Capitolo 2: Di nuovo in piedi

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Mary guardava fuori dalla finestra della sua camera mentre fuori infuriava un temporale come non se ne vedevano da anni. In qualsiasi modo fosse continuata la sua vita, lei era sicura quello sarebbe stato comunque il periodo peggiore della sua esistenza. 
Erano passati quasi due anni da quando Jen era improvvisamente scomparsa senza lasciare traccia. All'inizio si pensava che si fosse persa, poi che fosse stata rapita e che i rapitori stessero decidendo la somma per il riscatto. Dopo più di un mese di attesa, l'ipotesi di un rapimento con riscatto era crollata. 
Secondo i giornali, in quegli ultimi due anni c'era stato il record di scomparse mondiali. Da quando si avesse memoria, nel mondo mai così tante persone erano misteriosamente scomparse nel nulla, nessuno escluso: uomini, donne, anziani, bambini, poveri, ricchi, famosi, impopolari, solitari. Forse era per via di quel triste record che la polizia era talmente occupata che non faceva altro che aprire nuovi casi e richiuderli dopo pochi mesi per la totale mancanza d'indizi e per l'apertura di nuovi casi di misteriose scomparse, che, puntualmente seguivano i loro predecessori. Infatti dopo soli due mesi di ricerche la polizia aveva classificato il caso di Jen come "irrisolto" e l'aveva infilato negli archivi senza pensarci troppo.
Ai suoi genitori la cosa ovviamente non era andata giù, ma il destino era stato spietato. 
I due coniugi stavano attraversando una strada in periferia, si stavano dirigendo al commissariato per protestare sulla chiusura del caso e delle ricerche; non si sapeva se era stata una distrazione o un guasto, i due perdettero il controllo del veicolo che andò a schiantarsi contro una roccia, poi stando alla ricostruzione dei fatti l'auto aveva preso fuoco e le taniche con la benzina per le emergenze che i due avevano nel bagagliaio fecero il resto; non era rimasto altro che lo scheletro semi-fuso dell'auto e qualche frammento scagliato più lontano dall'esplosione. 
Anche se la sua migliore nonché unica amica era scomparsa da quasi due anni Mary non riusciva a voltare pagina della sua esistenza. Era sempre stata di carattere debole e solitario, e ora che Jennifer non era più con lei non riusciva più ad andare avanti.
Non che la cose andassero nel migliore dei modi ultimamente. A scuola e in mezzo agli altri si sentiva un pesce fuor d'acqua e a casa non era certo meglio, i suoi genitori non facevano altro che litigare. 
Sospirò tristemente. 
Con questi pensieri in testa continuò a fissare la pioggia che picchiettava con insistenza sulla finestra.

Un metro più su, una figura grigia assisteva alla scena "Sono un idiota, non posso nemmeno incontrarla..."
Sospirò.
Si stava per passare un braccio sugli occhi per levarsi un po' d'acqua che le stava annebbiando la vista, quando si ricordò che doveva mantenere salda la presa con tutte e tre le mani sul muro, se non voleva fare una caduta di dieci metri, dopo la quale sarebbe stato un bel problema allontanarsi prima delle sette, ora in cui gli inquilini del condominio iniziavano ad uscire per i motivi più vari. 
Continuò a fissare la figura sotto di sé che sembrava volere contemplare la pioggia per il resto del pomeriggio. 
"Mi dispiace Mary... Non sai quanto..."
Si accorse solo ora che il liquido che le offuscava la vista non era acqua dovuta alla pioggia.
Stava piangendo.



Due mesi prima 

Aprì gli occhi.
Strano, non le sembrava di averli mai chiusi. Poi all'improvviso la sua testa fu invasa dai ricordi di poco prima. No, aspetta, doveva essere stato un sogno altrimenti come si spiegava che era ancora qui? Stava sicuramente sognando a occhi aperti, probabilmente la logica conclusione del sogno che aveva fatto poco prima. Perché era un sogno, vero? In realtà doveva essere ancora nel suo letto sotto le coperte, e sua madre sarebbe presto arrivata a tirarla su, rimproverandola di essere troppo dormigliona e aggiungendo che rischiava di fare tardi a scuola. Sì, doveva essere così. Ma allora perché continuava a vedere come se stesse ancora in quel sogno, anzi in quell'incubo!?
Le sembrava che il materasso del letto fosse stato sostituito con un freddo e duro pavimento in terra battuta e che al posto delle coperte, ci fosse un liscio pezzo di pietra che stava pochi centimetri sopra di lei.
E poi, pur nella totale assenza di luce lei ci vedeva come se fosse giorno. Ne era sicura! Tutto ciò non poteva essere reale! 
Si sentiva stranissima, come se... come se il corpo e lei fossero due cose in qualche modo separate, come se la sua anima non fosse più realmente dentro il corpo e lo muovesse da fuori, un po' come fa un burattinaio con le marionette. 
Chiedendosi se fosse tutta intera, si stupì di riuscire a piegare la testa abbastanza per vedere la punta dei piedi nudi. "Ok, ma perché sono truccata da zombie!?" 
Il suo corpo sembrava essere stato camuffato da un truccatore particolarmente esperto per un film dell'orrore alquanto bizzarro, la sua pelle era di un grigio cenere scuro e ricoperta da svariate cicatrici; inoltre gli unici indumenti che indossava erano delle bende strette al bacino e al seno. 
Fu felice di constatare di non essere completamente nuda e di riuscire a muovere anche i piedi. 
Era tutto così assurdo. E si ritrovò a pensare se era tutta intera o meno. Meglio controllare... "Due gambe, ok. Piedi, ok. Testa a posto. Naso, ok. Bocca idem. Braccia, uno, due e tre." 

La storia di un'amicizia oltre la morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora