Capitolo 1: Separazione

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Erano le tre di un pomeriggio estivo caldo quanto afoso nella cittadina di Woodmere. Certo, non che fosse una novità per i suoi abitanti. Infatti la città, che non contava neanche le 100.000 anime, si trovava in una valle alberata che continuava fino alla zona delle montagne rocciose, cosicché I venti che venivano da est erano caldi e secchi, mentre quelli che venivano da ovest erano anche essi caldi ma estremamente umidi e il tutto in estate si combinava formando la peggior combinazione possibile. Pareva che l'attività principale di quel piccolo agglomerato di case strategicamente sistemato al centro della valle, fosse quello di vendere a prezzi stratosferici agli occasionali turisti e taglialegna, che accorrevano normalmente verso la fine di agosto, tutta l'attrezzatura e gadgettume vario per una scampagnata sui crinali delle montagne o lungo il fiume che attraversava la valle.

E proprio non molto lontano dal fiume, lungo una viuzza bazzicante di negozi ancora mezzi chiusi su entrambi i lati, due piccole figure stavano parlando all'ombra dell'ennesimo negozietto.

-Allora ci sentiamo oggi alle quattro-

-Va bene alle quattro, e cerca di non cacciarti nei guai come al solito!-

-Stai tranquilla stavolta sarò un po' meno ficcanaso-

-Come se fosse possibile. Ciao!-

Le due amiche si allontanarono in direzioni opposte.

La prima, una ragazzina di tredici anni, indossava una felpa rossiccia e un paio di jeans scuri. Gli occhi castano chiaro sprizzavano vitalità, mentre gli scuri e lisci capelli castani che le arrivavano alla spalla venivano illuminati dal sole a picco.

Stava camminando da un paio di minuti sul marciapiede quando passò vicino a un vicolo all'ombra.

Si fermò all'improvviso, "strano mi pareva di aver sentito una voce..." Questa volta una verso difficilmente definibile umano, emise un suono rauco e grottesco. "Ok, allora non me lo sono immaginato. Voglio dare un occhiata, però i miei mi ripetono sempre di fare attenzione perché sono imprudente e finisco sempre nei guai. Ora che ci penso tutti me lo ripetono sempre..."

Sospirò e torno a fissare il vicolo. A quel punto la curiosità ebbe la meglio sul buon senso "solo una sbirciatina. Poi se una c'è qualcuno ferito lo devo aiutare, no?" La giustificazione poteva essere credibile di fronte ai genitori e alle amiche nel caso le cose fossero andate male. Si addentro cautamente per un paio di metri nel vicolo e notò che più che essere all'ombra era proprio al buio. A quel punto cominciò a essere spaventata "Ok..." C'erano degli strani rumori provenienti da più in fondo. "Se ormai sono entrata tanto vale che vada fino in fondo. E poi che ci può essere di così pericoloso in un vicolo a Woodmere?" Il buon senso le diede tante risposte ma lei preferì ignorarle. Prese un respiro profondo e avanzò di un altro paio di metri.

D'improvviso qualcosa si mosse di scatto alla sua destra: -Ma cos...-

Non fece in tempo a finire la frase che si trovo immobilizzata da un paio di uomini incappucciati, le fu subito messa una benda agli occhi e un bavaglio alla bocca. Fu legata e caricata di peso su un furgone che, appena i rapitori furono saliti partì con una sgommata.



Quella sera

L'altra si trovava in camera sua a finire i compiti. Aveva i capelli nero corvino tagliati a caschetto e gli occhi azzurri cielo concentrati su una maledettissima espressione di matematica che...

Il cellulare squillò.

Felice di potersi distrarre anche solo un momento da quello stupido esercizio che le stava fondendo il cervello, prese il cellulare

-Pronto?-

-Ciao Mary sono Eleanor, scusa se ti chiamo quest'ora ma sai per caso dove è finita Jennifer? Non risponde al cellulare-

La storia di un'amicizia oltre la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora