KILL LA KILL

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Houka x Nonon

Non aveva dormito tutta la notte e ora sentiva il suo corpo che lo diceva più forte che mai, oltre alle occhiaie.

La giornata lavorativa non si prospettava lunga o pensante, ma la sua condizione fisica la rendeva infinita. E pensare che si era anche offerta di dare una mano a Sanageyama...

Con Gamagoori assente, il trasloco della sala conferenze non era di certo uno scherzo: le sedie, il divano e il tavolo andavano portati via, lei si sarebbe occupata delle sedie mentre Sanageyama del divano, all'immenso tavolo avrebbero pensato i giorni seguenti.

Si alzò, ponendo fine a questa agonia dormo non dormo e si preparò.  Le ore di lezione terminarono, il pranzo era fuori discussione quindi si diresse verso la sala prove con largo anticipo, prima avrebbe fatto, prima avrebbe concluso.

La parte più scocciante delle prove era quella di doversi spostare anche all'esterno per provare l'acustica, e con il freddo che stava arrivando non era il massimo. L'inverno era giunto in anticipo e aveva colto la ragazza alla sprovvista perché l'unica cosa che la proteggeva era una sciarpa, in compenso le sue mani si stavano congelando.

Quando parlava, una nuvoletta di fumo si sprigionava oltre alla sua voce e questo esprime quanto freddo facesse.

Quando rientrò al caldo l'attendeva Sanageyama con la sua solita allegria "beota e fuori luogo", come la definiva lei, pronto a mettersi all'opera.

- Freddino fuori, eh Nonon?-

- Chiudi il becco idiota. - disse secca.

Cominciò a portare via le sedie mentre il ragazzo guardava fuori dalla finestra perso. Osservava i vari gruppi scolastici che svolgevano le loro attività, incuranti della temperatura esterna.

Poi fece per andare fuori e la ragazza lo fermò rossa di rabbia: - Dove credi di andare?! Non hai mosso un dito e ora mi lasci qui da sola?!-

- Calmati Nonon, se vuoi me ne occupo io del divano, intanto riposati, che vado a chiamare qualcuno dei miei club.- uscì tranquillamente con le mani in tasca.

Nonon invece si sedette sull'unica sedia rimasta oltre a quella di Houka che per ora non aveva fatto altro che picchiettare sulla tastiera.

Faceva ancora troppo freddo per lei che se ne stava ricurva sul tavolo rabbrividendo, mentre gli occhi le si chiudevano sui documenti da compilare.

Il ragazzo accanto inarcò un sopracciglio: - Cosa c'è Jakuzure? Fa freddo fuori?-

- Fatti i fattacci tuoi...- era talmente stanca e infreddolita che non le venne in mente un insulto da dedicare all'individuo che si trovava davanti.

- Inutile dire che sapevo che l'inverno sarebbe stato anticipato di qualche giorno e quindi mi sono attrezzato, ma il tuo naso dice che tu non hai avuto le stesse attenzioni per le previsioni del tempo...-

- E con ciò?- chiese scocciata.

Le afferrò una mano.

Lei era confusa e arrossì immediatamente, rimembrando l'episodio di qualche giorno prima.

- Hai le mani gelate.- sottolineò senza staccare gli occhi dal monitor.

- E l'acqua è bagnata... con questo? Dove vuoi arrivare Einstein?- si sfogò lei con gli occhi spalancati, la voce tremante e le gote infiammate.

- Ti scaldo le mani se vuoi. Non è mica meglio?- inarcò un sopracciglio e guardandola con la coda dell'occhio.

- G-grazie...- biascicò a fatica rimanendo poi zitta con lo sguardo fisso sul tavolo.

Inaspettatamente la porta si spalancò ed entrò Sanageyama baldanzoso.

- Okay, sono qui per portare via il divano, contenta Nonon? Oh...- accennò un sorrisino.

- Stimo una temperatura corporea più bassa di qualche grado e un battito regolare...- improvvisò Inumuta lasciando la mano della ragazza e sistemandosi gli occhiali.

Lei invece era sorpresa più che mai e aveva gli occhi sbarrati, che però spostò verso il soffitto lasciandoli vagare e simulando un comportamento naturale poco convincente.

- Ho interrotto qualcosa?-

- Noo... Niente... E adesso vedi di sbrigarti con quel divano, brutto idiota, che qui c'è gente che vorrebbe andare a casa!- intervenne lei con voce squillante.

- Okay, stai calma... Ti ricordo però che quelle sedie devono sparire...- le indicò.

- Stai tranquillo, provvederò io alla mia...- s'intromise il ragazzo al pc.

- Va bene, ma già che siamo qui, potremmo portare via anche la tua Nonon...-

- E io poi dove dovrei sedermi?!-

Il ragazzo lasciò per un attimo il divano e le si avvicinò, poi senza fare minimamente fatica la sollevò e la lasciò andare sulla stessa sedia di Inumuta, il quale si scansò e la fece sedere su metà.

Poi Sanageyama se ne andò lasciando i due nuovamente soli.

Non ci fu più conversazione, anzi la posizione era piuttosto imbarazzante, quindi Nonon per un po' osservò il monitor del computer e finì per crollare addormentata appoggiata alla spalla del ragazzo.

Si risvegliò pigramente appoggiata al petto di quest'ultimo, con la schiena contro il suo braccio, rannicchiata. Appena realizzò fece un salto, staccandosi immediatamente da lui.

- P-perchè mi ritrovo qui?!- aveva assunto di nuovo un colore tendente al rosso.

- Mi si stava addormentando la spalla su cui ti sei appoggiata quindi ho pensato che saremmo stati più comodi così... E comunque ce n'è voluta prima che ti svegliassi.-

Decisero quindi di portare via la sedia ed andarsene a casa, il clima fuori era molto freddo, l'aria che si alzava spostava velocemente le nuvole in cielo e gelava il viso ai due.

Non si era mai accorta che entrambi facevano la stessa strada, forse per gli orari diversi, ma ora la situazione si stava facendo più imbarazzante di quanto non lo fosse già prima.

Ad ogni passo tremava sempre di più, e pensare che era ancora lontana da casa.

Poi sentì afferrarsi la mano e sobbalzò: al contrario delle sue, quelle di Inumuta erano molto calde, anche con il freddo che faceva, questo le dava un po' di calore che accettò ben volentieri.

Poi arrivarono ad un bivio e li si separarono salutandosi, aspettò che lui girasse l'angolo per poi cominciare a correre per la via che l'avrebbe accompagnata a casa: aveva più cose di prima per la testa, era ancora più confusa, cominciava a credere che la sua freddezza e la sua rigidità stesse cominciando a crollare, doveva andare a fondo della questione.

E poi doveva scoprire cos'era a casuare questo "crollo", o meglio voleva convincersi di doverlo scoprire, perché sotto sotto lo sapeva, ma non voleva ammetterlo a se stessa, una persona come lei non poteva permettersi certe cose, non ne sarebbe stata capace, non ne era all'altezza, tutte scuse che si costruiva appunto per convinzione.

Tutte tranne una: non sapeva se quello che provava lei lo provava anche lui, insomma doveva risolvere questa questione, in un modo o in un altro.

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