Chiara...
Chiara era mia cugina, la mia migliore amica, il mio spirito guida.
Chiara era la ragazza di Domenico, colei che lo aveva salvato dalla droga, dai mostri che lo divoravano giorno e notte.
Chiara era la prima della classe sempre: alle elementari, alle medie, alle superiori. Se in paese veniva organizzato uno spettacolo, Chiara, era la protagonista. Ovunque ci fosse una festa lei lo sapeva ed era invitata.
Tutti amavano le sue guance rosee che le addolcivano i lineamenti, i suoi modi di fare gentili, il suo sorriso radioso che metteva di buon umore le persone.
La sua assenza aveva lasciato un vuoto incolmabile ed io mi sentivo schiacciare da un senso di colpa terrificante.Durante il primo anno i sorrisi in famiglia scarseggiarono; ci svegliavamo pensando a lei e tornavamo a letto facendo altrettanto. Gli incubi cominciarono a tormentare le mie notti a tal punto da avere gli occhi solcati da occhiaie scure e nonostante l'abbronzatura la mia pelle aveva un colore perennemente pallido. A scuola avevano compreso che qualcosa non andava, che non stavo superando il lutto a dovere. Ma loro non sapevano che c'era anche altro, qualcosa o meglio qualcuno, oltre alla sua perdita, mi stava divorando dentro e fuori.
Chiara era morta a settembre, ed io non riuscivo a pensare ad altro che fosse un brutto mese per morire. Settembre spazzava via l'estate, assieme al mare, le giornate di sole e il caldo. A settembre iniziava un nuovo anno: ritornavi fra i banchi di scuola, rivedevi le solite facce che avresti fatto a meno di conoscere e ricominciavano quelle giornate grigie tutte uguali, buie e fredde.
Ero quel tipo di persona che fra il bianco e il nero avrebbe scelto sempre e solo il bianco: candido, pulito e ordinato. Persino nel mio armadio c'erano pochi indumenti neri.
In ogni caso, settembre, per la nostra città, era sinonimo di luna park e un tripudio di bambini, genitori e adolescenti si disperdevano in quell'esplosione di luci. E mentre le ragazze indossavano per l'ultima volta top striminziti e gonne di jeans, i ragazzi mostravano i loro bicipiti abbronzati accingendosi a fare altre conquiste. Le canzoni che avevano riempito le spiagge italiane, risuonavano ancora una volta, e l'estate, esalava così, il suo ultimo respiro.
All'epoca avevo quattordici anni ed il carattere di una temeraria; le attrazioni pericolose erano le mie preferite. Una in particolare era la più gettonata di tutte: l'Extreme. Una specie di braccio che roteava come le lancette di un orologio e, alla base, lungo i lati di un pentagono, c'erano i sedili. Non mi era consentito l'accesso, almeno che non fossi accompagnata da un maggiorenne. Avevo importunato tutta la sera Chiara e Domenico affinché venissero con me, alla fine acconsentirono. Ma il destino aveva deciso che Chiara non avrebbe terminato quel giro. Il giorno in cui lei era morta era seduta al mio fianco, come ogni volta, sostenitrice di tutti i miei capricci.
Non ricordo niente. Non so se ho urlato, se lei ha urlato, se ho tentato invano di afferrarla. L'ho solo vista scivolare via. Allontanarsi da me, da noi, dalla vita.
Quarantaquattro metri di caduta libera.
Tre secondi di vuoto.
Un incubo.
"Dovresti essere felice di andartene" sospirò Lorenzo allungando le gambe sulla sabbia. Dopo il Millenium, verso le tre del mattino, avevamo preso l'autostrada dirigendoci verso il mare. Non c'era nessuno in spiaggia oltre a noi ed un leggero venticello che increspava delicatamente l'acqua accompagnava il chiasso delle nostre voci. Rebecca e Luca erano in acqua già da un po' mentre Domenico era collassato sul telo che avevo portato. Sembrava tutto così malinconico sotto al chiarore lunare.
"Insomma guardaci" alzò una mano "Siamo lo scarto della società." Aveva gli occhi lucidi. "Luca per colpa della sua dislessia non riuscirà neanche a prendersi la patente e sicuramente boccerà pure questa volta all'esame teorico, Rebecca non so che scusa userà quando i suoi genitori le romperanno qualche altra parte del corpo, poi ci sono i miei di genitori che invece non ne hanno proprio voluto sapere di me e mio zio mi tiene con sé solo perché porto a casa dei soldi che spende giocando a carte."
Una scia di brividi scese lungo la mia schiena quando nominò suo zio, purtroppo avevo avuto la sfortuna di conoscerlo sin troppo bene. Istintivamente poggiai una mano sul suo braccio robusto, volevo scacciare il suo dolore assieme al mio."E Domenico è messo peggio di tutti. Ha perso tutto." Quelle parole furono come una pugnalata.
"Ma almeno ha voi, lo avete aiutato tanto." Un sorriso tirato prese forma sulle sue labbra sottili."Vattene da qui, tu che ne hai la possibilità, vattene, ma dammi retta non tornare. Potresti vincere una borsa di studio nel ballo o nel canto, hai una bellissima voce. In America hanno le scuole fighissime avresti molte più possibilità." Una lacrima solitaria accarezzò la sua guancia tanto lentamente quanto era stata l'agonia di quelle parole.
Chiusi gli occhi e lo baciai delicatamente. Lo baciai perché era l'unico modo per soffocare il suo dolore. Lo baciai perché ne avevo bisogno anche io. Lo baciai perché era la forma di affetto più bella che conoscessi. Era il migliore amico che avessi mai avuto, la mia ancora, uno dei pochi che mi faceva ridere a crepapelle.
Poi mi alzai scuotendo via la sabbia e tolsi l'abitino giallo, il mio preferito, con la scollatura a cuore, la vita stretta e la gonna con le pieghe. "Andiamo a farci un bagno" dissi porgendoli una mano. Inchiodò i suoi occhi nei miei e sorrise, stavolta era sincero. Fece leva su di me quasi buttandomi a terra."Sei matto? Peserai settanta chili." Una volta in piedi mi abbracciò per qualche secondo. "L'ultimo che arriva paga da bere" si staccò velocemente per lanciarsi in una corsa sfrenata. "Brutto stronzo questa me la paghi"
Non so quanto tempo trascorremmo in acqua ma le prime luci del l'alba si mostrarono tutte per noi e ci regalarono uno di quegli spettacoli di cui solo la natura è capace. Anche Domenico si ricongiunse a noi dopo essersi ripreso dalla sbronza.
Quello era uno dei momenti di cui avrei sicuramente sentito la mancanza. La nostra amicizia, i discorsi senza senso, le serate che non volgevano mai al termine e la pace che ritrovavo ogni volta che passavo del tempo con loro.
"Ci mancherete" Domenico ruppe il silenzio, dando sfogo ad un pensiero comune. "Vieni qui ragazzo smielato" Luca gli saltò addosso affogandolo. Ed iniziamo quella mattina con una battaglia d'acqua.
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Finalmente ce l'ho fatta! Ecco il terzo capitolo❤ Tanta tanta malinconia sì lo so, penso sia un po' l'umore di tutti in questo periodo, sono sicura che torneremo a ballare con gli amici e ad abbracciare i nostri nonni. Ora, parlando di altro dato che di questi discorsi ne abbiamo un po' le scatoline piene. Vi svelo il primo volto ovvero il nostro caro Domenico.
Rullo di tamburiii
Rudy Pankow:
Meglio conosciuto come JJ in Outer Banks (per chi non ha ancora visto questa serie, beh cosa aspettate!?)
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Rose all day
RomanceEleonora Rose Sanna diciassette anni e una fedina penale pulita, almeno finchè qualcuno non noterà che la ragazza sulla foto della patente non è lei, ma sua mamma. Un imminente trasloco, però, la riporterà dove è nata: in America. Contro la sua vol...