Attenzione: tutto è ambientato in Giappone
Ero sul terrazzo della scuola. Ero da solo a contemplare il paesaggio, anzi stavo ascoltando di nascosto una dolce melodia suonata al pianoforte mentre ammiravo il sole fondersi con la città. Al piano di sotto, infatti, c'era l'aula di musica, dove ogni giorno una dolce creatura dai capelli ramati e con il tramonto negli occhi suonava dolci melodie. Da due anni, ogni giorno Petra Ral suona il pianoforte in quell' aula di musica. E da circa due anni io ogni giorno mi fermo qui sul terrazzo ad ascoltarla di nascosto.
~*~
Due anni prima le parlai per la prima volta, non mi innamorai subito, ma rimasi un po' sorpreso e forse disgustato dall' eccessiva dolcezza con cui quella ragazza mi parlò. Lei era una matricola, io facevo il terzo anno e dovevo mostrare la scuola alle matricole insieme ai miei compagni.
Quando le parlai dell' aula di musica le si illuminarono gli occhi. Da quel giorno per circa tre mesi non ci siamo più parlati.
Un giorno, però, rimasi sul terrazzo da solo. Avevo appena salutato Isabel e Furlan e Hange. In quel momento giunse alle mie orecchie una melodia accompagnata da un canto a dir poco angelico. Fino a quel momento il battibecco tra Isabel e Hange sul perché la letteratura fosse più bella della matematica non mi aveva permesso di ascoltare la musica suonata al pianoforte.
Per curiosità andai a vedere chi mai potesse avere una voce tanto angelica. Sbirciai all'interno della stanza e riconobbi la sua chioma ramata. Rimasi lì a contemplare quell' angelo che suonava. Mi ero innamorato della sua voce, di quella melodia, probabilmente di lei.
Lo capii parlandoci di nuovo. I professori volevano che si esibisse durante la festa di Natale a scuola e la fecero parlare con me poiché ero uno degli organizzatori. Quando mi parlò i suoi occhi brillarono come le stelle.
Alla festa aveva indossato un semplice vestitino nero che le arrivava poco sopra il ginocchio. Ero sorpreso dalla sua semplicità. Ne fui anche sollevato perché capii che non era come la maggior parte dei nostri coetanei che seguono le mode.
Arrivò il momento della sua performance.
Quando suonò nessuno emise un fiato, ascoltarono tutti rapiti. Quella musica aveva sciolto il ghiaccio del mio cuore.Quando mi complimentai con lei beh... divenne rossa e mi ringraziò con un sorriso. Quel sorriso divenne il motivo della mia esistenza da quel momento.
Poco dopo persi mia madre e Petra pur sapendolo non era cambiata di una virgola: mi ha sempre parlato con normalità e mi ha sempre guardato comprensiva.
Ricordo ancora quella conversazione...
«Ho saputo Levi» disse mettendomi una mano sulla spalla.
«Che vuoi? Non voglio fare pena a nessuno» risposi seccato. Eppure lei non mi sembrò contrariata, anzi, mi prese per mano e disse:
«Anche io ho peso mia mamma diversi anni fa. Quindi ti capisco, ma ti prego, non commettere l'errore di dimenticarla. Dimenticare le persone non ci fa diventare più forti. Io ho deciso di suonare il pianoforte perché lo suonava anche lei. Così facendo per me è come se lei fosse ancora viva».
Poi si alzò ed entrò nell' aula di musica. Non la seguii e non la ringraziai nonostante le sue parole mi avessero confortato. Tuttavia riflettei a lungo sulle sue parole.Quel giorno ebbi la conferma dei miei sentimenti. Da quel giorno rimasi sul terrazzo ad ascoltarla di nascosto.
~*~
Passarono due anni.
Era il 2 giugno ed era l'ultima settimana di scuola prima delle vacanze estive. Era il giorno in cui mi sono dichiarato.Petra era nell'aula di musica che stava suonando il Notturno Op.9 di Chopin. Su queste note le ho detto tutto.
Entrai quatto quatto nell'aula di musica. Petra sembrava non essersi accorta della mia presenza.
La musica fini.«Brava mocciosa» dissi.
Lei sussultò
«Oh Levi mi hai spaventa»
«Andiamo non sono così mostruoso» riposi.
Lei in risposta iniziò a torturarsi le mani.
«No è che non ti avevo sentito arrivare... scusa» farfugliò.
Che tenera.
«Mocciosa rilassati. Sono qui per parlarti» dissi avvicinadomi a lei.Petra si alzò dallo sgabello e si appoggiò alla coda del pianoforte.
I raggi del sole entrano nella stanza illuminando proprio Petra ed il pianoforte. I suoi capelli ramati rifletterono la luce del sole. Sembra un dipinto. Un dipinto troppo bello anche per essere esposto.«Dimmi pure» disse sorridendo.
Quel sorriso illuminò la stanza sovrastando anche i raggi solari.Non essendo bravo con le parole passai subito ai fatti. Staccai il secondo bottone della camicia della scuola, le presi la mano e posai il bottone su quel delicato palmo, poi la baciai dolcemente.
Dopo il bacio Petra mi sorrise e mi abbracciò con dolcezza.
«Ti prometto che darò il mio meglio per renderti felice» disse.
Ci misi tempo a realizzare le sue parole.
«Va già bene così» dissi per poi baciarla di nuovo.Quelli furono i primi di una lunga serie di baci.
~*~
Ora eccomi qui, dieci anni dopo, seduto sul divano a sorseggiare una tazza di te ed ad osservare mia moglie, Petra, che insegna a suonare il pianoforte alla nostra figlioletta Kuchel.
Dopo dieci anni ascolto ancora la sua voce accompagnata, questa volta, da una vocina più squillante.
Adoro mia moglie e mia figlia che cantano per me.
Angolo autrice
Ma salve! È cortissimo lo so, ma è mezzanotte e sono stanca.
Comunque vi spiego il secondo bottone della camicia, per chi non lo sa. Allouuur. Si tratta di un' usanza giapponese: praticamente si da il secondo bottone della camicia alla propria cotta per dichiararsi. Perché proprio il secondo? Perché è quello più vicino al cuore.Bene! Spero vi sia piaciuto! Perdonatemi se è corto.
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One Shots: rivetra. The story of our love.
FanfictionCiauuuu questa è una raccolta di one shots sulla rivetraa. Spero vi piacciano 😘