Non fidarti di nessuno qui dentro.

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Megan ottiene un posto di lavoro a Portland, cosi' lascia Salem la sua città natale affittando un piccolo appartamento e sperando che questa volta sia la volta giusta.

-Buongiorno, lei deve essere il commissario Turner, giusto? - chiedo a un signore in divisa, a prima vista al quanto scorbutico, fuori dalla centrale di polizia. L'uomo mi squadra da capo a piedi soffermandosi molto sulle mie forme prima di degnarmi di una risposta.

-Si sono io, lei è la signorina Smith? -chiede porgendomi la mano che a mia volta stringo.

-Si, piacere. -esclamo sfoggiando uno dei miei sorrisi più finti.

-Il piacere è tutto mio, la prego mi segua. - dice addentrandosi nell'edificio.

Al suo interno un'ondata di disorganizzazione e disordine mi trapassa urtandomi il sistema nevoso.

Sono una persona abbastanza perfettina, odio il disordine, è più forte di me. Pile di scartoffie adagiate a casaccio sulle scrivanie, poliziotti intenti a fare il loro lavoro, persone addolorate per l'omicidio di un parente, criminali che stanno per finire dietro le sbarre, un brusio come sotto fondo disturbato da le urla di una presunta mamma addolorata. A distrarmi dai miei pensieri e una nuova presenza dinanzi a me e il mio futuro capo.

-Signorina Smith lei è Scarlett un componente importante della nostra squadra. – dice facendo poi una pausa. -Scarlett fai fare un giro alla nuova arrivata io ho da fare. - continua rivolgendosi alla mia futura collega congedandosi.

Scarlett sembrava una tipa apposto, né snob né altro.I suoi ricci afro erano raccolti in uno chignon basso e un berretto,gli orecchini a cerchio dorati giravano incontrollati per i troppi movimenti, le labbra sporgenti e carnose tinte di un rosso carminio continuavano a muoversi mentre era intenta a masticare un chewingum.

-Con da fare intende provarci con la barista del bar qui affianco. - sbuffa alzando gli occhi al cielo.Mi scappa un sorrisino che contagia anche lei
- Comunque io sono Scarlett Walker, il commissario ci ha parlato molto di te.- esclama porgendomi la mano.

-Spero in bene.- Continuo io stringendogli la mano.
-Ah se non altro, continuava a elogiarti talmente tanto che sei riuscita a fare invidia a quelle due ochette-dice mentre indica, senza farsi vedere, due donne più in là - senza che ti abbiano neanche mai visto. -conclude poi mentre un sorriso sghembo si fa spazio sul mio volto.

-Dai seguimi. - poi conclude incamminandosi a passo svelto. Faccio perfino difficoltà a reggerle il passo. Mentre schiva vari agenti di polizia inizia a darmi alcune dritte.

-Non fidarti di nessuno qui dentro. -mi avverte.

-Quindi neanche di te? –chiedo intimamente.

Si ferma e si gira di scatto facendomi quasi scontrare contro di lei.

-Ti sembro il tipo di qui non fidarsi? -chiede alzando un sopracciglio e arricciando il naso.

-Non tutti sono ciò che sembrano. -ribatto.

-Hai fegato ragazzina. -dice concludendo per poi riprendere a camminare.

-Lo so. -affermo semplicemente con un sorriso compiaciuto.

-Non prendere mai il cappuccino al bar a meno che tu non voglia stare sulla tazza del water un'intera notte.-

-Sono intollerante al lattosio, quindi sto apposto. -

-Meglio per te-

-Scarlett, lei è l'agente Smith? -sento dire da una voce profonda e roca. Alzo gli occhi e vedo che è un uomo vestito molto elegante con un accenno du pizzetto e due occhi verdi come due praterie.

-In persona. - confermo all'uomo.

-Piacere, io sono Edward Peterson, spero diventeremo ottimi colleghi. - dice porgendomi anche lui la mano.

Sono tutti troppo cordiali qua dentro.

Fin troppo.

Stringo la mano riluttante.

-Rimorchierai dopo Ed. – lo avvisa Scarlett per poi incitarmi a proseguire.

Entriamo in una stanza piena di armadietti e noto subito l'armadietto con scritto il mio nome.

Scarlett lo apre per poi porgermi le chiavi e la mia apparente nuova divisa.

-In fondo a destra troverai i bagni. –

Faccio per andare quando mi scontro con un agente.

Complimenti Megan.

I miei più cari complimenti.

-Stia attenta. - sbotta l'uomo.
Mi ritrovo davanti due pozze d'acqua a squadrarmi da capo a piede.Cerco di non sbavare ricomponendomi subito e ribatto

-Come se la colpa fosse mia. -

Ci guardavamo entrambi con aria di sfida.
Avrei avuto l'ultima parola, questo è sicuro.

-Non si metta contro chi non dovrebbe. -continua.

-Non penso lei possa darmi ordini. -puntualizzo

I suoi occhi mi penetravano ma non avevo intensione di abbassare lo sguardo.

-Non sa con chi lei stia parlando. –conclude.

-Non è nei miei parametri saperlo, arrivederci. -dico girando i tacchi dirigendomi verso il bagno.

Che scalmanato.

Neanche mi conosce.

Però era bello.

Dannazione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 16, 2020 ⏰

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