Ok, un po' mi sono calmato in queste settimane. Questa specie di malattia grigiastra però si è espansa in tutta... tutta... non mi ricordo come si chiama, prigione? La mensa e la cucina sono pervase visibilmente da un grigio più scuro, ma comunque non come il tratto lasciato da una matita. La mia cella sembra più chiara e la punta più in alto di questo luogo, uno spiazzo che da al mondo esterno, con un'anticamera prima del fuori, è grigio nuvola. Un altro cambiamento importante è la comparsa di un pattern dinamico nel colore, chiazze leggermente più chiare o più scure che si muovono e si mischiano, ma è un fenomeno quasi impercettibile.
Qualcosa però chiaramente non va, qualche giorno fa sono sicuro di aver visto qualcosa muoversi. Mi sembra fosse di un grigio nerastro, molto veloce, vagamente umano, come un flash. Da allora le apparizioni sono più frequenti, il mio corpo le percepisce come minacce, come se dovessi prepararmi a combattere qualcosa. Le ultime comparse son state preannunciate da urla familiari, non urla di terrore, ma di pura rabbia e frustrazione. Talmente inquietanti che in un certo senso sono riuscito a vederle. Ora, lasciatemi spiegare, già è probabile che mi stiate dando del folle, ma dalla direzione da cui sentivo arrivarle percepivo la parete grigia con una chiazza buia. C'è qualcosa di sbagliato in me, credo, ma non posso verificarlo perché non ho nulla con cui confrontarmi in questo freddo cubo monocromatico.
Ho bisogno di colori. Corro salendo queste scale verso la cima di questo precipizio che fa da tetto alla mia gabbia, mi fermo davanti alla ringhiera che mi separa dall'oblio e guardo in basso. L'Abisso... l'abisso è fantastico, miliardi di indescrivibili colori che si miscelano in una danza sfrenata. Pareidolia, caleidoscopio di figure irriconoscibili e innominabili che si intrecciano. Tutt'uno diventano quando vedendomi formano legandosi una mano, fredda, spoglia, silenziosa, amara, calda, accogliente, vivace e dolce. Mi richiama a se, abbastanza grande che riuscirebbe ad abbracciare il mio intero corpo solo prendendomi, e mi chiede di raggiungerlo. Ho scavalcato la ringhiera, sono pronto a saltare.
Dietro la schiena sento qualcosa afferrarmi e tentare di spingermi dentro la mia cella. Mi giro, ma ero solo io, che in fondo mi trovo bene nella piatta normalità. Non mi butterò, non l'ho il coraggio.
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Il Diario di una mente in prigione
TerrorNon c'è situazione peggiore per una persona come me che rimanere chiuso nello stesso luogo con il principio stesso del proprio problema e senza via di distrazione. Questo "diario" l'ho scritto col puro scopo di segnare su carta la mia diretta percez...