Capitolo 1.4

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La storia che Oscar stava facendo scrivere a Violet narrava le misteriose avventure di una ragazzina.
Fuggita di casa, viaggiava in lungo e in largo imbattendosi in ogni genere di persone e nelle loro vicende, maturando di volta in volta.
La protagonista era stata modellata basandosi sulla figlioletta deceduta.
La quale, nel finale, sarebbe ritornata proprio a quella casa che aveva abbandonato.
Ad attenderla, ci sarebbe stato il padre, ormai invecchiato, che ormai stenta a riconoscerla data la sua incredibile crescita.
Lei, afflitta, lo implora di ricordare la promessa che un tempo si erano scambiati:
Un giorno gli avrebbe mostrato come attraversa il lago di fronte alla loro casa camminando sulle foglie cadute.
«Gli esseri umani non sono in grado di camminare sull'acqua.»
«Nel racconto, verrà salvata durante una sua avventura da uno spirito dell'acqua che le ha donato la protezione.»
«Anche stando così le cose... Non mi assomiglia per niente. La ragazza del racconto è briosa, amabile ed innocente. Non ha assolutamente nulla in comune con me.»
Lo scrittore e la Bambola di Scrittura Automatica discussero aspramente.
Oscar le aveva chiesto di indossare abiti simili a quelli della protagonista ed andare a giocherellare in riva al lago, e ciò diede inizio alla discussione.
Le aveva fatto fare lavori di casa come le pulizie, lavare il bucato, cucinare ed infine questa richiesta.
La trattava proprio come una tuttofare.
Perfino Violet se ne sorprese e con una punta d'irritazione commentò:
«Lei è un cliente davvero problematico.»
«I tuoi capelli... sono leggermente diversi, ma sono biondi come quelli della mia bambina. Se sciogliessi la treccia e mettessi un abito lungo sono sicuro che...»
«Signor Oscar... Io, alla fine, sono solamente una scrittrice ombra. Una Bambola di Scrittura Automatica. Non sono né sua moglie, né la sua concubina. Non potrò mai sopperire a tali ruoli.»
«L-Lo so bene. Una ragazza così simile a mia figlia non potrebbe mai generare in me tali sentimenti. Però sai... Quando ti ho vista... Ho pensato che se mia figlia fosse ancora in vita, avrebbe un aspetto simile al tuo.»
L'inespressività di Violet, la quale aveva ostinatamente declinato la proposta, in quel momento vacillò.
«Credevo che la sua fosse una fissazione ma... La signorina è venuta a mancare?»
Violet si morse lievemente le labbra.
Sul volto, i segni di un conflitto interiore.
Oscar, nei pochi giorni trascorsi insieme, aveva capito una cosa su quella ragazza: se tutto si può dividere in bene e male, lei era un'esistenza che apparteneva alla prima categoria.
«Io sono una Bambola di Scrittura Automatica... Vorrei realizzare quel che il cliente desidera... Ma ciò violerebbe le regole della condotta professionale.»
Vedendola mormorare in quel suo suo soliloquio, Oscar, pur sentendosi in colpa, insistette nuovamente.
«Se riuscissi ad immaginarmi quella ragazza che cresciuta, ritorna a casa e mantiene la promessa, sono sicuro che mi tornerebbe immediatamente la voglia di scrivere. Davvero. Te ne sarei infinitamente grato. Pagherò il doppio della tariffa indicatami. Questa storia è estremamente importante per me. Scrivendola, voglio dare un punto di svolta alla mia vita. Ti prego, Violet!»
«Tuttavia, essere trattata come una bambola da agghindare...»
«Allora non scatterò nessuna foto.»
«Aveva intenzione di farne?»
«Imprimerò l'immagine nella mia mente e scriverò quindi il racconto. Te ne prego.»
Violet assunse dunque un'espressione imbronciata e rimuginò a lungo.
Alla fine, l'entusiasmo di Oscar ebbe la meglio e lei acconsentì.
Era, probabilmente, quel tipo di ragazza che cede facilmente di fronte alle pressioni.
Oscar, per la prima volta dopo lungo tempo, mise da parte il suo stile di vita da recluso e uscì di sua iniziativa per comperare a Violet abiti ed ombrello di pregiata fattura.
Un abito lungo, con cinta a fiocco, in cui al top bianco merlettato si contrapponeva una gonna blu.
Comprarono un ombrello azzurro chiaro a righe bianche con fronzoli all'estremità.
Violet parve interessata all'ombrello e, quando Oscar glielo porse tra le mani, lo aprì e lo richiuse un paio di volte per poi farlo girare su se stesso.
«Sono rari gli ombrelli dalle tue parti?»
«È la prima volta che ne vedo uno così grazioso.»
«Eppure tu porti dei vestiti molto carini. Non sei amante di questo genere di cose?»
«Indosso sempre abiti offritemi da un mio superiore in azienda, per questo non vado quasi mai nei negozi di abbigliamento.»
Proprio come una bambina a cui è la madre ad indicare come si deve vestire.

Potrebbe forse essere più giovane di quanto pensassi...?

Pensandola così, quella ragazza dall'aria adulta, apparve ai suoi occhi un po' più bambina.
Appena terminati gli acquisti, Oscar le chiese subito di indossare i nuovi abiti, per timore che potesse cambiare idea.
Poco dopo il meriggio, un cielo lievemente nuvoloso.
Nulla sembrava indicare che dovesse piovere, ma l'atmosfera sembrava suggerirlo.
La fredda brezza che presagiva l'arrivo dell'autunno non era ancora così gelida da pungere la pelle.
Oscar decise di prevederla e di aspettarla fuori.
Poggiò una sedia di legno nelle immediate vicinanze del lago e cominciò a fumare la pipa.
Dall'arrivo di Violet, per un motivo o per l'altro, aveva sempre avuto la mente occupata e aveva quindi smesso di fumare per un breve periodo.
Proprio per questo motivo percepì il fumo in modo diverso.
Per diversi minuti fece fluttuare nell'aria, sbuffando, delle ellissi di fumo.
Fino a quando la porta d'ingresso, ormai traballante, con uno stridulo cigolio s'aprì.
«Chiedo scusa per l'attesa.»
In risposta a quella voce fredda, solo una torsione del collo fino a voltarsi.
«Non ho...» atteso per nulla, cercò di dire.
Ma per un istante il respiro gli si bloccò in gola e non riuscì a proferir parola.
Oscar era disorientato, con il fiato in gola, proprio come la prima volta in cui aveva visto Violet.
La sua figura con i capelli sciolti era fin troppo affascinante, una bellezza che faceva perdere la cognizione del tempo allo spettatore.
I capelli, prima intrecciati, ora si espandevano dolcemente disegnando morbide curve.
Erano più lunghi di quanto avesse immaginato.
Ma più di tutto...

Se mia figlia fosse diventata adulta, sono sicuro che si sarebbe abbigliata in questo modo e mi avrebbe mostrato tutta la sua purezza.

Pensò questo e molte altre cose.
Improvvisamente sentì un ardore nel petto.
«Signor Oscar, come le sembrano i vestiti che mi ha donato?»
La giovane ragazza dalla bellezza celestiale, comparsa in un mondo dai colori d'autunno, afferrò l'orlo della gonna e fece una piroetta.
«Le è sufficiente che attraversi il lago vestita in questo modo, non è così? Ma mi permetta, è davvero questa la scena che vuole mettere per iscritto? Piuttosto che star qui semplicemente a camminare su e giù, non è forse cosa migliore se, anche se per pochi secondi, attraversassi correndo la superficie del lago? Signor Oscar, lasci che me ne occupi io, il moto è una mia specialità. Quindi, anche se per pochi istanti, riuscirò a soddisfare le sue aspettative.»

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Hey💕
Com'è?
Mi piacerebbe sapere se volete che continui la traduzione🙈

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 29, 2020 ⏰

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