La Maledizione Cruciatus

85 8 0
                                    


17 ottobre 1995


Quando mio zio mi ha presentato a Voldemort, lui mi ha affidato il mio primo grande incarico: lanciare la Maledizione Cruciatus su un ragazzo che veniva a scuola con me. Non lo conoscevo, ma sapevo che fosse il figlio di una persona che volevano ricattare. Era sera tardi, mi sono recata al bagno dei ragazzi più vicino alla sua sala comune. Lo avevo studiato per qualche giorno; sapevo gli orari di tutti i suoi impegni e abitudini. Era un ragazzo molto organizzato e puntuale, il che lo rendeva un bersaglio facile. 

Sono entrata, l'ho visto e ho sussurrato: ''Crucio''. Non c'era bisogno di urlare o enfatizzare la formula per rendere la maledizione più efficace, mi veniva spontaneo. Ero cresciuta praticamente da sola, a scuola le persone mi evitavano... e mi evitano ancora. Non so cosa sia la compassione. 

Lui ha urlato. Gli ho tappato la bocca con un incantesimo. Ho rilanciato la maledizione qualche volta, giusto per essere sicura che non riuscisse a riprendere fiato. Mi era stato detto che bastava ferirlo, terrorizzarlo o frastornarlo, ma io non riuscivo a fermarmi. Finalmente qualcuno stava soffrendo quasi quanto me. Si contorceva bruscamente, con scatti veloci. Dicono che quello che si prova siano 1000 coltelli incandescenti che ti trapassano il corpo. Cercava di raggiungere la sua bacchetta, che avevo calciato qualche metro più in là. Tentava di urlare, ma non emetteva nessun suono. 

Ho deciso che bastava così. L'ho lasciato a terra, in balia di se stesso, a lamentarsi a vuoto con mugugni insensati... e mentre una lacrima di sfinimento scendeva lenta sul suo viso, un malvagio sorriso nasceva sul mio.

Happy to Suffer - Diario di una MangiamorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora