5. Piccoli passi

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Mi avviai per seguire quel ragazzo misterioso. Lo vidi lì, seduto sulla fontana, continuava a bofonchiare ed io a non capire nulla. Mi avvicinai al suo viso e dopo mi sedetti accanto a lui: «Qualcosa non va?», era terrorizzato, ma allo stesso tempo eccitato, si notava benissimo dai suoi occhi color acciaio. «Chi sei? Cioè… so bene chi sei: la figliastra di Paolo, ma… », tremava. «Allora hai sbagliato domanda, volevi dire: come mai riesci a vedermi mentre nessuno potrebbe?» sorrisi, «ho un piccolo “dono”». Simulai delle virgolette con le dita. «Cioè puoi vedere le anime in terra?», chiese lui su di giri. «Non le definirei “anime in terra” ma….si!» Sorrise, «come ci definiresti?» «Fantasmi!» dissi decisa. A un tratto vidi che cercava di toccare il mio braccio col palmo della mano, ma non ci riuscì: non sentimmo nulla, entrambi. «Beh, come hai potuto costatare, non vi posso toccare, quindi è meglio non provarci, perché mi fa sentire strana» sforzai un piccolo sorriso. Era la verità. Ogni volta che uno di loro provava a toccarmi, anche la stessa Patty, venivano a galla brividi e disagi fisici come fischiettii fastidiosi alle orecchie o freddo alla schiena. «Mi presento, sono Pietro» il fantasma alzò una mano in altezza del suo viso e scosse le dita. «Sono Haley», sorrisi. Ci fu un attimo di silenzio, non riuscii a sbloccarmi da quei capelli biondo canarino e quegli occhi profondamente azzurri, erano chiari, dannatamente chiari… come se un' aquila si fosse persa in un'immensa foresta di ghiaccio. Aveva delle dita molto affusolate e un naso terribilmente delineato, quasi perfetto. Spostai una ciocca di capelli e presi un sospiro: «Sembri proprio un umano, non riuscivo a capire che fossi un… un…. fantasma», era un peccato, un peccato davvero. «Spero di essere un bel fantasma», sorrise, i denti erano perfetti, bianchi, un sorriso spaventosamente bianco, quasi accecante. Feci una piccola risata isterica e poi mi limitai a guardare per terra, mi sentivo una bambina. «Ahm… ora dovrei entrare, mi staranno cercando per uscire, suppongo che ci si veda in giro» sentii la bocca contorcersi di mezzo lato. «Lo spero vivamente, Haley», disse lui. Quando tornai in casa, non riuscivo nemmeno a parlare a causa dell’accaduto, mia madre si era appena svegliata ed era quasi scioccata. «Con chi parlavi?» mi chiese con voce spezzata. No! Pensai. Mi aveva vista parlare con Pietro, e ora che le dico? «Che cosa hai visto esattamente?» chiesi curiosa. Il cuore mi batteva all’impazzata, ma ero tranquilla, sapevo bene che mia madre poteva essere a conoscenza di una minima parte del mio segreto, probabilmente era sicuro che mi avesse sentito parlare con Patty qualche volta. «Tesoro, eri seduta vicino la fontana e chiacchieravi da sola» mi disse in tono deciso, quasi preoccupato. Adesso mi guardava come se fossi una pazza. «No mamma, guarda ecco… » non ero pronta per dirle la verità, «sai, a pranzo volevo fare un discorso a Paolo, è stato cosi premuroso con noi, così lo stavo provando» sorrisi speranzosa. Mia madre cambiò espressione, avevo l’impressione che da un momento all’altro potesse anche scoppiare a piangere. «Oh tesoro mio!» mi abbracciò cosi forte che mi morsi l’interno della guancia con i denti. «Dai, mamma. Smettila!» mi allontanai, le feci una piccola carezza e mi spostai. Solo dopo mi accorsi che Pietro, il fantasma che avevo appena conosciuto, mi guardava e rideva, poi si allontanò con un sorriso beffardo. Durante tutto il pranzo, anche mentre facevo il discorso a Paolo, non riuscivo a togliermi dalla testa quel Pietro, come il sole. Chissà cosa gli sarà successo. Arrivò Emy, la mia sorellastra. Finalmente la giornata, forse si aggiustava. Emy aveva dei lunghissimi capelli color oro, e gli occhi blu come degli zaffiri. Delle lentiggini le coprivano gli zigomi e la chiarissima carnagione le faceva notare ancora di più, aveva un corpo minuto, ancora doveva formarsi del tutto, ma era molto alta, circa 1,70 cm, non come me. Feci una smorfia pensando che io ero schifosamente bassa, non riuscivo nemmeno a superare quel metro e sessanta che mi ritrovavo. Emy mi sorrise e mi abbracciò. «Buongiorno, sorellina!», la dolce ragazzina di quindici anni poi si avviò fuori nel giardino e cominciò a raccogliere le foglie con uno scopettone. «Wow, oltre ad essere terribilmente dolce e cordiale aiuta anche nelle pulizie, è la figlia perfetta, Paolo!» la giornata si prospettava tranquilla, ma di transizione. Domani sarà il mio primo giorno di scuola in Italia. Pensai, e un brivido mi percorse lungo tutta la schiena. Non ci avevo mai pensato, prima ero la regina della scuola, ero la ragazza più popolare insieme a Claire, James e… Jake. Jake. Avevo tanta voglia di rivederlo, una volta Patty mi aveva insegnato come evocare gli spiriti, ma non l’avevo mai provato. Poteva essere terribilmente pericoloso, poiché il mio potere non era stato mai controllato. Presi il telefono di casa e composi il numero di Claire. Attesi circa quattro squilli, non rispondeva nessuno. Feci per riattaccare… «Pronto?» era Claire. La sua stupenda voce, la voce della mia migliore amica, Claire. «Tesoro, sono io. Sono arrivata, ti avevo promesso di telefonarti non appena si sarebbero calmate le acque, qui sembra tutto tranquillo» dissi con euforia. «Ah… ciao Hales, bene. Mi fa piacere che ti trovi a meraviglia in Italia, qui tutto regolare, domani andiamo a trovare Jake. A proposito, in che parte dell'Italia stai?» la sua voce era spenta. Era passato poco tempo e avevo troppo a cui pensare, il trasloco, il viaggio, la nuova famiglia, nuova residenza. Mi sentivo una persona egoista. «Oddio, Claire... sto in Sicilia adesso.» non sapevo dire altro. «Sì, beh, scusa, ma non mi va di parlare. Quindi… ti richiamo io al più presto» disse lei. «Certo, ok, ti voglio bene» poi staccò la chiamata. Era terribilmente strano, Claire non si comportava così con me di solito. Quando faceva cosi era perché era delusa da qualcosa, qualcuno. La mia partenza l'aveva sconvolta. Il pomeriggio trascorse lentamente, forse era la pioggia che lo rendeva cosi interminabile. «Haley!» mi sentii chiamare, era Emy. «Arrivo!» dissi sistemando le ultime cose nel mio nuovo gigante guardaroba. Emy era tornata in camera mia con la mappa del nuovo liceo scientifico, dove mi aveva iscritto Paolo e me la mostrò. «Domani conoscerai il vero lato oscuro. Buonanotte, sorellina» la ragazzina mi sorrise calorosamente e si chiuse la porta alle spalle.

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