi di tensione. Poi una porta si apre e si richiude subito dopo e tutto sembra fermarsi. 

"Perché piangi?"

Il ritmo incalzante del tempo sembra ormai insostenibile. Un uragano di emozioni che si muove in una linea d'aria di incomprensione tra i due. Ora sono le mani a tremare, ma per i ricordi che si stanno formando nella mente. 

Un senso di nudità ed impotenza che infrange ogni regola del pudore, si impossessa di quegli attimi. Indecisione è quello che blocca i loro cuori. E' come ritrovarsi di fronte due stelle che hanno smarrito la strada. 

"Sono stanco."

E come una bomba mille urla scoppiano da un momento all'altro. Ogni parola era un ripensamento, era un voler tornare indietro. Così tante sofferenze che erano rimaste nascoste in quegli anni stavano fuoriuscendo come lava incandescente. E così lentamente ognuno faceva le proprie scelte e si allontanavano senza nemmeno avere l'idea di farlo definitivamente. Si ripetevano che la primavera sarebbe ritornata e che tutto si sarebbe aggiustato, che sarebbero tornati ad ascoltare vecchi dischi insieme, senza pensare al domani e dimenticandosi del passato. Ma si stavano pian piano spezzando. Non avrebbero più visto le stelle e il sole insieme. 

Lui aveva nuovamente distrutto ciò che nella vita lo rendeva felice. E avrebbe voluto far finta di niente, pensare che andare avanti sarebbe stato semplice, che non avrebbe comportato assenza del respiro, braccia con segni rossi e mal di testa. 

Mesi dopo, in un mare di cambiamento, s'infrangevano quelle risate, quegli attimi di gioia infinita, su timori emarginati nei loro cuori distrutti da molteplici ferite. Archi di menzogne tracciavano la loro morte, mentre ignari si inebriavano del sapore di farfalle appartenenti agli occhi. Nel crepuscolo, lui sognava di sfiorare le invidiabili virtù dell'altro, con leggerezza ed ingenuità. Si illudeva d'avere il controllo del suo sentire, ma tutto quello, era solo un dedalo di disgrazie, la mente astuta dell'altro, controllava le loro anime e le loro belle membra, mentre si sussurravano un addio. Ricordare quegli scogli sicuri gli riempiva il cuore di amarezza, perché nell'animo aveva consapevolezza. Si chiedeva se avrebbe mai trovato conforto da quel mare desolato, un oblio di orridi pensieri che lo pugnalavano. Si chiedeva se sarebbero mai tornate le nuvole ad avvolgerlo dolcemente, perché gli sembra di sparire, di poter essere dimenticato dai ricordi, messo da parte per essere distrutto.

"Mi manchi". 

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