Incipit: Ulisse e Arianna

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Premessa d'autrice: Come vento presto verrà pubblicato in formato cartaceo e digitale. Per questo motivo ho tolto la storia da Wattpad. Ho lasciato soltanto la parte iniziale del primo capitolo. Si tratta della prima stesura, non ancora editata, giusto per farsi un'idea del mio modo di scrivere. 




II mese, anno 808

dalla fondazione

di Byen Bor





Una mattina come le altre.

I colori del cielo si riflettevano tra le onde del fiume Klide, un grigio spezzato dai petali ovali dell'oleandro. Vind studiava quello specchio di sfumature, le dita immerse tra le stoffe, due ciocche castane sfuggite a un laccio della cuffia che indossava solo per metà.

L'igiene prima di tutto, recitò la voce dell'Istruttrice Suprema nei suoi pensieri.

Ora più che mai, riecheggiavano le compagne di servizio.

Ma a Vind non importava niente.

Teneva gli occhi bassi, mentre sfregava sulle stoffe imbrattate di sangue, grattava le divise dei soldati defunti per cancellare ogni traccia di morte.

Accovacciate tra le rocce dell'argine, le compagne intingevano le dita scheletriche nel fondale. Non c'erano più pesci in quel fiume, né mani chiuse a coppa per potenziare un getto d'acqua contro un amico, un fratello, un amato.

Eppure, Vind era cresciuta sulle rive del Klide. Prima della guerra, prima di servire l'Istituto come tutte le donne senza famiglia. Prima, quando i pensieri erano piume di gabbiano che volavano nel vento. Da cinque anni, invece, i giorni si ripetevano identici, senza più gioie o speranze.

«Ieri notte sono sgattaiolata allo steccato del vecchio olmo e ho sentito l'Istruttrice Suprema confrontarsi di nascosto con le Sorveglianti. Ha detto che al fronte c'è stato uno scontro con i Figli del Bosco, due settimane fa.»

Non mi interessa.

Solaria invece voleva parlare. Avanzò nella divisa grigia, gli occhi così infossati da sparire nel cranio. Stretta nel grembiule, si ritagliò un posticino sullo scoglio vicino e scricchiolò nelle ossa marce.

«Mantenere le distanze di sicurezza! Due metri da una compagna all'altra. Due metri!» strillava una Sorvegliante e sventolava una scopa di ramaglia, a intendere che al primo sgarro l'obiettivo di quelle sferzate sarebbe stato la loro schiena.

Solaria, piccina come un topo di campagna, si premette la cuffia sopra i capelli color cenere e passò inosservata al suo mirino.

«Quindici giorni fa c'è stato uno scontro ai piedi della foresta di Morkeste, poco oltre il Vallo Boschivo.»

Vind tirò il panno nel cesto, smise di litigare con il vermiglio di una macchia e fece per fuggire da Solaria, ma il turno non era finito e la Sorvegliante le gettò una nuova camicia sulla cuffia malmessa.

«Non lo vuoi sapere, Vind, se abbiamo vinto la guerra? Lo possiamo scoprire dopo cena. Le voci hanno percorso miglia, attraversato l'intera Pianura desertica e sono arrivate qui, allo steccato del vecchio olmo.»

Non mi interessa.

«Se i nostri soldati sono riusciti a superare la foresta di Morkeste, forse la guerra sarà finita, forse hanno trovato la sorgente del Klide.»

La voce di Solaria era una chiodo premuto e ripremuto nel cranio. E più parlava, più Vind sfregava le nocche arrossate sulla stoffa, la pelle squamata, i petali di oleandro fastidiosamente ficcati sotto le unghie.

«Non mi interessa» disse infine.

Non parlava da molto e forse per questo non riconobbe la sua voce. Le sembrò il graffio di un coltello da affilare su un sasso, un suono prodotto dai margini dell'universo e non dal suo stesso organismo.

«Non ti interessa?» le fece eco Solaria.

Fu un cazzotto nel costato, un pugno così ben assestato da lasciarle la ruggine del sangue in bocca.

«Vind, l'Istruttrice dice che è stata la Squadra Aurea ad affrontare il nemico.» Sempre la stessa storia. «Dice che alcuni dei soldati stanno tornando, finalmente li rivedremo, ma forse qualcuno...» La voce le si strozzò in gola, mentre la mano scosse il polso di Vind, perché uscisse da quella bolla di indifferenza che l'avvolgeva. «C'è lui in quella squadra. Non vuoi sapere se è vivo?»

Il cuore non diede un battito, non un'intermittenza, non un segnale che le dicesse di reagire. Lui l'aveva lasciata. Di lui non le importava più niente.

E allora Solaria deglutì, premette le unghie nella carne: «C'è anche tuo fratello. Come puoi averlo scordato?»

Il cuore sussultò e cigolò di un sentimento antico. Era come se un dardo di colpa l'avesse centrato in pieno, per poi sminuzzarlo in polvere e trasformare lei stessa in un pugno di cenere velenosa.

'Sun, suo fratello, sorteggiato per il fronte, per combattere contro i Figli del Bosco. Era da tre anni che non lo vedeva.

Vind abbassò gli occhi color perla e scaricò il silenzio tra due zolle di terra bruciata. Solo quando Solaria sciolse la stretta dal polso, si concesse un cenno: doveva sapere. Quella sera, allo steccato del vecchio olmo.

Come ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora