Strong

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Dopo che la Alius è stata battuta, lui e Claude sono stati rispediti al Sun Garden. Gazelle non sopportara quell'orfanotrofio. La consapevolezza di essere ormai troppo grande per essere adottato, per avere una famiglia, gli fa tornare in mente il giorno in cui è stato abbandonato. Lì, davanti all'entrata, i ricordi gli tornarono alla mente forti come una tempesta.

Bryce è sempre stato un bambino silenzioso, i suoi genitori lo sapevano. E forse è di questo che avevano paura. Continuavano a dire al piccolo Bryce di parlare, di interagire con gli altri. Dicevano che altrimenti crescendo sarebbe stato vittima dei bulli. Gli albini sembrano così fragili all'apparenza.

Un giorno il piccolo Bryce ascoltò una conversazione dei suoi. Parlavano di come non sarebbero riusciti a gestire un bambino problematico bullizzato. Parlavano di depressione, di paura. Pochi giorni dopo, con una scusa i due coniugi lo abbandonarono al Sun Garden. Il piccolo Bryce, semplicemente, si isolò ancora di più. O almeno, ci provò. Un bambino più grande di lui di solo pochi mesi con un tulipano sulla testa non glie lo permise.

Ora Bryce era grato a quel bambino. Perché quel bambino ora era un ragazzo. Il suo ragazzo. Era il ragazzo che ora gli stringeva la mano e lo fissava. Si era paralizzato, il povero Bryce. Claude l'ha ovviamente notato.
«Ehy ghiacciolino, è solo un luogo. Dobbiamo entrare e basta. Ce la fai o sei diventato una stalattite?»
L'assenza di risposta da parte dell'altro ragazzo fece capire a Claude che no, non era così facile.
«Bryce... Bryce, guardami»
Non diede all'albino nemmeno il tempo di voltarsi che per farsi guardare gli si parò davanti.
«Lo so che odi questo posto, anche più di me. Ma non pensare al passato, okay? Entriamo e basta. Insieme. Va bene così, no? Okay?»
Bryce storse leggermente le labbra, poi annuì piano. I due entrano. Ritornarono in un posto che per loro era solo una prigione.

Avevano di nuovo la loro vecchia stanza, in comune per fortuna di Bryce. Non che avesse problemi a dormire da solo, ma col tempo si era abituato a dormire tra le braccia del suo ragazzo. E un'abitudine è sempre difficile e da cambiare. Mentre disfava i bagagli, rimase in silenzio. Non che fosse una cosa rara. Ma Claude aveva imparato a distinguere i silenzi di Bryce. E capì che l'altro era abbastanza turbato. Per questo si sedette sul letto ad aspettare. Aspettare cosa? Che Bryce gli passasse davanti per sistemare le cose. E quando accadde, se lo tirò addosso. Lo fece sedere in braccio a se e lo strinse da dietro.
«Tulipano baka, dovremmo mettere a posto i bagagli» disse Bryce, ma il suo tono solitamente fermo e glaciale era più gentile. Non era come al solito. L'albino aveva ancora difficoltà a mostrare ciò che provava apertamente, anche con il suo ragazzo. Ma un po si stava abituando. Ed in particolare erano quei dolci momenti in cui invece che litigare si aiutavano, che lo liberavano dalla sua maschera di ghiaccio.
«Si, si. Dopo, forse» disse distrattamente Claude, nascondendo il volto tra il collo e la schiena dell'altro ragazzo. A Bryce sfuggì un piccolo sorriso e poggiò le mani sul braccio del rosso, rilassandosi un po.
«So che questo posto fa schifo, ma possiamo renderlo meno di merda» disse il tulipano, con la sua solita finezza.
«Ah si? Che hai in mente tulipano baka?»
«Beh, già che ci sei tu ghiacciolino baka è qualcosa. E io sto con te. E ti aiuto a non pensare. Quindi va già meglio, no?»
«Si... Suppongo di si»
Il rosso si buttò all'indietro, tirando giù anche Bryce e facendolo stendere di fronte a se.
«Fa tutto schifo. Ma insieme un po meno, no?»
L'albino annuì, ricevendo poi un bacio sulle labbra che lo fece sorridere. Claude lo tirò nuovamente a se, stavolta abbracciandolo per bene. Bryce si strinse a lui. Nonostante fosse un amante del ghiaccio, il calore che riceveva dagli abbracci del suo ragazzo lo facevano star bene.
«Non dovevamo disfare i bagagli?» lo prese in giro Claude, notando come Bryce si accoccolasse meglio a lui.
«Stai zitto e basta, tulipano baka»

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