Parte 1

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Li renderà fieri. Li renderà tutti fieri. Sarà finalmente il figlio che i suoi hanno sempre desiderato.
Il giorno della mietitura arrivò e la sua decisione era già stata presa. Nel distretto 1, uno dei più ricchi distretti della nazione di Panem -il cui obbiettivo era quello di creare e rifornire beni di alto lusso per Capitol City- tutti i ragazzi e le ragazze, così come negli altri undici distretti, si stavano riunendo nella piazza principale, di fronte al grosso palco montato per l'occasione. Maschi a destra, femmine a sinistra.

Dopo il controllo e la registrazione vi era un momento dove le voci della piazza diventavano un tutt'uno in un caos generale che, per un momento, deconcentrò il riccio dal suo stato di quiete prima del grande momento. A bloccare tutto ciò fu un fastidioso fischio provocato da un microfono solitario, posizionato al centro del palco, dove una figura maschile esile e dal look stravagante si era appena posizionata, battendo più volte le dita sottili sullo strumento, cercando così di attirare l'attenzione generale.
Tentò anche con qualche colpo di tosse, e , alla fine, riuscì ad ottenere il silenzio della folla. Sorrise soddisfatto, facendo brillare il rossetto oro che indossa per l'occasione speciale, poi si aggiustò l'acconciatura riccia del medesimo colore delle labbra e inclinò la testa verso il microfono.

« Benvenuti miei cari! » 

Esclamò con grande enfasi Liam Payne, l'accompagnatore ufficiale dei tributi del distretto 1. Ogni anno era sempre la stessa storia: saliva sul palco sfoggiando i suoi nuovi look, si esaltava per ogni cosa, mostrava il video della storia di Panem e del periodo buio ed infine invitava i volontari a salire sul palco, sparendo poi con lui dietro l'enorme portone bianco del municipio.
Sì,volontari. Nei distretti dei favoriti non c'era tempo per le estrazioni perchè ogni ragazzino presente era eccitato all'idea di combattere nell'arena per l'onore della propria famiglia e del proprio distretto.

Questo sarebbe stato il suo anno. Il riccio aveva compiuto diciassette anni proprio pochi giorni prima dell'ottantesima edizione degli Hunger Games. I 'giochi della fame' che ogni anno portavano alla morte ventitré ragazzi e ragazze, ma questo a lui non importava perchè sapeva di essere quell'un per cento che sarebbe tornato a casa. Sapeva di essere il vincitore che avrebbe ottenuto fama e gloria eterna per se, la sua famiglia e il suo distretto.

Payne continuava con la sua lunga tiritera sull'importanza di Capitol City e sulle bellezze di Panem, fino a che una frase risvegliò l'attenzione del ragazzo che, fino ad ora, si era perso nei propri pensieri.

« Perfetto! Vediamo chi saranno i due tributi per l'ottantesima edizione degli Hunger Games. Ovviamente, prima le ragazze. » 

A Liam non servì neanche avvicinarsi alla boccia di vetro piena di nomi che, ogni anno, veniva messa lì inutilmente. Sembrava quasi ornamentale, più che con un vero e proprio scopo, questo perchè, come al solito, già una giovane ragazza si era fatta avanti, prima ancora che l'uomo potesse tuffare le proprie dita smaltate nella boccia.

« Mi offro volontaria come tributo! »

Pronunciò con sicurezza mentre faceva un passo di lato per uscire dalla fila che gli copriva la visuale del palco. La ragazza aveva un bel fisico e dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta. Lo sguardo era fiero così come la sua postura. Un sorriso soddisfatto si tinse sulle sue labbra rosee e carnose mentre il riccio la osservò salire sul palco senza mostrare nessun tipo di emozione se non una totale sicurezza di se stessa. La conosceva, si sono allenati insieme un paio di volte e frequentavano lo stesso liceo, solo che lei aveva 18 anni, un bel visino ed era furba. Molto furba. Sapeva di certo come giocare le sue carte in battaglia.

« Ottimo! Ecco, mettiti qui, cara. Qual è il tuo nome? »

Il ragazzo dai capelli oro fece qualche passo di lato, lasciando spazio alla biondina dagli occhi azzurri che prese posto sul palco, per poi avvicinarsi al microfono.

« Natalie Horan, 18 anni. »

Quel nome arrivò chiaro alle orecchie di tutti, così come nessuno riuscì a togliersi di testa il barlume che i suoi occhi sprigionavano mentre le sue labbra si muovevano per prendere parola. Era una ragazza piuttosto conosciuta nel loro distretto e molti si aspettavano la sua “candidatura”, quest'anno.

« Bene, bene, Natalie! Proseguiamo con i ragazzi e... »

 La frase morì nell'aria mentra dalla folla si fece avanti il riccio dagli occhi verdi che, sotto lo sguardo di disappunto di Liam per essere stato interrotto, iniziò a camminare verso il palco. Non ha neanche bisogno di parlare, tutti sapevano esattamente quali erano le sue intenzioni, così fece come gli venne detto dalla guardia e salì i gradini. A ogni passo il suo cuore sembrava rallentare un po', sentendo che le sue gambe avrebbero potuto cedere da un momento all'altro, ma combatté questa sensazione indossando una delle sue maschere migliori: indifferenza. Tutto ciò lo rese, agli occhi di tutti, un vero combattente, anche se al giovane importava solo di vedere lo sguardo fiero di suo padre che, da lontano, lo osservava a braccia incrociate al petto e una postura rigida.

« E tu, mio caro, come ti chiami? » Domandò Liam con curiosità mentre faceva scorrere lo sguardo lungo il corpo atletico ed attraente del ragazzo, avvolto in una semplice camicia bianca e dei pantaloni scuri.

Il giovane lanciò una fugace occhiata alla bionda al suo fianco che sembrò ricambiare lo sguardo, poi si avvicinò al microfono seguendo la procedura.

« Harry Styles, 17 anni. » 'e sono venuto per vincere' avrebbe voluto aggiungere volentieri.

« Ok! Harry, Natalie siete ufficialmente i tributi degli ottantesimi Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! »

Cinguettò eccitato, battendo le mani e sorridendo al pubblico che acclamava i suoi due guerrieri.

Sentì gli applausi farsi sempre più lievi mentre i due ragazzi sparivano dietro il grande portone bianco del municipio e Harry, in quel preciso momento, capì di aver finalmente fatto qualcosa di buono nella sua vita spesa ad imparare ad uccidere, combattere e sopravvivere.

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