Giunsero di notte.
La notte celò il loro arrivo all'umanità. Un cielo nuvoloso, privo di stelle e luna, fu loro alleato quando la nave madre si fermò proprio sopra al centro città.
Eppure qualcuno si accorse della loro venuta.
L'agente Leland non riusciva a dormire, una condizione che spesso accadeva, soprattutto da quando era giunto sulla Terra, parecchi anni fa. Nessuno era a conoscenza del segreto che custodiva sotto la maschera da essere umano che indossava ogni giorno e che rinnovava ogni volta che il travestimento diveniva troppo logoro.
Forse era anche per questo che si era ricavato una piccola camera da letto all'interno di un locale in disuso dell'Agenzia: il suo ascensore privato, infatti, oltre ad accedere al magazzino dei manufatti, faceva tappa in un vano di cui nessuno era al corrente.
All'agente bastava una branda dove potersi coricare per quattro o cinque ore, dopotutto non possedeva alcunché. Quando era fuggito, non aveva portato nulla con sé, a parte i ricordi indelebili del suo pianeta d'origine: alcuni spaventosi, altri così belli da spezzargli il cuore, eppure facevano tutti parte di lui, della sua essenza.
Per questo, quella notte fu l'unico a sentirli arrivare.
Si trovava nella sua piccola stanza personale, sveglio e pensieroso, quando percepì un lieve cambiamento nell'atmosfera terrestre: così stabile e pacifica, era stata turbata da qualcosa di alieno. Allora, Leland si alzò di scatto e tornò nel suo ufficio per mettersi al computer e controllare il cielo. Aveva imparato ad affidarsi al suo istinto e, infatti, gli bastarono pochi secondi per averne la certezza: una flotta intergalattica punteggiava la volta celeste.
Prima o poi doveva succedere...
Era preparato a questa eventualità così si sentiva stranamente tranquillo. Aprì il primo cassetto della scrivania e ne trasse la pistola laser che aveva sottratto a un contrabbandiere di Drethan, controllò che fosse sintonizzata sulla modalità Uccisione dopodiché abbandonò il suo ufficio.
Uscendo dall'Agenzia, incontrò l'agente Wayne, che lo fermò per dargli la buonanotte. A Leland quell'umano piaceva molto: lo trattava quasi come un figlio e mentirgli per tutto questo tempo gli era pesato moltissimo, però non voleva che venisse ucciso per colpa sua quindi continuò con la messinscena.
《A domani, capo》gli disse il giovane, dandogli un'amichevole pacca sulle spalle.
《Certo》sospirò l'uomo, con una punta di tristezza.《Prima che tu vada a casa, volevo dirti che sono fiero di te, della persona che sei e del lavoro che hai svolto finora. Continua così e riallaccia i rapporti con Amy. Mi piace quella ragazza.》
Detto ciò, gli voltò la schiena e abbandonò l'edificio senza girarsi indietro, con passo deciso e sicuro. L'agente Wayne rimase immobile a fissare il suo capo che si allontanava, lasciandogli una strana sensazione addosso. Infatti, Leland non aveva mai manifestato sprazzi d'affetto nei suoi confronti e quel dialogo così bizzarro, gli aveva lasciato l'impressione che si trattasse di un addio e non di un arrivederci.
Il ragazzo, allora, fece ciò in cui era bravo: indagò.
Leland si recò al parco cittadino, un luogo che gli era sempre piaciuto e che gli ricordava i giardini che esistevano sul suo pianeta prima che tutto bruciasse, si sincerò che non vi fossero testimoni notturni, dopodiché attese.
La sua attesa fu davvero breve.
Infatti fu teletrasportato a bordo della nave madre dopo circa dieci minuti terrestri.
Wayne rimase scioccato nel vedere il suo capo scomparire sotto i suoi occhi. Aveva percepito che Leland gli nascondeva qualcosa, ma non poteva immaginare che lui trattasse con gli alieni: dopotutto, la politica dell'uomo era sempre orientata verso la tolleranza zero.
L'agente digrignò i denti, attese un paio di secondi e poi uscì dal suo nascondiglio per raggiungere il medesimo punto in cui aveva visto il suo capo svanire nel nulla: doveva trovarlo e farsi spiegare che stava accadendo.
A bordo, intanto, Leland fu scortato da due guardie, armate di lancia elettrica, fino alla plancia di comando dove trovò Diaspro ad attenderlo. La donna apparteneva alla sua stessa razza, erano cresciuti assieme, nello stesso Nido, però, al contrario di lui, Diaspro adorava la guerra e il combattimento.
《Le'Land. Da quanto tempo》esordì lei, seduta su un trono di metallo scuro e inossidabile.
Nella stanza vi erano soltanto lei e Leland, la nave sostava a bassa quota e il pilota automatico governava ogni decisione, mentre alle guardie era stato dato l'ordine di rimanere fuori, pronte a intervenire al mio comando della Reggente.
《Diaspro》sospirò l'uomo, senza riacquistare le sue reali sembianze《Cosa ci fai qui?》
《Voglio riportarti a casa, ovviamente》rispose lei, con tono neutro, studiando il suo vecchio amico d'infanzia《Il nostro popolo ti voleva giustiziare, ma ho detto loro che eri sotto la mia protezione. Così ti ho regalato un salvacondotto. Basta soltanto che torni a casa con me.》
Leland amava il suo pianeta e gli mancava ogni giorno di più, però la prospettiva di tornarci gli feci venire un moto di disgusto: il progresso aveva avvelenato la sua gente e avevano sfruttato il corpo celeste che gli aveva regalato la vita fino allo sfinimento.
Ora la sua terra natia era ridotta a una landa desolata dove vigeva la regola del più forte.
《Tu non fai mai nulla gratuitamente》considerò l'uomo, incrociando le braccia al petto.
《Se tu non mi avessi illusa per poi gettarmi via, probabilmente non sarei diventata così》commentò Diaspro, amaramente《Comunque, se vuoi tornare a casa, devi pagare il prezzo del biglietto. Altrimenti ti attende la morte.》
《Ottimo. Io non voglio tornare sul nostro pianeta》replicò Leland, conscio di camminare su un terreno impervio e scosceso.
Fra loro due, Diaspro era sempre stata quella più acuta e ingegnosa, quasi subdola, ma lui era troppo accecato dall'affetto che provava per lei. Essendo cresciuti insieme, conoscevano l'uno i pensieri dell'altra e il suo arrivo sulla Terra non faceva presagire nulla di buono.
《Credo che non sia un'opzione disponibile, Le'Land》ribatté Diaspro con un sorriso angelico in volto.
I suoi lineamenti erano delicati e soavi, in totale disaccordo con ciò che celava nelle profondità della sua anima. L'aspetto umano che si era scelta per quell'incontro era davvero splendido, però non rispecchiava la forza che c'era dentro di lei.
《E poi, questo pianeta non è bello quanto il nostro. Cosa ti tiene ancorato qui? Un amico? Una compagna?》aggiunse Diaspro, alzandosi in piedi con un fruscio.
La veste che indossava era setosa e lunghissima, tanto che non le si vedevano i piedi, avvolti in sandali costituiti da ossa e tendini, e la faceva assomigliare a un principessa decaduta.
《Nulla di tutto questo》rispose Leland, mentendo spudoratamente《Solo che non voglio più avere a che fare con quelli della mia razza. Mi piacciono gli esseri umani, nonostante tutti i loro difetti.》
L'uomo non attese alcuna risposta e riattivò psichicamente il teletrasporto per tornare nel parco pubblico, dove trovò Wayne ad aspettarlo. Per Leland non fu propriamente una sorpresa: aveva immaginato che il suo miglior agente non potesse evitare di notare il cambiamento avvenuto nel suo comportamento.
《Allora, che vuoi sapere?》
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Respiro
Science FictionLE AVVENTURE DELL'AGENZIA (3) Un arrivo atteso da molto tempo. Una vecchia conoscenza. Un nuovo inizio. La copertina è un inquietante lavoro di @TheLorenzoDC 😃