Capitolo Due

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La sera a cena i miei non fecero altro che assillarmi di domande. Volevano sapere se la mattinata scolastica era andata bene, sorrisi un tantino amara annuendo. Se solo avessero saputo che avevo saltato la scuola per godermi la pioggia mi avrebbero sicuramente rinchiuso in casa.

"Jennifer, la signora Jamis mi ha detto se potevo lasciarti andare al party che sua figlia darà domani sera, ha invitato tutti i vostri compagni di scuola e naturalmente anche tu sei la benvenuta. Io ho ovviamente detto che andrai" alzai lo sguardo dal piatto e puntai i miei occhi che erano sicuramente diventati vitrei, in quelli di mia madre che mi guardavano severa. La signora Jamis è la madre di: Leticia Jamis ovvero colei che più di tutti odio. Ha la mia età e frequenta alcuni miei stessi corsi. È la classica ragazza che tutte vorrebbero come amica e che tutti vorrebbero portarsi a letto. È talmente bella da far girare la testa anche ai professori e ogni ragazza della scuola la invidia. Non solo perché ha un fisico da modella, ma anche perché i suoi lunghi capelli castani profumano sempre di pesca e perché i suoi meravigliosi occhi grigi sono sempre truccati alla perfezione. Ovviamente però ha un carattere talmente di merda che ogni prospettiva di voler essere sua amica cede ogni quando apre la bocca. Naturalmente io che sono una povera vittima della vita, finisco sempre per essere la protagonista indiscussa delle sue battutine squallide e delle sue prese in giro.

E adesso non oso neanche immaginare cosa abbia in mente, sicuramente qualcosa di molto crudele a tal punto che, per mettermi in ridicolo davanti a tutti, mi ha anche invitato al suo party.

"Devo andare per forza?" chiesi con un filo di voce a mia madre, consapevole già della sua risposta.

"Chiedi pure? I Jamis sono una delle più importanti famiglie della città e tu oseresti rifiutare un loro invito?" dimenticavo: è ricca fino a fare schifo. Quindi non solo bella ma anche ricca.

"No mamma" la mia voce è strozzata, piangerei se solo potessi, se solo poi mia madre non mi insulterebbe ancora di più. Dice che le lacrime sono per i deboli e non vuole che sua figlia venga considerata debole dalla gente.

"Va bene mamma, ci andrò. Ora posso alzarmi da tavola? Non ho più fame" annuì severa e io le feci un debole sorriso che naturalmente morì subito. Mi chiusi in camera mia e mi lasciai cadere sul letto sconsolata, la vita era ingiusta con me. Era ingiusta perché io non volevo essere cosi, volevo essere come qualsiasi ragazza della mia età. Presa dai ragazzi, dai vestiti, dal trucco o dai capelli. Volevo che la mia passione fosse quella per le scarpe invece di essere quella di leggere.

Volevo essere normale.

Desideravo cosi tanto essere un clone di tutte le adolescenti che mi circondavano che ci stavo pure male.

La vita era ingiusta, mi aveva donato delle qualità che io non sapevo accettare.

Io volevo essere bella, volevo che i ragazzi mi guardassero non volevo che mi prendessero in giro dandomi della secchiona. Che me ne facevo dell'inteliggenza se ero brutta da far schifo?

La mattina seguente mi svegliai stanca, era sabato e quindi non c'era scuola, ma la sera mi aspettava il party e io stavo già male. Non avevo chiuso occhio tutta la notte ecco perché adesso mi ritrovavo con due occhiaie incredibili. Mi avrebbero denunciato al WWF di sicuro.

Andai in cucina con una voragine nello stomaco. Avevo fame, una fame da lupi, ma non avrei mangiato. I miei genitori erano a lavoro e mia sorella era sicuramente uscita con quei deficienti dei suoi amici.

Mia sorella si chiama Elizabeth ed ha diciannove anni, è una tipa strana, un pò particolare. È piena di piercing e fuma solo Dio sa quanto. I miei genitori con lei ci hanno perso le speranze da tempo. Ed è per questo che puntano tutto su di me, perché vogliono che almeno una delle loro due figlie si salvi. Esigono che studi e che mi iscriva all'Università, vogliono che io diventi qualcuno. E io non mi oppongo a questa cosa, in fondo studiare non mi dispiace e andare all'Università...beh ci andrò se proprio devo.

Un grambo allo stomaco mi costrinse a piegarmi su me stessa. La sera prima a cena non avevo toccato quasi cibo a causa della sconvolgente notizia della festa a casa Jamis, a pranzo non avevo osato toccare cibo e la colazione non sapevo neanche cosa fosse. Ero praticamente digiuna da ventiquattro ore e mangiare non era tra le mie priorità. Tornai in camera mia e aprì il mio armadio. Fecero capolino solo capi d'abbigliamento neri. Il nero è il mio colore preferito in assoluto, mi trasmette serenità e io ne ho proprio di bisogno. Presi la prima cosa che mi capitò a tiro e notai che erano dei pantaloni non molto sportivi che potevo benissimo indossare quella sera. Scelsi anche una maglietta bianca e abbinai al tutto le mie adorate vans nere.

Sapevo che sarebbe stata la peggior serata della mia vita e non volevo apparire troppo sistemata per l'occasione.

In fondo chi si prepara per andare a fare una figura di merda?

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Ciao ragazze eccovi il secondo capitolo.... Preparatevi nel prossimo ne vedremo delle belle. Se a qualcuno piace questa schifezza vi prego di farmelo sapere. Cosi almeno sarò più motivata nel continuare.

Al prossimo capitolo.

sogno_dream

Gli occhi come il pratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora