Capitolo 1.3

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«Io sono venuta qui in risposta al suo bisogno di uno scrittore ombra. Lavorerò cercando al più possibile di soddisfarla e di non gettar vergogna sul nome delle Bambole di Scrittura Automatica. Come strumenti di lavoro mi è indifferente utilizzare carta e penna oppure una macchina da scrivere. Faccia pure uso di me secondo le sue necessità.»
Mentre lei pronunciava queste parole osservandolo con quegli occhi azzurri simili a pietre preziose, Oscar, colto da un leggero batticuore, annuì.
Il periodo di noleggio di quella donna era di due settimane ed in quel lasso di tempo avrebbe dovuto assolutamente completare almeno una storia.
L'uomo mise da parte il suo malumore e portò la donna nel suo studio affinché si mettesse immediatamente all'opera.
Ma, malgrado tutto ciò, il primo compito di Violet non fu iniziare a scrivere, ma bensì riordinare lo studio di Oscar.
Il pavimento della stanza dell'uomo, fungente sia da studio che da camera da letto, era uno spettacolo a dir poco orrendo: cosparso ovunque di vestiti sporchi e pentole incrostate dai residui di cibo.
A farla breve, non si riusciva a muovere un passo.
Violet lo fissò con i suoi occhi azzurri.

Vengo convocata ed è questa la situazione che mi si presenta? - Ecco cosa sembrava comunicare quello sguardo.

Quella non era certamente la stanza di un lavoratore.
Dopo esser rimasto solo, non aveva più fatto uso del soggiorno che era quindi rimasto in ordine, ma stanza da letto, bagno e cucina erano in una condizione davvero tragica, ovunque vi si posasse lo sguardo.
Oscar, allora, si sentì sollevato dal fatto che Violet fosse solo una bambola.

A giudicare dalla sua corporatura, l'età potrebbe andare da 15 ai 25 anni circa. Non vorrei mai mostrare ad una ragazza così giovane uno spettacolo tanto indecoroso. Anche se sono invecchiato, come uomo mi sentirei davvero patetico.

«Signor Oscar, io sarò anche una scrittrice ombra, ma non sono certamente una domestica.»
Nonostante le parole, estrasse dalla valigia che portava con se un grembiule pieno di fronzoli e pulì con devozione tutta la casa.
Così il primo giorno finì.

Il giorno seguente, i due riuscirono a sistemarsi nello studio ed iniziarono a lavorare.
Oscar se ne stava sdraiato sul letto mentre Violet sedeva su una sedia con le mani poggiate sulla macchina da scrivere.
«La ragazza disse...»
Non appena Oscar proferiva parola, lei batteva silenziosamente i caratteri ad una velocità terrificante.
L'uomo sgranò gli occhi per lo stupore.
«Sei davvero veloce...»
Udito il complimento, Violet si arrotolò le maniche dell'abito, si tolse i guanti neri e gli mostrò un braccio.
Era un braccio meccanico.
Le dita erano meccanizzate più solidamente rispetto alle altre parti, ed anche la verniciatura delle giunture tra le dita era impeccabile.
«Sto utilizzando un modello adatto all'uso pratico. Nonostante sia un prodotto Estark ha una resistenza elevata, ed essendo capace di esercitare forza e movimenti impensabili per il corpo umano è un prodotto di estrema qualità.»
«Ah, è così... Oh, non serve che scrivi quel che ho appena detto, basta solo la sceneggiatura.»
Oscar continuò a parlare.
Fecero numerose pause, ma per essere il primo giorno di lavoro tutto filò liscio.
La trama era tutta dentro la sua testa, quindi non ci furono problemi nella stesura del testo.
Parlando, Oscar s'accorse che Violet si rivelava un'ottima compagnia sia come scrittrice ombra che come ascoltatrice.
Aveva dato sin dall'inizio l'impressione d'essere una creatura silenziosa e, una volta messasi al
lavoro, tutto ciò trovò conferma.
Sebbene non le fosse stato ordinato, il suono del suo respiro diventò quasi impercettibile.
Tutto quel che si riusciva a sentire era il battito dei tasti sulla macchina da scrivere.
Chiudendo gli occhi, quasi gli sarebbe parso d'essere lui stesso a compiere quel movimento.
Quando le si chiedeva fin dove avesse scritto, sebbene non facesse altro che rileggere ciò che le era stato dettato, la sua voce suonava così limpida e la sua lettura così fluida che ascoltarla era un piacere.
Narrata da lei, qualsiasi storia sembrava un racconto mirabolante.

Ora capisco. Non c'è da stupirsi che si siano diffuse tanto rapidamente.

Oscar era riuscito a comprendere pienamente i vantaggi di una Bambola di Scrittura Automatica.
Tuttavia, dopo i primi tre giorni di progressi, il quarto giorno segnò l'inizio di un periodo di inattività.
Per uno scrittore non è nulla di inusuale.
Ci sono momenti in cui, pur avendo ben chiaro il contenuto del racconto, è difficile convertire il
tutto in parole.
Oscar conosceva ormai, data la sua lunga esperienza, il rimedio contro i periodi in cui non si riusciva a scrivere.
Tale rimedio era proprio non scrivere.
Era fermamente convinto del fatto che non si potesse trovare nulla di bello in uno scritto elaborato forzatamente.
La donna, a cui non era rimasto nulla da fare, su richiesta puliva e preparava i pasti senza che alcuna espressione le si dipingesse in volto.
Doveva davvero esser stata programmata per essere una gran lavoratrice.
Che qualcuno preparasse un pranzo, e ancor più che il cibo rilasciasse un tiepido vapore, era un evento che in quella casa non si verificava da molto tempo ormai.
Oscar spesso ordinava a domicilio oppure andava a mangiare fuori, ma tutto ciò non si poteva paragonare ad un pasto la cui preparazione costava tempo e fatica.
Un'omelette di riso in cui l'uovo andava vistosamente a sciogliersi all'interno della bocca.
Hamburger di tofu, tipica ricetta orientale.
Pilaf della miglior qualità, dove una tavolozza di verdure dai colori più variegati, ben condite con una salsa piccante, veniva cucinata insieme al
riso.
Gratin di pesce, pietanza estremante difficile da reperire trovandosi in un'area circondata dalle montagne.
Ogni piatto era accompagnato di volta in volta da una zuppa, insalata o altre varietà di contorni.
Di fronte a tutto ciò, Oscar non poté far altro che commuoversi.
Quando lui mangiava, lei si limitava a fissarlo senza assaggiare nulla.
Anche quando la invitava ad unirsi a lui, ella declinava rispondendo: «Mangerò più tardi da sola.»
Aveva già appreso che era in grado di assimilare liquidi, ma forse gli era impossibile ingerire sostanze solide.
Che la ragazza si recasse dunque in qualche luogo a lui sconosciuto e bevesse dell'olio?
Quando provò ad immaginarselo, quello che si dipinse nella sua mente fu uno spettacolo fin troppo surreale.

Sarebbe bello se potessimo mangiare insieme...

Un desiderio che tenne per sé, senza mai esprimerlo a parole.
Era totalmente diversa dalla moglie, ma aveva l'impressione che esistesse una qualche affinità nella loro figura posta di spalle, mente cucinavano.
Quando la osservava, per una qualche ragione, una sensazione opprimente ribolliva dentro di lui e gli angoli degli occhi si facevano caldi.
Con l'arrivo di un'altra persona nella sua vita, riuscì a comprenderlo a pieno.

Io ora sto conducendo una vita davvero triste e solitaria.

La gioia che provava nell'accogliere Violet sulla porta di casa quando era di ritorno da una commissione.
La serenità nel sapere di non essere più solo la sera quando era giunta l'ora di coricarsi.
La consapevolezza che al risveglio, aprendo gli occhi, l'avrebbe trovata lì, anche senza far nulla.
Tutto questo gli fece prendere coscienza di quanto fosse una persona sola.
Aveva denaro a sufficienza, ma passava il
tempo a domandarsi se tutto ciò bastava a definire la
sua vita "ricca".
Ma non c'era altra risposta che questa: era solo un'arma di difesa per impedire che il suo cuore venisse straziato ulteriormente.
Sebbene tutto ciò non avrebbe curato le sue ferite in modo definitivo.
Pur essendo una persona conosciuta da poco, il
solo fatto che ci fosse qualcuno, il solo fatto che al
risveglio accanto a lui ci fosse qualcuno, bastò a spezzare le catene di solitudine con cui Oscar, ormai da molto tempo, aveva intrappolato il suo cuore.
Violet era un'increspatura comparsa nella vita dell'uomo.
Un piccolo cambiamento comparso nella superficie di un lago che non veniva smosso né da venti né da onde.
Sebbene ad esser stato scagliato non fosse stato altro che un freddo sassolino senza cuore, tutto ciò era bastato a trasformare quella sua vita priva di significato, quel lago che non veniva scosso dalla minima brezza.
A dire se il cambiamento sia stato in meglio o in peggio, la scelta ricade sul primo.
Se non altro, le lacrime che scendevano dagli occhi per quel senso d'oppressione dovuto alla presenza della ragazza, erano più calde di qualsiasi altra lacrima avesse versato fino ad ora.
Trascorse altri tre giorni in compagnia di Violet, ed alla fine Oscar riprese a lavorare.
Il suo vicolo cieco si era generato a causa di un particolare episodio.

Violet Evergarden - Light Novel ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora