Capitolo 4

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Capitolo 4

Solo dopo aver ricevuto quella lettera, Nami era tornata l'energica quanto malandrina padrona che i suoi servi conoscevano bene.

A gran voce aveva chiesto che un meraviglioso bagno agli estratti di mandarino fosse pronto per le sei, un nuovo vestito adatto per la serata da trovare già sistemato nella propria stanza e un acconciatura adeguata che la rendesse sublime.

Si era come rianimata e i servi, non potevano che esserne felici.

Dopo essersi agghindata con uno scuro quanto magnifico abito color smeraldo e ammirata allo specchio almeno una decina di volte, dette il proprio consenso per partire alla volta del castello.

Stava per dare l'ordine al cocchiere di preparare la carrozza, quando i nitriti di quattro cavalli neri la fece fermare. Sbalordita, corse alla finestra e si sorprese nel vedere una carrozza nera che l'attendeva davanti all'entrata.

A quanto sembrava, Roronoa voleva del tutto giocare in casa quella sera.

Un sorriso compiaciuto si dipinse sul suo volto e rassicurando i suoi servi, scese le scalette e montò sulla carrozza davanti a se.

-Non aspettarmi alzato-Mormorò al maggiordomo che negli anni, aveva imparato il significato di quella frase. -Segui piuttosto le solite istruzioni...-Concordò con un cenno del capo. L'uomo, sorrise e flettendo il busto in avanti, abbozzò un inchino.

-Certo mia signora.-

-Molto bene.-Sospirò soddisfatta per poi annunciare al cocchiere che potevano partire.

Il suo cuore batteva all'impazzata.

Non poteva farci niente.

Era eccitazione mista a paura. Inoltre, i problemi che già aveva non le semplificavano certo il lavoro. Prima di tutto, doveva pensare bene se accettare o meno quell'impegno.

Per quanto Roronoa sembrasse una bella persona, lei conosceva bene la natura dei tipi come lui. Ammaliatori, splendidi e colti. Parlantina amabile e un inconcepibile sicurezza.

Era senza dubbio un “esemplare” davvero meraviglioso...

Nell'arrivare al castello, il riflesso della luna sulla superficie del lago Sheltz, le mozzò il respiro.

Nessuna nuvola in cielo e nessun segno di voler piovere.

Una maestosa quanto misteriosa falce di luna illuminava tutto il percorso della montagna rendendo più facile la traversata.

In pochi minuti, raggiunsero il castello e ad attenderla, quasi stentando a crederci, non c'era nessuno.

Zoro non poteva essersi dimenticato di lei e men che meno i suoi servitori. Da sola, scese le scalette della carrozza e sempre da sola, si avviò verso l'entrata, scoccando un occhiataccia alla maleducazione dell'uomo a cassetta.

Avvolto da un nero mantello, l'uomo la ignorò limitandosi ad un ghigno poco fiducioso.

Alzandosi le gonne, salì quei pochi scalini e sbiancò, quando si rese conto dell'immensità del luogo.

Il giardino era il triplo del suo e molti fiori, alberi e siepi adornavano quello sprazzo verde. Il castello beh...era davvero un enorme castello.

Pensava che scherzasse, che in realtà fosse più una villa, esattamente come la sua, ma si era sbagliata. Poteva vedere i segni del tempo sulla costruzione e molte pietre e l'intonaco, così come le colonne, erano ancora da riparare.

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