Capitolo 5

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"Qualcosa non va?" chiese Emma incuriosita ma allo stesso tempo irritata a causa della discussione avutasi il giorno prima. Suo padre seduto di fronte a lei l'aveva convocata e fissandola con sguardo severo, le ordinó di sedersi. "Se permettete qua le domande le pongo io non voi. Abbiate solamente la cortesia di rispondermi.
Dove siete stata ieri?Avete avuto la bella idea di fuggire senza riferirmi nulla. Vi pare questo il modo di comportarsi?!" domandó ad alta voce dando un pugno forte sulla scrivania. Lei sobbalzó,sorpresa dal gesto improvviso, ma non lo diede a vedere. Dopo un attimo di silenzio disse: "Non sono costretta a rispondervi. Non vi diró nient'altro. Pensate invece al VOSTRO di comportamento, ma non solo nei miei riguardi. Nei confronti di tutte le persone di buon animo che vi circondano e vi rispettano ogni giorno. Poi agite come vi pare,io non ho paura di nessuno; se state tentando di spaventarmi vi consiglio di cambiare strategia perché così,da me, non otterrete nulla" detto ció si alzó e a passi svelti andó via mentre il padre la richiamava inutilmente.
"Beh non dovreste stupirvi, vostra figlia è sempre stata cosí..affascinante quanto testarda" sopraggiunse Jean con tutta calma. "Vi chiedo innanzitutto perdono se mi sono intrufolato qui senza avervi avvisato prima, ma ora la mia presenza è assolutamente fondamentale se desiderate togliervi ogni dubbio dalla vostra mente..."
Il re sbuffó ma non obiettò. Volle ascoltarlo. "Parlate pure e vedete di non farmi spazientire." Jean ridacchió poi aggiunse :" Ho ascoltato casualmente la conversazione un po' ardua che avete tenuto con vostra figlia, ma non vi preoccupate...potete assolutamente fidarvi di me. Io so dove si trovava e posso rispondere a tutte le domande che..."
"Allora ditemi tutto quello che sapete avanti" lo interruppe il re. Jean in quel momento si sentiva importante e stava guadagnando punti da non perdere di vista. Se avesse ottenuto la piena fiducia di Didier, sicuramente gli sarebbe giovato un rapporto duraturo con Emma. "Concedetemi di avvisarvi, per prima cosa,che la principessa da un po' di tempo,a parer mio, non sembra più forte e arzilla come invece lo era una volta...appare malinconica e stanca,probabilmente non si sente bene..lasciate che io le dia una mano in modo tale che non percepisca più tutta quella pesantezza che pare debba caricarsi sulle spalle..." il re perse la pazienza e sbottó in malomodo . "VOGLIO SOLO SAPERE DOVE SI TROVAVA IERI E COSA STAVA FACENDO" Jean si intimorí; "Scusatemi vostra maestà, non voglio turbarvi. Sappiate peró che l'ho salvata..." Didier lo interruppe nuovamente. "Salvata?Siete sicuro di non dire fesserie?Guardate che sin da quando era piccola è stata addestrata molto bene,raggiungendo quasi la perfezione di maestria e un'ottima portata. Dovreste saperlo..."
"Ma certamente,ovviamente non oso e non mi permetterei mai di contraddirvi ma vedete,come dicevo poco fa,la principessa è diversa,sembra cambiata..io sono in parte abbastanza preoccupato per lei dovete capirmi...vabbé ora passo subito al dunque spiegandovi tutto:si trovava da sola in un bosco desolato,io l'avevo notata in lontananza, poi a un certo punto vidi un incendio:in men che non si dica il fuoco divampó come non mai, intrappolandola...io però giunsi in quello stesso punto in tempo e..."
"Basta così per favore." Il re lo aveva stoppato. "Vi ringrazio e sono fiducioso nella vostra parola. Affido a voi il compito di controllare mia figlia e riportarmi qui tutto quello che accade... io... io non la riconosco più"
Jean aveva mentito alla perfezione,in questo campo era davvero un genio. Aveva la capacità di raggirare ogni singola frase e comporci uno scenario così avvincente affinché potesse diventare il più realistico possibile.
"Volete che chiami la principessa?Avrete tante cose di cui parlare immagino..." aggiunse fingendo di dispiacersi. "O meglio,se preferite,potrei sempre fare la mia parte per tentare di rimediare la faccenda e tutte quelle questioni su cui siete in disaccordo" il re fece di no con la testa e rispose con freddezza . "Non intromettetevi,saprò gestire io la situazione senza che vi immischiate,scusate" poi si alzó e aprì le finestre per far circolare un po' d'aria.
Una folata di vento scompigliò i capelli di Jean il quale,dopo averli sistemati con cura, ribadí ridendo : "Si tratta di un arrivo del maestrale eh, sempre molto gentile"
"E sempre molto freddo direi. Di questo passo saremo costretti a convivere pure con il gelo in battaglia oltre che ad assicurarci il coltello dalla parte del manico..." rispose Didier osservando il paesaggio. Gli alberi avevano iniziato ad ondulare senza fermarsi e privi di un controllo adeguato. Per aria volavano foglie e rametti accompagnati dal sibilo inquietante del vento che sembrava volersi impossessare di qualsiasi cosa gli capitasse sottomano.
"Siete pronto vero?" domandò poi Jean rompendo il silenzio. "L'importante è che gli eserciti siano ben disciplinati, addestrati e combattivi. Noi uomini siamo perseveranti, carismatici ,tenaci,che non si arrendono alla prima difficoltà e che agiscono soprattutto per il bene della nostra patria pur rischiando la nostra stessa vita. Sono più che sicuro che i vostri uomini non vi deluderanno, non nego peró che non subiremo delle perdite, ma non ci faremo schiacciare dal potere degli inglesi. Li ridurremo al lastrico senza ombra di dubbio, così tanto, che ognuno di loro si inginocchierà a noi e piangendo,affogando nelle loro lacrime amare, ci supplicheranno,ci chiederanno pietà e avremo il completo dominio su di loro senza che nessun altro ci intralci."
"Parole sagge e vittoria nelle tasche dunque" replicó fieramente Didier. "Poveri loro,non hanno la minima idea di cosa dovranno affrontare, di quanti addii saranno costretti a pronunciare e di quanta sofferenza dovranno sopportare. Capiranno ben presto, peró, chi comanda seriamente."
"Quando radunerà gli eserciti?" chiese Jean.
"Il prima possibile,stavo pensando tra due giorni, ora sarebbe meglio che si godessero tutti gli ultimi attimi di relativa tranquillità perché poi sarà dura" rispose il re dandogli una pacca sulla spalla. "Abbiate fiducia in me,farò il possibile,combatteró fino all'ultimo e proteggeró vostra figlia" lo rassicurò il principe abbracciandolo. Didier lo ringrazió. Nonostante tutto restava comunque orgoglioso di lei sebbene lo ammettesse poche volte.
"Ora vado va, domattina all'alba il mio esercito sarà pronto e scattante per l'addestramento,come al nostro solito." disse poi dirigendosi verso l'uscita. "Non volete che vi offra qualcosa?" domandò il re, ma l'altro non accettó. Si diresse al piano di sopra e,accidentalmente andó contro la principessa,trovandola in un corridoio. Si scusò in fretta ma ella lo fissò con sguardo agghiacciante. Guardandolo dritto negli occhi non esitò a parlare:"Vedo che siete fin troppo scaltro,bravo,ma non credete di farla franca con me,sia chiaro"
"Non so a cosa vi stiate riferendo ma, sí ,questa bella parola mi si addice particolarmente" scherzò lui.
"Sapete benissimo a cosa mi riferisco ,perché voi oltre ad essere scaltro siete pure un bugiardo e un aprofittatore lasciatevelo dire".
"Vi ritengo molto perspicace signorina,solo una come voi riuscirebbe a notare scrupolosamente i miei lati piú oscuri: siete una donna attenta e vigile, vi faccio i miei sinceri complimenti" e si inchinó senza accorgersi che la giovane lo aveva appena abbandonato.

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