"Cara morte"

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12 agosto 1997

Caro Diario,

oggi probabilmente è l'ultima volta che ti scrivo, dopo tutto quello che è successo quest'anno, non riesco più ad andare avanti, a guardare oltre.

Non faccio che pensare a lei, a quanto mi abbia aiutato ad essere me stessa, anche se agli altri non va bene.

Da quando l'hanno portata via, in un posto di "educazione sessuale" mi sento completamente vuota, anche se sono passati cinque mesi... nessuno può capire come mi sento, come mi hanno fatta sentire e non voglio immaginare come mi faranno sentire in futuro.

Grazie a questo diario sono riuscita a sopravvivere a questo anno, ma mentalmente non ce la faccio più.

Addio.

MAX

Mentre posa il suo diario, ripensa a quando rivedrà sua madre, e si inizia a chiedere se la rivedrà davvero.

Dopo avere rifatto la lettera che lascerà a suo fratello e suo padre, dove spiega tutto, iniziano ad uscire le lacrime da sole, come se stesse avendo l'ennesimo attacco di panico.

Levatasi gli occhiali per asciugarsi gli occhi e le guance, si dirige verso la miniera abbandonata, con la sua bicicletta rosso corallo, che suo padre le regalò appena cambiò scuola l'anno passato.

Arrivata lì, con i capelli rossi fuoco tirati in una coda di cavallo, quei pantaloncini dell'adidas blu, la maglietta bianca dei Rolling Stone e gli occhiali a goccia dorati da cui risaltano gli occhi verde menta, che si notano anche se i vetri sono appannati dal sudore, pronta a leggere ad alta voce una lettera che aveva nascosto nel vagone abbandonato, il suo posto sicuro.

Cara morte,

lo so che mi aspetti, e che io aspetto te, ma ti volevo chiedere un favore: uccidimi infretta. Non lasciare sperare a nessuno che io mi possa risvegliare, non far dubitare a nessuno del mio suicidio, non far venire la pena a quelle persone che mi deridono, no. Falle soffrire, fagli capire che è stata tutta colpa dei loro insulti, delle loro battutine, dei loro scherzi.

Fai in modo che non si dimentichino. Che non si dimentichino di quello che mi hanno fatto. Che CI hanno fatto.

Fai in modo che mio padre non si senti in colpa perché non mi ha protetto. Fai in modo che mio fratello non si senta in dovere di andare a picchiare chi mi ha spinto a fare questo.

Spero che sia stata amata da qualcuno, e che mi ricordi con un sorriso, e che mentre mi pensi, abbia un sorriso a 35 denti, e che non si senti in colpa per avermi lasciata da sola senza il suo volere.

MAX

Appena posa la lettera, si dirige verso il burrone, alto all'incirca 30 metri, viene bloccata da una figura che, per salvarla, la spinge verso terra e la stordisce.

Appena si risveglia, nota che la figura era un ragazzo, che poteva avere la sua stessa età, vestito con un giubbotto di pelle nero da motociclista, con dei jeans neri strappati e una maglietta rosso fuoco, piena di bruciature.

«Ehi! Meno male che hai scritto la lettera, sennò non sapevo il perché sei disposta a fare quello che stavi per fare» mentre teneva la lettera in mano.

«Chi sei tu? Non ti ho sentito arrivare, e non vedo nessun mezzo con cui potresti esser venuto fin qui» chiese Max, un po' impaurita da quel ragazzo misterioso.

«Sai, esiste una cosa chiamata camminare...» dice il ragazzo scherzando, come se non ci fosse nulla di serio in quel contesto; «comunque, sono davvero scortese Maxime; piacere, sono Lucio, o almeno, è così che mi faccio chiamare qui».

"In che senso qui? Cambia nomee in qualsiasi luogo vada?" Si chiedeva Max.

«No! Cambio nome solo per mimetizzarmi fra voi umani, e questo è quello che assomiglia di più al mio qui in Italia.» «Ma come hai fatto a...» «Lascia stare tutte quelle domande... ma davvero non l'hai ancora capito? Va bene che vestito così non sono credibile, ma almeno se ti dico che NON sono UMANO, ci arrivi?»

Max non ci voleva credere, non poteva essere...o forse sì? «Sei il diavolo? O comunque qualcosa che viene dall'inferno?»

«Brava! Ma c'eri quasi. Sono il figlio di Lucifero, e siccome sono figlio di un essere semi-divino, mi chiamano l'angelo della morte. Ora, perché vuoi fare il salto nel vuoto.»

«Ma come, sei l'angelo della morte, e non sai nulla delle persone che vai a prendere?»

«Beh, di solito nessuno mi scrive una lettera, ma raccontano le loro storie durante il solito tragitto».

Max rimase scioccata, ma lo comprese: "Chi mai scriverebbe una lettera prima di morire, l'unica lettera di cui si preoccupano è quella dell'eredità, e soprattutto, chi mai scriverebbe una lettera alla morte?"

«Dai! Sono curioso! Non ho mai parlato con una non morta minorenne! So solo che hai cambiato scuola e che hai paura per tuo padre e tuo fratello.»

Ad un certo punto, Lucio porta dietro la mano e, come per magia, fa apparire il diario di Max.

«Come fai ad averlo! L'avevo lasciato a casa, al suo posto!»

«Te l'ho detto che sono un angelo. L'ho preso, è la cosa che mi incuriosisce di più. L'unica cosa che ho letto è l'ultima pagina. Chi è questa ragazza di cui parli?»

«Vuoi la storia di come sono arrivata fino a questo punto, no? Ti basta leggere quel diario per capire.»

«Che centra! Voi umani, per quanto usiate la scrittura, siete i migliori a spiegarla a voce!»

«Ok, ma ho bisogno del diario.»


La lettera di premorteWhere stories live. Discover now