2: una piccola peste

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Il tempo passava e il giovane Farkas stava prendendo di- mestichezza con le cure e i metodi d'insegnamento da im- partire alla piccola Yennefer. All'inizio le notti furono piut- tosto difficili da superare visti i molti incubi della novellina, spesso susseguiti da piccole scariche di energia magica che per una bambina della sua età erano decisamente molto forti. Pensò che forse uno dei motivi per cui non l'avevano affidata ad altri fosse per la propria capacità di resistenza alle scari- che, inoltre, se già a quella tenera età la piccola mostrava so- vraccaricamenti di energia, altro non voleva dire che poteva essere pericolosa per tutti coloro che erano ritenuti "Puri". Si domandò quindi perché quella bambina fosse stata portata lì e non lasciata al suo destino come normalmente avrebbero fatto con uno della loro razza, specie se già potente a quel modo.

Col passare del tempo fortunatamente la situazione not- turna andò migliorando e anche la dispersione di energia sembrò avere riscontri positivi controllandosi sempre più, ma i problemi veri sorsero il giorno.

Farkas era riuscito a trovare un equilibrio tra i suoi studi in Accademia e l'educazione di Yennefer, ma alle volte faceva fatica dato il comportamento esuberante della bimba. Fin tanto che non camminava si riusciva a gestire con più facilità, ma da quando era diventata in grado di girovagare con le sue gambette, per più di una volta, era uscita dalla stanza in assenza del ragazzino combinando disastri su disastri e mettendo così a rischio non solo la sua presenza lì dentro, ma anche il rendimento dello stesso Farkas.

Al compimento degli undici anni, Farkas era diventato un ragazzino molto silenzioso e riservato, non che non lo fosse stato già in precedenza, ma ogni volta che la piccola Yennefer ne combinava una chi ci rimetteva era sempre lui. Per far sì che le punizioni non venissero assegnate a lei, se ne faceva carico lui stesso visto che a rischiare la permanen- za in Accademia era proprio lei dato che non era ancora entrata ufficialmente a farne parte. Restava in silenzio e cer- cava di limitare al minimo le sue relazioni affinché nessuno potesse avvicinarsi alla bimba e scoprire la sua presenza lì dentro.

Un giorno Farkas tornò in camera dove lo attendeva la piccola diavoletta, come la chiamava lui. Era particolarmen- te stanco e dolorante soprattutto alla schiena ma prima di accasciarsi sul letto andò da lei. Le afferrò le mani cercando di farla stare ferma, poi le disse: «Yen, d'ora in poi dovrai fare la brava. Tra pochi giorni compirai quattro anni, hai quasi raggiunto l'età per entrare ufficialmente qui dentro... non buttare tutto all'aria proprio adesso va bene?».

«Va bene, fratellone» rispose lei tristemente, quando vide il ragazzino alzarsi. Notò una piccola macchia rossa dietro alla maglia, talmente piccola che pensò potesse essere un in- setto, ma non aggiunse nulla, continuando a guardarlo con aria dispiaciuta.

Contrariamente a quanto si poteva pensare, Yennefer era veramente stata in grado di capire il fratello nonostante avesse solo quattro anni.

«Ahh!» gemette di dolore lui. Quando si voltò verso la bambina, che ormai considerava come sua sorella minore dopo quei due anni passati a stretto contatto, vide la preoccupazione nei suoi occhi e così, per tranquillizzarla, inventò una storia sul momento. «Il tuo fratellone oggi ha sconfitto dei brutti ceffi che stavano aggredendo un povera signora, ma adesso sono stanco e devo riposare, perciò fa' la brava ora, d'accordo?» le chiese sorridendo teneramente. Yennefer annuì solamente, rimettendo a posto tutto il disastro che aveva combinato nella stanza. Si fece una promessa, ovvero che da quel giorno si sarebbe sempre comportata bene e che, soprattutto, non avrebbe mai più fatto correre dei rischi all'amato fratello. Sapeva che non erano biologicamente fratello e sorella, visto che Farkas glielo aveva cercato di spiegare sin da subito ed in modo molto semplice, ma lei gli voleva bene come se lo fosse stato realmente e anche per questo fece quella promessa a se stessa. Così non appena finì di sistema- re il tutto, si sedette in terra in fondo al letto dove Farkas riposava. Dentro di sé si ripeteva che doveva fare la brava bambina e che doveva fare "la guardia" a suo fratello se i mostri fossero giunti sin lì.

AYAME DOOSU [CARTACEO ed E-BOOK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora