Adesso dormi

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Porca miseria, il ciclo.

Ecco cosa pensai quando mi chiusi nel bagno della centrale di polizia, subito dopo aver rilasciato la mia testimonianza.

Non so per quanto rimasti chiusa in quel cubicolo, seduta sul water e con la testa fra le mani per rimuginare su tutto quello che c'era di sbagliato nella mia vita.

Mio padre era un assassino.

Logan era in ospedale a causa mia.

Io avevo il ciclo.

Scoppiai a ridere.

Ecco il perché dei crampi, della fame incontrollata, dell'ansia... ma certo, Lessie, mi dissi, è colpa del ciclo, non di quel pazzo di Nicholas Belmont.

Non avevo assorbenti, allora allungai il braccio verso la carta igienica, ma ovviamente era finita anche quella. Mi ritrovai a giocare col rotolo di cartone, neanche fossi un criceto impazzito che giocava con una ruota.

Qualcuno, prima o poi, sarebbe venuto a controllare che stessi bene e gli avrei chiesto aiuto, nel frattempo me ne sarei stata buona e calma a grattare la porta in legno davanti a me. Che razza di situazione. Come se ciò non bastasse, continuavo a tremare e a sudare freddo. Più guardavo i vestiti sporchi di sangue e sentivo quel maledetto odore ferroso, più aumentava la nausea e mi girava la testa.

Pensavo ‒ speravo ‒ che una volta lontana da casa Belmont mi sarei data una calmata, ma continuavo a stare peggio. In un certo senso stava andando tutto secondo i piani, ma Logan... continuavo a rivederlo ai piedi delle scale, e i suoi occhi terrorizzati mi perseguitavano. Perché non potevo tornare indietro nel tempo per dire a Jan di far ammazzare mio padre, e risolvere tutto così? Non era giusto che noi, Horàk e Barlow, uscissimo vittoriosi da quella situazione a discapito di un innocente. Avrei preferito alzarmi ogni mattina e guardare allo specchio il volto di un'assassina che passare un altro minuto con l'angoscia che provavo nel cuore.

E io gli piaccio? Appoggiai la fronte contro al muro freddo, sospirando. Come diavolo fa a piacergli una come me?

Su una cosa mio padre aveva avuto ragione: forse ero destinata a stare con uno più simile a Jan. Uno che, come me, possedeva fin dalla nascita la macchia del peccato. Qualcuno che non poteva essere contaminato dalla mia famiglia, perché lo era già a causa della propria.

La porta del bagno delle signore cigolò, e dopo un attimo qualcuno interruppe il silenzio con qualche colpo di tosse. «Signorina, va tutto bene?»

Tirai un sospiro di sollievo: era l'agente gentile che mi aveva indicato il bagno. «Signora Emma» mi lamentai. Era stata lei a dirmi di chiamarla così. «Mi è venuto il ciclo.»

Ancora silenzio. «Ti serve un assorbente?»

«Magari.» Sperai di non dover più aprire bocca, perché a ogni sillaba avevo il timore di rimettere tutto, ammesso che nel mio intestino ci fosse qualcosa, altrimenti avrei buttato fuori gli organi.

Dio, quanto volevo andare a casa! E poi buttarmi sul letto e chiudere gli occhi per immaginare una vita normale, una vita il cui massimo problema fosse quale vestito scegliere per il ballo scolastico. "A Logan piace più il blu o il rosso?" mi sarei chiesta, per poi scoprire che a lui poco importava, perché gli sarei piaciuta anche con addosso un orripilante vestito verde pisello.

La gentilissima Emma non fece ulteriori domande e se ne andò anche abbastanza in fretta, per fortuna, perché con quei nuovi pensieri che avevo in testa oltre a vomitare sarei scoppiata in lacrime.

Risolto l'inconveniente del ciclo, ero libera di tornarmene a casa.

Il mio telefono segnava una sola notifica da parte di Marvin che mi informava del suo arrivo in ospedale. Era in sala d'attesa col padre di Logan, ed entrambi aspettavano notizie. Il testo terminava con un "Stai tranquilla" e un cuoricino, e non seppi bene come interpretarlo.

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