⋆Capitolo 5⋆

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Quando le mie sorelle decisero di sloggiare dai miei alloggi e fui finalmente sola, mi distesi di nuovo sul letto. Ero stanca morta. Tutta quella adrenalina che mi aveva dato la carica era improvvisamente scomparsa, in più erano tre giorni che non dormivo quasi per niente. Sulla Terra, infatti, avevo portato con me solo pochi spicci e mi ero dovuta accontentare di un misero alloggio in un ostello misto che avevo dovuto dividere con parecchie persone di ogni genere. Uno aveva detto di essere un attore se non sbaglio e qualcun altro di essere venuto da un Paese lontano per cercare fortuna nella grande Mela se non sbaglio. E' inutile aggiungere che con un viavai del genere, dormire era stato assai difficile.

Gli occhi mi si chiudevano da soli e sentivo i muscoli rilassarsi pur cercando ti tenerli attivi il più possibile. Non volevo dormire, non ora. A quanto pare la mia forza di volontà fu troppo misera in confronto a ciò che il mio corpo richiamava a sé. Così mi misi in posizione fetale, tra le mie lenzuola di raso e mi lasciai trasportare dal mio caro vecchio amico Morfeo che non vedevo da un po'.

Fu un rumore a svegliarmi. All'inizio pensavo che qualcuno stesse bussando alla porta ma, ben presto mi accorsi che il rumore non proveniva da lì ma dalla finestra che era rimasta aperta. Non feci neanche in tempo a girarmi che Nyco saltò fuori.

Usai i miei poteri utilizzando una pianta grassa lì vicino per fargli da corrimano ed evitare di farlo cadere a testa a terra.

"Ehilà terreste, finalmente ci facciamo vivi!"

Nyco era il mio miglior amico d'infanzia. Da quando ero nata avevamo trascorso ogni singolo giorno insieme. Lo avevo conosciuto in una giornata di Settembre quando ci avevano costretto a chiuderci nello stesso collegio. Eravamo stati la spalla di ciascuno e ci eravamo supportati ma soprattutto sopportati. Era un ragazzo di una sensibilità spiccata, era sempre pronto a darti un consiglio, non diceva mai la cosa sbagliata.

Era talmente legato a tutta la nostra famiglia che mio padre lo considerava il suo figlio maschio tanto desiderato e non posso negare che Iole era stata più volte scovata a fargli dei complimenti. Si vedeva che era pazza di lui. D'altronde chi non lo era. Era una brava persona. Forte. Altruista. Gentile.

"Sei stata una stupida!" ma era anche una spina nel fianco quando ci si metteva.

Gettai la testa sul cuscino esausta e non osai rispondergli ma lui si girò verso di me guardando con il suo sguardo indagatore.

"Come ti è venuta in mente una cosa del genere. Ero venuto a prenderti per portarti a lago ma quando sono arrivato a casa tua tutti erano nel caos e tuo padre... questa è stata una delle pochissime volte in cui l'ho visto così arrabbiato.."

"Oh insomma" mi alzai dal letto esausta ormai di quelle lezioni di vita che ciascuno mi profilava entrando nella mia camera. "Ho fatto una cosa sbagliata, ma avevo le mie buone ragioni"

"Buone ragioni sufficientemente valide da scappare un altro pianeta?" continuò lui guardandomi con quei suoi occhi verdi. Quanto erano belli.

"Si" risposi io mentre i ricordi mi riportavano alla litigata di qualche giorno prima con mio padre

"Non ti lascerò mai condurre la vita che desideri tu Eryn, perché quella non è la vita per te!" "E quale sarebbe la vita per me? Quella in una gabbia? Magari al fianco di qualcuno che tu sceglierai per me?!" dissi io con le lacrime agli occhi. "Mi stai togliendo tutto quello che mi piace della mia vita: il mio laboratorio, i miei esperimenti, la mia libertà. Stai cercando una figlia che non esiste perché io non mi sottometterò mai alle tue regole!" continuai. "Eryn!" urlò mi padre con gli occhi di fuoco e in preda ad uno scatto di ira spinse un vaso di fiori per aria "Finchè sarai sangue del mio sangue tu farai ciò che IO ritengo sia meglio per te! Sono stanco di dovermi sempre occupare di te! Perché non assomigli un po' alle tue sorelle...perchè non prendi esempio da loro?" "Perché io sono io papà e la mia vita la decido IO!" "Se è così sono costretto a comportarmi di conseguenza! Non uscirai da questa casa fino a mio nuovo ordine e non azzardarti ad avvicinarti ad Haberwood e al laboratorio perché potrei non essere più padrone delle mie azioni a quel punto!". "Bene!" In quel momento sentivo le lacrime che stavo per scendere copiose sulle mie guance, ma sarei stata forte, non gli avrei dato anche il potere di farmi stare male....

Ripensare a quelle scene mi fa venire ancora i brividi.

Guardai Nyco con gli occhi umidi e lui mi strinse subito in un abbraccio e mi diede un bacio sulla fronte. "Quando si calmerà questo fuoco che hai dentro di te... sto diventando vecchio per tutte le paure che mi fai prendere!" "Ma se abbiamo la stessa età!" "Solo anagraficamente!" e mi fece scoppiare a ridere. Lo guardai. Era un gran bel pezzo di fico. Uno dei ragazzi più belli del pianeta con quei capelli ricci color corteccia che gli scendevano sulla fronte, quegli occhi smeraldo e quel corpo scolpito forse troppo dai duri allenamenti a cui si sottoponeva ogni giorno. Nyco, infatti, era il figlio del re Cas Ashelbus in carica. Non sarebbe mai diventato re perché il prossimo in linea di successione sarebbe stato un Dashelbus ma Nyco avrebbe preso il posto di mio padre. Capo delle forze militari. Si stava preparando da quando aveva 10 anni. Ogni giorno si sottopone a sedute di allenamento di ogni genere con durata prolungata, a lezioni di strategia, statistica, matematica e qualche altra materia con nome strano che non ricordo. Inoltre, quando mio padre lo chiama lui è sempre pronto ad assisterlo e a stargli a fianco per poter imparare il più possibile da lui. Mio padre, d'altro canto è così fiero di lui che io non ce la farei nemmeno con dieci vite potrei ad arrecargli tutta questa gioia e quest'orgoglio.

"Ora devo andare Eryn, devo prepararmi per la festa e devi farlo anche tu" "Io non voglio venire" piagnucolo sul suo petto ed inspiro il suo profumo all'aroma di pino speziato, "Ehi guardami... ci sarò io, ci divertiremo! Non so quando potrò liberarmi ma ti pormetto che appena mio padre mi lascia libero corro da te e ci mettiamo a rubare gli stuzzichini dalla cucina come una volta!". Mi si illuminarono gli occhi al suono della parola stuzzichini "E va bene" gli dissi e gli posi il mignolo per sigillare quello che ormai era diventato un patto di sangue per me. Affamata com'ero. Lui strinse il mio dito, mi diede un ultimo fugace bacio sulla guancia e uscì dalla finestra.

In quello stesso istante bussarono alla porta, "Signorina dobbiamo cominciare a prepararci".

Diamo inizio alle danze.

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⏰ Last updated: Mar 17, 2020 ⏰

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Asha - RisveglioWhere stories live. Discover now