Ripose la lettera nella busta e la impilò insieme alle altre, prendendo l'ultimo foglio presente sulla scrivania, impugnando nuovamente la penna per scrivere il suo messaggio per l'ultimo destinatario.
Caro Andrea. O suona troppo gay per te? Allora Andrea e basta va bene penso. Io ci ho provato, vedi, ci ho provato. Non volevo essere invadente ti giuro. Non volevo rovinarti la vita. Spero che tu non mi odi. O almeno che un giorno tu riesca a non odiarmi più. E' solo che quando la mia vita andava a rotoli sono riuscito ad appoggiarmi solo a te. Se solo non avessi bevuto tutta quella roba non avrei rovinato quello che c'era tra noi. Crollare tra le tue braccia quando tu stesso eri uno dei motivi principali del mio crollo. Sono patetico, lo so. Ma mi sono fottutamente innamorato del tuo sorriso. Potevo stare malissimo, ma il tuo sorriso mi sollevava sempre. Eppure spuntava sempre quando eri con lei. E mai con me. Voglio solo che tu sappia che non è per niente colpa tua, ma solo mia. Sono io che sono fottutamente sbagliato e mi dispiace di averti rovinato la vita. Quando eri con lei stavi bene, poi c'ero io che cercavo di intromettermi senza successo. Siete perfetti insieme. Lo dicono tutti. Eppure io ho sempre voluto baciare le tue labbra, far scontrare le nostre lingue, sentirti dire di essere mio. Come faceva lei. Ma io non posso, perché sono maschio. Avrei voluto poterti far stare bene con una sola parola, ma non era destino a quanto pare. E mentre lei ci riusciva, io stavo seduto sul pavimento, a fissare il nulla, a chiedermi perché, che cosa ci fosse di sbagliato in me. A vedere le mie lacrime mischiarsi con il getto della doccia e il sangue delle mie vene. Ma dopotutto, sono uno schifosissimo frocio, me lo merito. Eppure ti amo, ti amo solo Dio sa quanto. Da non so neanche io quanto. Sapevo che non avrei mai potuto dirtelo, eppure speravo che saremmo potuti stare insieme un giorno. Quanto ho sperato che fossi come me, non puoi neanche immaginartelo. Immaginavo che tu avresti fatto coming out, ti avrei baciato e poi sarebbe andato tutto bene. Ma non siamo in uno di quei romanzi rosa per ragazzine, quindi non sarebbe mai potuto succedere. Non so neanche se sarai arrivato fino a questo punto. Conoscendoti avresti benissimo potuto bruciarla senza neanche aprirla. Perché da quando ti ho detto quanto ti amo e ho provato a baciarti è andato tutto a puttane, più di prima. Ho perso te, il mio unico e migliore amico, perché sono gay. Ma non te ne faccio una colpa, hai fatto benissimo ad allontanarmi, a dirmi che faccio schifo, perché hai perfettamente ragione. Eppure sei bellissimo. Non penso di sapere il momento preciso in cui mi sono innamorato, ma mi ricordo una scena in particolare. Stavamo giocando a fifa insieme e stavo perdendo, come al solito. Quando vincesti ti girasti verso di me ridendo e prendendomi in giro, perché a fifa faccio veramente schifo, devo ammetterlo. E quanto ti sei girato, Dio, pensavo di essere in paradiso. Eri semplicemente perfetto. Scusami se ci saranno delle sbavature, ma questo foglio è un po' come la mia vita. Un casino pieno di lacrime. Non posso fare a meno di piangere, anche se so che è colpa mia. Vorrei tantissimo un tuo abbraccio ora, ma non è possibile. Nonostante abitiamo letteralmente a dieci metri l'uno dall'altro, sei riuscito ad evitarmi per due settimane. Hai ignorato chiamate su chiamate, milioni di messaggi, tutto. Ma hai fatto bene. Mi hai fatto capire cosa dovevo fare. Voglio solo che tu sappia che non ti voglio bene, di più. Ti amo da morire. Penso di averlo già scritto almeno venti volte in questa lettera, ma non posso fare a meno di ripeterlo. Sarebbe stato bello poterlo dire a te direttamente. Sussurrarlo nel tuo orecchio, dirtelo mentre avevo il viso nascosto nell'incavo tra il tuo collo e la tua spalla, con i nostri corpi che ormai erano una cosa sola, appena sveglio, prima di addormentarsi, scrivertelo in un messaggio, dirtelo in una chiamata mentre ci mancavamo terribilmente a vicenda, dopo una litigata, dopo esserci amati dal punto più profondo di noi stessi. Scusami, spero solo tu riesca a perdonarmi un giorno. Auguro il meglio a te e a Erica, so quanto la ami.
Scritte queste parole si abbandonò sulla sedia, guardando lo spoglio soffitto per cercare di fermare le lacrime che scorrevano ormai come un fiume lungo il suo volto scavato dal dolore. Impugnò nuovamente la penna, per mettere la parola fine alla quella lettera di uno strazio mostruoso.
Il tuo migliore amico, quello che ti amerà per sempre,
Giovanni
Chiuse con cura la busta per poi scriverci sopra il nome del destinatario: Andrea Grassi.
Il suono stridulo del campanello interruppe la quiete stranamente presente in casa, interrotta in precedenza solo dagli sporadici, ma neanche così tanto, insulti che il diciassettenne seduto al computer rivolgeva ai suoi avversari on-line. Andrea, consapevole del fatto che sua mamma, essendo in garage a sistemare le cianfrusaglie, non sarebbe potuta andare ad aprire, uscì a malincuore dalla partita e, dopo essersi tolto le cuffie, andò a sentire chi fosse alla porta.
-Chi è? – chiese
-Polizia
Non si esagera dicendo che Andrea prese un infarto.
-E' qui che risiede Andrea Grassi? - continuò l'agente
A questa frase il ragazzo prese un secondo infarto, perfino più forte del primo
-Si, sono io
-E' presente in casa anche un adulto in casa in questo momento?
-Si, mia mamma. La vado a chiamare, intanto le apro- rispose Andrea, tra lo sbigottito e il terrorizzato. Non aveva la benchè minima del perché degli agenti di polizia volessero parlare con lui. Chiamata la madre e fatti accomodare i due uomini in cucina, il ragazzo si ritrovò catapultato in una situazione surreale, quasi comica.
-Andrea, conosci per caso Giovanni Leveghi? – esordì il poliziotto più anziano, che aveva sul volto un enorme paio di baffi a manubrio che lo avrebbe fatto ridere in qualsiasi altra situazione.
-Sì, è mio amico, perché? – chiese stupito
-Vedi Andrea- proseguì il poliziotto –Giovanni è stato trovato morto stamattina nel suo letto. Suicidio, probabilmente per overdose di farmaci. Ha lasciato questa lettera per te. Mi dispiace- terminò, allungandogli una busta con sopra scritto con una calligrafia tremolante: per Andrea Grassi. La calligrafia di Giovanni. L'unica cosa che gli sarebbe rimasta di lui.
Perché lui non c'era più.
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Fossi Stato Come Me
FanfictionBreve storia camperkiller prodotta dal mio cervello grazie a un video edit trovato su instagram. Hope you enjoy. (Mi sembra inutile specificare che tutte le scene descritte in questa storia sono prodotte dalla mia fantasia e perciò non reali.)