🔸Insanity🔸Kidofudo [otp]

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Jude era un ragazzo come tanti altri. Andava a scuola, frequentava il club di calcio, aveva molti amici. Nonostante non vivesse con sua sorella, poteva vederla ogni volta che voleva, e suo padre, seppur non fosse quello biologico, non gli faceva mancare nulla.

Si poteva dire che avesse una vita pressoché perfetta, quella che chiunque vorrebbe avere.

Eppure lui sentiva come un vuoto all'altezza del petto, che nessuno, nemmeno i suoi amici e sua sorella potevano colmare.

Jude ormai si era rassegnato a convivere con questa sensazione che ormai si portava avanti da tutta la vita, e aveva perso le speranze.

Ma un giorno, un giorno all'apparenza normale, incontrò la persona che cambiò radicalmente la sua vita, da un giorno all'altro, senza che quasi se ne rendesse conto.

Era un ragazzo alto, sicuro di sè, freddo e sprezzante verso il prossimo. Sembrava voler stare sempre da solo, mai nessuno osava avvicinarsi a lui, ma questo non sembrava curarsene, sembrava quasi che gli piacesse incutere timore negli altri ragazzi.

Questa caratteristica era sicuramente molto inquietante, e mise subito in guardia gli amici di Jude su che tipo di persona fosse.

Jude però non voleva fermarsi solo a ciò che il ragazzo mostrava agli altri, avrebbe voluto scavare più a fondo, ispezionare per bene la sua anima, ricercare il buono nel suo cuore.

Fu difficile, all'inizio, avvicinarsi a lui. Il ragazzo, che aveva scoperto si chiamasse Caleb, lo allontavana in modo molto brusco ogni volta che ci provava.

Chiunque, vedendosi trattato in tale modo, avrebbe subito smesso di provare, ma non fu quello che fece Jude.

Lui provò e riprovò, e a nulla servirono le suppliche dei suoi amici di lasciar perdere, perchè quel ragazzo era un pericolo, perchè erano preoccupati per lui, per quello che Caleb avrebbe potuto fargli.

Alla fine, i suoi sforzi vennero ricompensati.

Lui e Caleb divennero dapprima conoscenti, poi amici. Jude aveva scoperto che Caleb era una persona molto di compagnia, che non era cattivo come voleva far sembrare.

Jude sentiva come il vuoto all'altezza del petto fosse stato riempito dai modi bruschi del castano, che nonostante ciò, aveva i suoi metodi per dimostrare quanto in realtà ci tenesse al rasta, suo unico vero amico.

Caleb era sempre stato solo. Era cresciuto in un quartiere malfamato, con una madre dal carattere debole e completamente sottomessa al marito, il quale non si faceva problemi ad usare la violenza ogni volta che lo ritenesse opportuno.

Caleb era cresciuto avendo come unico modello di famiglia quello dei suoi genitori. Lui non aveva idea di cosa si provasse a vivere in un luogo dominato dalla felicità e dal calore famigliare, di cosa si provasse a vivere nella gioia e non nella paura, ma lentamente era riuscito ad apprezzare questo lato della vita grazie al ragazzo che in quel momento si trovava seduto di fianco a lui, intento a leggere un libro, seduto a gambe incrociate su quella panchina di fronte al fiume, dove ormai passavano la maggior parte del loro tempo libero.

Jude chiuse il libro dopo aver finito di leggerne un capitolo, e lo poggiò delicatamente affianco a sè, prima di stiracchiarsi, e togliere quegli occhialini che la maggior parte del tempo coprivano i rubini incastonati nei suoi occhi.

Caleb lo fissava, seduto al suo fianco, con le gambe accavallate e sul viso un'espressione svogliata. Aveva saltato le lezioni quel giorno, e quando il rasta era venuto a scoprirlo gli aveva fatto la solita strigliata che lui non aveva ascoltato.

Rimase incantato ad osservare gli occhi del ragazzo seduto di fianco a sè. Non aveva mai visto degli occhi di quel colore in tutta la sua vita, e dubitava che ve ne fossero molte di persone con quel dono.

Senza nemmeno rendersene conto si avvicinò al suo viso e gli mise una mano sulla guancia, come spinto da una forza superiore, che non rispondeva per nulla alla sua volontà.

Jude rimase spiazzato da quella carezza. Caleb non era un tipo sdolcinato, e la massima dimostrazione d'affetto che era disposto a fare era un "ti voglio bene" pronunciato implicitamente tra vari insulti.

Per cui, dire che fosse esterefatto era un eufemismo.
Caleb non si mosse. Rimase fermo in quella posizione, senza osare muovere la mano sul volto dell'altro né tantomeno toglierla. Rimase semplicemente a fissarlo avvolto nei suoi pensieri, prima di rendersi conto di voler confessare a lui tutto quello che da tempo lo opprimeva.

Sentiva il disperato bisogno di confessare a quel dolce ragazzo dagli occhi cremisi tutto quello che aveva sempre caratterizzato la sua esistenza.

Gli raccontò di sua madre, che lo amava come nessun'altro al mondo, di suo padre, che non faceva altro che lamentarsi della sua vita, effettivamente molto misera e fatta di stenti, e scontare tutti i suoi sentimenti negativi sulla moglie.

Caleb non era mai stato toccato dal padre. Sua madre glielo aveva sempre impedito. Sua madre lo aveva sempre protetto dai soprusi del padre, e non aveva mai chiesto il suo aiuto, anzi, gli aveva sempre proibito categoricamente di affrontarlo.

Caleb si sfogò, lasciò andare tutte le sue inibizioni, tutti i muri che aveva erto intorno al suo cuore, e pianse, pianse come non aveva mai pianto in vita sua. Un pianto disperato, che solo a sentirlo a chiunque si sarebbe stretto il cuore.

E Jude non potè fare altro che consolarlo, stringendolo a sè con tutta la forza che aveva in corpo, e pianse insieme a lui, perchè mai in tutta la sua vita si era sentito così inutile.

Non aveva aiutato il suo amico più caro in quella situazione difficile che lui viveva già da molti anni, ma si ripromise che lo avrebbe fatto, che da quel momento avrebbe fatto in modo che il ragazzo al suo fianco vivesse solo momenti felici.

Purtroppo per lui, però, era arrivato troppo tardi.

Pochi giorni dopo, Jude tornò al loro solito posto, e si sedette sulla panchina, aspettando Caleb.

Non lo vedeva da quella volta. Aveva smesso di andare a scuola, e non rispondeva alle chiamate e ai messaggi.

Aspettò lì per circa tre ore, alternando il suo sguardo tra il fiume davanti a lui e il libro che teneva stretto in mano. Alla fine decise di andarsene.

Sconsolato prese a camminare verso la propria abitazione, e sempre con lo stesso stato d'animo si sedette a tavola con suo padre per la cena.

Iniziarono a vedere il notiziario come facevano ogni sera.

Jude mangiava la sua cena con la testa altrove. Pensava a tante cose, ma il pensiero più insistente era sapere dove si trovasse Caleb.
Possibile che fosse scomparso così, da un giorno all'altro? Eppure pensava che ci tenesse alla loro amicizia.

Il suo pensiero lo portò nuovamente a quella sera, a quel bacio disperato che Caleb gli aveva dato tra le lacrime, forse per cercare di fermare quel sentimento opprimente che lo attanagliava, o forse perché per lui Jude non era semplicemente un amico, ma era diventato la sua unica ragione di vita.

Il rasta si ritrovò ad arrossire a quel pensiero. Lui avrebbe voluto che l'ultima ipotesi si avverasse, e ci avrebbe sperato fino alla fine, perchè anche lui si era reso conto, poco tempo prima, di provare qualcosa per il castano che andava ben oltre la semplice amicizia.

Scosse la testa per mettere a tacere i pensieri, e rivolse la sua attenzione alle immagini che venivano proiettate dal tg regionale. Un servizio in particolare attirò la sua attenzione. Parlava di un doppio omicidio nella sua cittadina, due coniugi. Il primo sospettato era il figlio della coppia, un ragazzino appena sedicenne, capelli castani, vestiti logori, apparentemente fuggito dopo aver compiuto l'atto.

Jude rimase paralizzato a quella notizia, e rimase ancora più scosso quando i suoi sospetti furono confermati:

Caleb Stonewall, così si chiamava.

Oook

Non sono molto sicura di come sia venuto questo capitolo ahahah

Mi sembra come una raccolta di pensieri sconnessi che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro 💔

Spero, in ogni caso, di non avervi delusi ✨

Grazie mille per aver letto fin quí e buona serata a tutti 💞

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