🔮L'Indovina- 1ª Sfida🔮: La Chiave Delle Anime

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Il primo racconto è stato scritto a partire da una sfida pubblicata dal profilo Wattpad Fantasy Italia "La Taverna" in cui, a partire da un abbozzo di trama, è stilata una lista di numeri appartenenti a diverse categorie: protagonista, compagno, luogo ecc. Poi vengono assegnati 3 numeri casuali e a partire da questi e dall'abbozzo di trama occorre scrivere un racconto. Grazie a Fantasy_IT per l'iniziativa. Buona lettura!

Richiesta: Il tuo protagonista, insieme al suo fedele compagno, trova la tomba di un antico eroe e scopre un oggetto molto prezioso. Cosa succede? (massimo 1000 parole) Assegnati: orfana/o; aquila; chiave delle anime.

Johan covava un grande desiderio di rendere gli altri orgogliosi di lui. Orfano di entrambi i genitori, di loro conosceva soltanto la morte: madre bruciata su un rogo perché accusata di stregoneria e padre impiccato quando lui aveva soltanto due anni. Johan stesso sarebbe stato ucciso perché considerato prole del demonio, se Jacob non avesse scelto di prenderlo con sé. Certo, il vecchio amico di famiglia aveva sicuramente da guadagnarci: l'unica cosa che i genitori avevano lasciato al figlio era una nave di notevoli dimensioni dotata di ben trenta cannoni. Jacob era un pirata e la nuova nave gli aveva fatto comodo, ma aveva finito ben presto per affezionarsi al ragazzo e passò il suo tempo a cercare di farlo diventare un suo degno successore. L'affetto era ricambiato dal giovane che, non conoscendo altra famiglia all'infuori di quell'uomo scorbutico ma intelligente, faceva di tutto per renderlo fiero. Come successe quattordici anni dopo in una mattina nebbiosa in cui ha inizio la nostra storia.
Johan corse sul ponte eccitato e osservò la nuova terra stagliarsi all'orizzonte. Mandò in avanscoperta Màtia, il più bel regalo che Jacob gli avesse mai fatto: un imponente e fedele aquila, che era i suoi occhi ovunque andassero. Quando il maestoso volatile tornò stringeva tra gli artigli una monetina d'oro, mandando su di giri tutto l'equipaggio, che si diede da fare per approdare il prima possibile su quell'isola che prometteva un tesoro. La loro fatica fu premiata quando Màtia li condusse sul luogo del ritrovamento e scavando portarono alla luce sacche ricolme di monete. Johan rimase a guardarli distante, senza riuscire a condividere il loro entusiasmo. Nonostante fosse stato lui a mandare Màtia sull'isola e quindi a scoprire indirettamente il tesoro, sentiva che trovare quelle monete era stato troppo facile. Chi le aveva seppellite, senza curarsi di non lasciarne tracce nei dintorni, non sapeva nulla del valore di un tesoro. Lo aveva privato della possibilità di dimostrare veramente quanto valesse. Così si allontanò e si inoltrò nell'isola, accompagnato soltanto dal suo fedele amico. C'era qualcosa che non quadrava in quella vicenda.
Màtia volava davanti a lui, alla ricerca di qualcos'altro di interessante che alla fine trovò. Johan lo seguì sbucando sul bordo di un immenso cratere privo di vegetazione, con nel mezzo quella che sembrava essere una tomba. Fischiando dalla felicità, Johan corse lungo la discesa mentre Màtia compiva ampi cerchi in volo, condividendo la stessa impazienza. Si trattava proprio di una tomba, perfettamente conservata,con una scritta: qui giace il nostro Eroe, e con lui l'oscurità.
Non sembrava rassicurante ma Johan, troppo curioso per desistere, si sporse per aprire la tomba. Il coperchio scivolò di lato senza alcuno sforzo e di nuovo un campanello di allarme sembrò risuonargli nella testa, ma lo zittì. Quello era il suo momento, quella era la sua scoperta. Si sporse in avanti e guardò all'interno. Chiunque fosse stato quell'eroe, ora di lui restava poco: un mucchio di ossa con pochi capelli sul cranio. Ma Johan era un pirata e in quanto tale ignorò presto quel corpo decomposto. Ispezionò la tomba alla ricerca di luccichii che potessero indicare la presenza di monete. Non ne trovò, ma vide qualcosa che aveva un aspetto altrettanto prezioso: colui che ormai non apparteneva più a quel mondo teneva tra le mani una chiave di dimensioni notevoli, forgiata in oro e decorata di pietre preziose. Un oggetto che, ne era sicuro, doveva valere una fortuna. Il suo nome era inciso sulla base: chiave delle anime. A Johan brillarono gli occhi e prima ancora di rendersene conto la stava estraendo dalla presa ferrea dell'eroe.

Quando Jacob vide la chiave, ebbe la reazione che Johan aveva sperato: la osservò con attenzione, proruppe in una fragorosa risata e si complimentò dicendo che ormai era diventato una vera e propria gazza ladra umana. Jacob decise di tenere la chiave custodita nella sua cabina, condannandosi. Infatti quella notte, quando Johan si recò da lui, Jacob aveva lo stesso aspetto e la stessa voce, ma qualcosa dentro di lui era diverso. Qualcosa era uscito dalla chiave ed aveva scacciato la sua anima, prendendone il posto.
-Io sono l'oscurità, il dominatore delle Tenebre, un essere immortale millenario. Non posso essere ucciso, ma un uomo conosciuto con il nome di Frederick l'Impavido è riuscito a imprigionarmi all'interno di una chiave forgiata con il sacrificio di 50 uomini e si è fatto seppellire vivo in una tomba, affinché potesse tenermi prigioniero per l'eternità con sé- narrò - ma i miei discepoli, che non potevano in alcun modo toccare la chiave senza essere anch'essi catturati al suo interno, hanno individuato l'isola dove ero stato seppellito e hanno scavato per riportare alla luce la mia tomba. Poi hanno piazzato trappole ovunque per attirare ignari avventurieri così che, inconsciamente, mi liberassero. E tu, Johan l'Orfano, l'hai fatto.-
Johan ebbe appena tempo di pensare. Se davvero non poteva essere ucciso, c'erano solo due possibilità: distruggere il corpo mortale che ne custodiva l'anima (il che per Johan era fuori discussione) oppure permettere che Màtia prendesse la chiave per rimetterla al suo posto nella tomba,ma il Demone la teneva stretta nella mano. Il ragazzo agì d'istinto: estrasse la spada e con una precisione che doveva agli insegnamenti di Jacob colpì quella mano, quasi tranciandola di netto. Il demone lasciò la presa con un urlo disumano e l'aquila, come leggendo nel pensiero del suo amato padrone, la afferrò al volo e si slanciò fuori, diretta alla tomba. Il demone afferrò Johan con la mano buona e si preparò a squarciargli la gola con denti affilati. Ma quando il ragazzo era ormai convinto che sarebbe morto, Màtia lo salvò gettando la chiave in quella specie di prigione mistica per il demone,che abbandonò così quel corpo umano e lo restituì al legittimo proprietario. Jacob ebbe salva la vita, pur perdendo del tutto l'uso della mano. Per questo nominò capitano per il suo coraggio e sangue freddo Johan, che per prima cosa ordinò di nascondere nuovamente la tomba, affinché non potesse essere trovata un'altra volta.

~Angolo Autrice~
Devo ammettere che non è stato facile, per il limite che è stato imposto delle 1000 parole. Non sono una persona sintetica e quando inizio a scrivere non ho il senso della misura xD quindi ho dovuto cancellare e riscrivere e cancellare e sono riuscita ad ottenere 1000 parole esatte xD però è stato davvero divertente e non vedo l'ora di affrontare la prossima "sfida"!
Ps. Se il racconto vi è piaciuto, lasciate una stellina ❤️

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