Fourth Match

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«Ed è un altro punto per l'italiano Marco Bodt, uno dei giocatori che negli scorsi Open di Francia ci ha regalato più emozioni e che ora conduce con un vantaggio eccezionale. Per qualche motivo, il gioco della wild-card, Levi Ackerman, oggi non sembra particolarmente ispirato. Che quella carica utilizzata contro Springer sia stata solo un colpo di fortuna? A giudicare dall'andamento, sembrerebbe proprio così.» alle parole del cronista, l'occhio di Levi tremò visibilmente, ma riuscì comunque a mantenere un'espressione atona, mentre faceva rimbalzare la palla contro l'erbetta.

Dio, sono così stanco. A stento riesco a tenere gli occhi aperti, per non parlare del fatto che ho i muscoli completamente a pezzi, scosse il capo, e si massaggiò per un istante le palpebre che lottavano per non crollare. Ben ti sta, così impari a passare l'intera notte sveglio a scoparti Eren Jaeger che, dal canto suo, sarà fresco come una fottutissima rosa. Forse quest'ennesima botta alla tua autostima ti farà capire che non sei più un ragazzino sprovveduto. Lanciò la sfera gialla, un servizio davvero pessimo persino per un ex campione, e il suo avversario riuscì ad intercettarlo immediatamente, ricevendo con una tranquillità assurda e al contempo micidiale, facendo punto in men che non si dica.

Complimenti, la tua ultima partita sarà un disastro perché hai dato retta agli ormoni, facendoti stregare da due occhi incantevoli (e dolorosamente autentici, assurdo!) e un culo perfetto.

«Credo che ormai siamo vicini alla fine, signori! Questo potrebbe essere il gioco più veloce della stagione. Se Bodt vince questo set la partita è sua.» chiudi il becco, dannato figlio di puttana.

E meno male che non ho permesso ai miei amici di venire, almeno la più grande figura di merda della storia la faccio lontano da occhi in cui sarò costretto a specchiarmi nei prossimi anni.

Vide quell'italiano girarsi la pallina tra le mani, pronto per servire al fischio dell'arbitro: l'espressione serena, di chi sa perfettamente di avere la vittoria in tasca.

«Vai Levi!» si voltò di scatto verso gli spalti, passando in rassegna ogni singolo posto finché non lo vide lì, in piedi a sbattere le mani come un ossesso e a salutarlo con quel sorriso radioso stampato sulle labbra. Non seppe come reagire, inevitabilmente un angolo della sua bocca si sollevò, poi si ritrovò a scuotere il capo.

Rettifico: sto per fare la più grande figura di merda della storia sotto gli occhi del ragazzo più sexy con cui io sia mai andato a letto. Lo sentì chiamare il suo nome ancora una volta e, arrivati a quel punto, quasi sicuramente tutti gli spettatori lo stavano fissando con le labbra spalancate. E meno male che non doveva saperlo nessuno!

«Oh, sembra che il favorito di Wimbledon stia facendo un tifo sfegatato per Ackerman! Servirà forse a smuovere il suo animo? - strozzatici con quel cazzo di microfono. - Lo scopriremo subito, dato che l'arbitro ha fischiato!»

Marco Bodt fece il suo servizio, e Levi si tuffò immediatamente sulla destra per riceverlo, riuscendo per stupore suo, dell'avversario, del cronista e dell'intero pubblico a segnare un punto. Strinse la racchetta tra le mani fino a sbiancarsi le nocche, chiudendo per alcuni istanti gli occhi, prima di spiare con la coda dell'occhio Eren, che applaudiva con le mani sporte nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo orgoglioso. Maledetto moccioso.

...

«Trenta minuti fa chi pensava che saremo arrivati al quinto set? Levi Ackerman che, ricordiamo, non batteva una testa di serie da due due anni, serve ora sul cinque a quattro ed è a tre punti dalla vittoria.» esultò il cronista con fomento e, esattamente dieci secondi dopo, Levi mise a segno l'ennesimo punto. Eren era rimasto lì per tutto il tempo, esultando ad ogni singola battuta andata a segno, le guance arrossate dal calore della giornata e gli occhi luminosi come fari che non si allontanavano neanche per un secondo dalla sua figura. Il pubblico era stato improvvisamente colto da una carica di euforia, una banda di ragazzini sventolava con foga la bandiera inglese, chiamando a gran voce il suo nome. Ma l'adrenalina, quella vera che pareva smuovere ogni singola articolazione del suo corpo, era dettata unicamente dalla voce del tedesco che tifava come se non avesse mai assistito ad una partita in vita sua. Non lo stava solamente motivando, era sinceramente emozionato, talmente tanto da avere la gamba su cui non poggiava il peso corporeo, scossa da tremiti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2020 ⏰

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