5. 𝘓𝘰𝘶𝘪𝘴 𝘝𝘶𝘪𝘵𝘵𝘰𝘯

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Il trash per vostra gioia è tornato. Mi raccomando commentate e ditemi che ne pensate!

Jungkook era appena rientrato a casa dopo il suo tremendo turno di lavoro. Erano le tre del pomeriggio passate, un giorno come tanti, dove il sole di giugno si divertiva a bruciare la pelle dei passanti di Itaewon.
La drag si stese sul letto, le braccia spalancate come a formare un angelo di neve.
Non sembrava, ma fare lo spazzino era un lavoro che ti spaccava in due. Specialmente se avevi ballato tutta la sera prima su cui dannati trampoli alti un metro.
Era un supplizio. E l'uniforme era così triste. Per non dire orribile, di quell'aranacione così acceso e quel blu così smorto. Se Jungkook avesse potuto, avrebbe incollato tanti piccoli strass sulle strisce catarifrangenti, decorando il retro con una miniatura di Lola Bunny.
La schiena gli doleva, le caviglie pure. Ma era un lavoro come altri e a Jungkook andava bene. Come diceva sua madre ogni lavoro è onorevole finchè porti rispetto a te stesso e a chi ti circonda.

Con la testa fra le nuvole e possibili scenari di una Lola Bunny che gli chiedeva di sposarlo (perché sì, era sempre stato il suo personaggio preferito di Space Jam), si ricordó.
Il dannato postino, - dannatissimo! - era venuto a consegnargli il pacco esattamente cinque minuti prima che lui si defilasse per il turno di lavoro.
Jungkook si alzó di getto, puntando le ginocchia a terra e afferró la scatola che aveva posizionato a poca distanza dal bordo del letto.
Era emozionato, aveva aspettato davvero troppo per ritrovarsi quel ben di Dio fra le mani.

Scartó l'involucro, le dita che prudevano per la tensione. Sollevò il coperchio e finalmente, eccole.

Le sue bambine.

Quelle erano le Louis Vuitton della collezione primavera-estate (per giunta sold-out) a cui aveva fatto la voglia lettarlmente per mesi e mesi. Erano di un dolce e provocante color rosa pastello, il cinturino che avvolgeva perfettamente le caviglie magre di Jungkook.
La drag si fece scappare un urletto.

Jungkook era dipendente dalle scarpe. Il suo camerino all'Underworld era pieno zeppo di scarpe di ogni marca, misura e colore.
La drag si alzó in piedi, le gambe slanciate che con sicurezza avanzavano sul pavimento a ritmo di una canzone che aveva nella testa.

Don't hide yourself in regret
Just love yourself and you're set
I'm on the right track, baby
I was born this way

Il ragazzo improvvisó qualche passo di danza, mimando una di quelle estenuanti coreografie che provava fino allo sfinimento con Yoongi e Jimin. Il corpo che si muoveva sinuoso, i capelli sudati attaccati alla fronte.

Oh there ain't no other way
Baby I was born this way
Baby I was born this way
Oh there ain't no other way
Baby I was born this way
Right track baby I was born this way

Continuando a cantare, Jungkook si diresse in bagno, dove nascondeva gelosamente all'interno di una pochette, tutti i suoi trucchi.
Aveva una voglia matta di mettersi quelle ciglia finte che aveva comprato l'altro giorno con Jimin.
Stava per stendersi un filo di eyeliner quando udì il rumore delle chiavi che girava nella serratura.

Jungkook si fermó di colpo, l'eyleiner a mezz'aria, la bocca spalancata.

- Jungkook! Sono io! - Jooyoung.

Oh cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo.

Maledetto il giorno in cui aveva deciso di dare alla sua ragazza le chiavi di casa sua.

- Oh, ehm, sì! Arrivo Jooyoung, aspettami di sotto! - urló Jungkook in preda al panico, le mani che cercavano drasticamente di sistemare i trucchi e ricacciarli nel loro nascondiglio.
- Non ho capito niente, vengo di sopra! - urló la ragazza e la drag sentì distintamente la porta chiudersi e i passi della sua fidanzata farsi sempre più vicini.

𝘏𝘪𝘨𝘩 𝘏𝘦𝘦𝘭𝘴  || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora